giovedì 24 maggio 2012

Emergency Day 2012

• Clicca la locandina per ingrandirla.

Come ogni maggio, anche quest'anno è giunto il momento dell'EMERGENCY DAY, la festa al Parco degli Acquedotti organizzato dal Gruppo Appio Tuscolano, cioè il mio! E anche quest'anno, estendo l'invito a tutti i miei amici e conoscenti… ma anche a TUTTI i romani che non conosco!!! ;)

Ora faccio uno spudorato copia & incolla dell'anno scorso...
Domenica 27 maggio 2012 dalle ore 9:00 e per tutto il resto della giornata alzate le chiappe dal divano e - soprattutto se avete bimbi (che c'è un'animazione straordinaria) - venite al Parco degli Acquedotti all'altezza di San Policarpo. Che poi, per chi non ci avesse mai messo piede, beh… il Parco degli Acquedotti è BELLISSIMO, sapete?

Stands info & gadgets, pesche di beneficenza, musica dal vivo, mostre fotografiche, sport, biliardino a go go, passeggiate archeologiche con guide esperte, trattamenti shiatsu, magia e giocoleria, letture e fiabe per i più piccoli, tanta tanta animazione. Volendo - organizzandosi dal giorno prima - anche una bella occasione per fare un pic-nic nel verde del parco: cos'altro volete di più?
Quest'anno inoltre un CONCORSO FOTOGRAFICO aperto a tutti!!!
Per regolamento & informazioni sul concorso, cliccate QUI.

Qualche link utile:

il PROGRAMMA dettagliato della giornata

Emergency Appio Tuscolano su Facebook
Diventiamo amici?

il mini-sito del Gruppo Emergency Appio Tuscolano

Centro chirurgico e pediatrico a Goderich in Sierra Leone
Il ricavato dell'intera giornata andrà a sostegno di questo progetto.

martedì 22 maggio 2012

Sull'immortalità.

• La foto è "presa in prestito" dall'amico Max Clemente che l'ha twittata durante il Salone del Libro di Torino.

Partiamo dal presupposto che - secondo un concetto assoluto di immortalità (valido tanto nella narrativa epica quanto nei dogmi religiosi) - tu non puoi essere "più immortale" di un altro immortale perché comunque entrambi siete immortali e dunque vivrete per sempre.

Allora, secondo queste bellissime parole di Alberto Manguel, puoi avere quarantamila lettori di un tuo libro, oppure averne quattromila, o ancora quattrocento (che casomai determinano la tua popolarità, che è altra roba) ma ne basterà uno solo di loro per rendere immortale la tua opera.
E se sei immortale, sei immortale.
Punto.

domenica 20 maggio 2012

COMING SOON


venerdì 11 maggio 2012

LOCAL PUSH

Si è inaugurata mercoledi la personale "Prima del diluvio" dell'artista romano Roberto Falconieri - con interventi di Paolo Tognon - alla galleria Local Push di Roma.

Una doppia inaugurazione, in realtà.
Perché questa mostra è anche lo start-up della galleria stessa, uno spazio NUOVO ideato, voluto e realizzato da Corrado Trelanzi (che cura in prima persona l'esposizione e il catalogo delle opere di Falconieri) aprendo i battenti all'insegna dell'indipendenza, per sfuggire da qualsiasi omologazione o clientelismo che troppo spesso - soprattutto nelle grandi città - caratterizzando gestione e fruizione dell'arte contemporanea.

Local Push è un progetto per la propaganda e la diffusione di artisti romani o stranieri che scelgono di vivere e lavorare a Roma. Presso lo spazio di via Giulia 107 saranno quindi curate mostre personali di artisti resident.

- "A due anni di distanza dall'ultima personale romana, l'artista presenta sette lavori su tela di media e piccola dimensione e due plastici realizzati in collaborazione con Paolo Tognon. Il lavoro "Prima del diluvio" è figlio del precedente "Pianeta Rosso" del quale porta con se elementi formali e compositivi, ma in questa nuova serie Falconieri sperimenta per la prima volta una tecnica di mediazione del reale interessante e destinata ad essere esplorata ancora in futuro consistente nella realizzazione di plastici dei luoghi legati al suo vissuto ricostruiti a memoria e poi fotografati, riproducendo quindi su tela le immagini così ottenute"

Roberto Falconieri
"Prima del diluvio"
9 maggio > 30 giugno 2012
c/o Galleria LOCAL PUSH
Via Giulia, 107 - 00186 Roma
Orario di apertura: martedì - sabato 16:30/20:00
o su appuntamento.

martedì 8 maggio 2012

S.U.P.P.O.R.T | nonsoloamici

Uscito fresco fresco QUESTA NOTTE, da Cecilia a.k.a. Rei
 

che qualcosa a che fare con Simone a.k.a. il Profeta Matto ce l'aveva, quando ancora non si firmava Killuminati
 

che a sua volta qualcosa a che fare con Daniele a.k.a. Daniel Mendoza ce l'aveva, che nel frattempo continua a spingere il suo Boomerang
 

che anch'esso, a sua volta, qualcosa a che fare con Michele a.k.a. Lord Madness ce l'aveva, che nel frattempo continua anche lui a far uscire le sue cose, accelerando sul rap…
 

che tutti loro - ognuno a proprio modo, con il proprio stile, la propria personalità - avevano a che fare con Gli Inquilini, un progetto collettivo oramai terminato, ma che evidentemente è stato seminale, visto che continua a produrre frutti (ricordando anche la Stalingrado di Kento, bro).

Che a loro volta hanno avuto molto a che fare anche con Tommaso, condividendone una parte di percorso. Erano diversi anni fa, è vero. Ma nonostante tutto, le cose continuano ad uscire. E ad essere supportate. Anche se la novità è che nel frattempo Piotta è morto
 

lunedì 7 maggio 2012

Diario.02

Forza urbana e mediterranea.

Pochi mesi prima che BIZ chiudesse, quando cioè ancora NON SAPEVO che avrebbe chiuso (Antonio Natale ce lo avrebbe tristemente comunicato più in là) fui invitato ad una bellissima manifestazione dedicata alla cultura hip hop o comunque "di strada" (buskers compresi) in quel di Palermo, in quanto crocevia del Mediteranneo: si chiamava Made in Med, e - non a caso - per un'intera settimana ospitava mc's, writers, breakers e artisti vari dall'Italia, dalla Francia, dal Marocco, dalla Spagna, dalla Tunisia. etc. Qualcosa di veramente unico e straordinario, insomma.
Che purtroppo, però, non ebbe mai una seconda edizione.

Grazie all'artista Othello, che faceva parte integrante dell'organizzazione (patrocinata da Comune, Provincia, Regione, Università, ambasciate estere, etc.) fummo invitati io per BIZ e Silvia Volpato per "Aelle", la nostra storica rivista concorrente (che poi - diciamocelo! - gli "storici" erano solo loro). Io da Roma, lei da Milano: aereo A/R, navette, stesso albergo nel centro storico, colazioni pranzi e cene, presenza a tutte le performance di tutto il programma di tutti i giorni, da mattina a sera. Conoscere Silvia, la meravigliosa Silvia, significò per me ribaltare anche ogni idea che avevo fino a quel momento del giornale per cui lavorava, ma questa sarebbe un'altra storia ;)

La Urban Force era la crew "ufficiale" di breakers del Rome Zoo.
Una delle più potenti d'Italia (e di Europa) non solo a mio modesto giudizio.
La Urban Force - nelle persone di Andrea b.boy TIM e Simone b.boy SERIO - curava la sezione dedicata al breakin' all'interno di BIZ. Con tutta la simpatia che nutrivo nei loro confronti, e tutto il rispetto per il loro enorme talento (prerogativa dell'intero Rome Zoo, in ognuna delle quattro discipline) la comunicazione non era certo il loro forte! Parlo per esempio di scriversi una presentazione e spedire un fax. Cose così. Cose semplici. In poche parole, grazie all'accordo in corso su BIZ con la Broke Clothing, feci in modo di fargli ottenere una sponsorizzazione tecnica: tute, canotte, t-shirts, felpe, cappellini, polsini, accessori e via dicendo... 'na camionata de roba!!! Senza considerare l'accordo con Good Stuff (negozio/etichetta/distributore che ora non esiste più), che invece che pagarci la pagina pubblicitaria, la "scambiava" con un valore di un milione di lire di dischi per ogni numero. Poi i collaboratori più stretti - inclusi Andrea e Simone - ogni mese potevano scegliersi vinili e CD dal catalogo inviandomi una semplice lista. Bella storia.

Beh, pensate mi abbiano mai detto "Grazie"?
Ci arrivate da soli, anche se per me non è mai stato un problema.
Sapevo con chi avevo a che fare, ogni volta che si trattava dello Zoo di Roma. D'altro canto proprio questa mattina (parlando di tutt'altri argomenti) anche un vecchio saggio/smaliziato come Gianni Tarquini m'ha detto: "Lo sai bene anche tu, Ste', che la gratitudine non hai mai fatto parte di 'sto mondo!"

Per contro, non nascondo che dopo tutti i mesi in cui abbiamo collaborato, dopo tutti quei dischi rimediati, dopo lo sponsor che gli avevo trovato io, dopo intere serate passate insieme… cazzo, il gesto spontaneo di regalarmi almeno una loro t-shirt con il logo della Forza Urbana, di quelle che ci si stampa in proprio in serigrafia, avrebbero pure potuto farlo, no?
Ma tant'è. Mai detto niente nemmeno al riguardo.

Io, Silvia e il Rome Zoo - insolitamente presente a Palermo SENZA il Danno e Masito (c'erano dj Baro, Tim e Serio, Sparo, il Gufo, le Scimmie del Deserto e qualche altro) - pranzammo/cenammo insieme, nello stesso ristorante sul porto, per un'intera settimana, anche se una delle cose che mi sono rimaste più impresse di quella vacanza/lavoro in Sicilia furono certe chiacchierate con Next One, di cui ancora mi porto dentro alcune parole. Come tesori preziosi.

Ma la prima sera che arrivai a Palermo, tutti loro sarebbero ancora dovuti arrivare.
La passai quindi nel cuore di Palermo (mentre mi facevano assaggiare le loro specialità) proprio con Othello e i ragazzi della sua crew, la Right Combo Mastaz, che tra loro si chiamavano Gorilla. Mi regalarono una t-shirt nera - "di quelle che ci si stampa in proprio in serigrafia" - con scritto in giallo qualcosa tipo STO COI MIEI GORILLA! oltre ovviamente al logo.

La sera dopo, quando il Made in Med partiva con i suoi primi concerti (sempre aperti al pubblico, assolutamente gratuiti, nei punti più belli della città) la indossai non foss'altro che per ricambiare la cortesia che loro avevano avuto la notte precedente, nel portarmi a spasso e nel regalarmela.
Incrocio Tim e Serio nella tensostruttura montata alle spalle del palco in piazza Bologni, e non appena mi vedono - ridacchiandosela tra loro - mi dicono qualcosa che suona come: "Ma che cazzo te sei messo addosso, Ste? La maglietta di quello scrauso?" (ma tenete conto che, mediamente, per il Rome Zoo chiunque altro era "scrauso" all'infuori della loro compagine, per partito preso, e Othello non faceva eccezione).
Alchè io, sempre sorridendo, gli rispondo: "Beh, se me la metto è perché lui almeno una sua maglietta me l'ha regalata".
E loro due, romani sempre con la battuta pronta, sempre veloci nello sfottere e perculare, forse per la prima ed unica volta in cui io li abbia mai visti imbarazzati hanno smesso di ridere.
Senza rispondere nulla!

venerdì 4 maggio 2012

Diario.01

Chi ha incastrato Roger Rabbit?
Della lungimiranza degli editori italiani quasi esclusivamente specializzati in fumetti non è che mi sia mai fatto grandi illusioni. In alcuni casi, riesco ancora a stupirmi della loro OTTUSITA'. In qualunque caso, lasciate che vi racconti una storiella accaduta nemmeno un paio di anni fa, ma che solo oggi (per motivi che non vi spiegherò) sento di potervi confidare.

Chiunque frequenta minimamente il settore, sia da operatore che da semplice lettore, sa per esempio che - salvo alcuni rari/rarissimi casi - i periodici italiani a fumetti non hanno pubblicità. Si, d'accordo: il settimanale Topolino ne ha un botto, ma quello è un prodotto Disney profondamente radicato nella cultura italiana, e parlo proprio di quella cultura per cui i fumetti "sono roba per bambini" (quindi pubblicità a target bambino come se piovesse, in un preciso segmento commerciale che sembra ancora non avere crisi). Io parlavo delle cose che leggiamo noi adulti (?): mensili Bonelli e bonellidi, settimanali Aurea, manga e supereroi, cioè la stragrande maggioranza delle robe che escono oggi, comprese alcune (rare) riviste. Gli editori a cui mi riferisco, quindi, li conosciamo più o meno tutti.

Una nicchia di mercato, questa, che si basa esclusivamente sulle vendite delle copie. Costi redazionali, compensi degli autori (quando vengono pagati), costi tipografici e di distribuzione: TUTTO interamente a carico dell'editore che deve coprirli - e possibilmente guadagnare - dalla sola vendita di copie. Ora, non starò qui a chiedermi (e a chiedervi) il perché di questa "chiusura" alla vendita di pagine/spazi pubblicitari, che alleggerirebbero di gran lunga suddetto carico dell'editore, riducendo enormemente il cosiddetto break even, il punto di pareggio.
Penso che alcuni editori, potenzialmente, avrebbero tutte le carte in regola (posizione nel mercato, qualità dei prodotti, popolarità dei propri personaggi, distribuzione capillare) e anche un certo "potere contrattuale" nell'affidarsi a qualche seria/rodata/affidabile agenzia di raccolta pubblicitaria. Ma non lo fanno.
Sembra davvero che ci godano a tenere gli albi "puliti" da qualsiasi pubblicità, e la cosa potrebbe anche rappresentare un valore. Ma allora - poi - non dovrebbero lamentarsi continuamente di quanto sia dura tirare avanti, di quanto costi la carta, di quanto stiano calando le vendite e menate varie!

Succede soprattutto con i fumetti, anche quando questi editori - in qualche caso - non pubblicano solo fumetti.

Allora nemmeno un paio di anni fa abbiamo proposto una rivista musicale ad un noto editore romano "quasi esclusivamente specializzato in fumetti", nel senso che - per l'appunto - anche lui pubblica parecchia altra roba.

Se parlo al plurale, è perché eravamo un gruppo.
Per una serie di coincidenze, convergevano in uno nuovo progetto (o quantomeno nell'idea di un nuovo progetto) elementi di due riviste che cronologicamente si sono succedute l'una all'altra. Parlo del mio BIZ e del loro DB Magazine, la cui "unione" dei rispettivi staff redazionali voleva dar vita ad uno nuovo flavour (poteva essere il possibile nome del mensile).
Insomma: lo abbiamo proposto a questo "noto editore romano" (che inizialmente sembrava pure essersi fomentato molto all'idea di averlo nel suo parco testate!) mettendo sul tavolo parecchia roba.

Non parlo quindi solo della competenza e della CREDIBILITA' che sono fattore indispensabile in un ambiente per certi versi un po' integralista come l'hip hop (che stava ciclicamente vivendo una nuova ondata di popolarità). No: parlo di un costo redazionale "chiavi in mano" (cioè con il numero consegnato mese dopo mese completo nei contenuti e nella grafica) che avevamo inizialmente "arginato" a 3.500 euro, ma al contempo - grazie al nostro know how, i nostri contatti storici, le nostre conoscenze nel settore, etc. - anche di circa 5.000 euro di pubblicità già dal primo numero, che gli inserzionisti stavano acquistando sulla fiducia!!!

Capite cosa vi sto raccontando?
Di un costo di 3.500 euro, mettendone sul tavolo 5.000!!!***
Di una spesa redazionale/gestionale già interamente coperta dalla pubblicità, anche senza bisogno di vendere una sola copia!!!
Rimanevano all'editore i costi tipografici, ma sappiano bene quanto questo specifico editore goda di grande credito presso le tipografie con cui lavora abitualmente, superando di gran lunga i 30, 60, 90 o 120 giorni per i pagamenti, potendo cioè saldarle 6 mesi se non addirittura un anno dopo!!! Ovverosia TUTTO IL TEMPO NECESSARIO per capire chiaramente come sarebbe andando nel frattempo quel progetto.

*** Voi magari direte: perché allora non ve lo siete autoprodotto? Credo si capisca dalle righe sotto: andare in edicola significa tirare almeno 40.000 copie, per una distribuzione quantomeno dignitosa. E da soli, non avremmo trovato una sola tipografia disposta a farci pagare 6 mesi o un anno dopo, capite?
Cercavamo una sinergia.

Ad ogni modo…
… sapete perché non se ne fece nulla?
Perché il suo distributore per le edicole (uno dei due che se la comandano in Italia) gli disse di lasciar perdere, che non era proprio il momento adatto per lanciare sul mercato un'altra rivista musicale, che "avrebbe venduto poco".
Ma sapeva per esempio quel distributore che i nostri costi erano già coperti? Certo che no.
E perché il noto editore romano (a cui peraltro il nostro magazine era piaciuto davvero tanto) gli ha dato così ciecamente/ottusamente retta, temendo già il peggio?
E perché lo stesso noto editore romano non si fa invece di questi scrupoli quando si tratta di lanciare nuovi fumetti, sapendo assai bene che anche loro "venderanno poco"?

Questa volta - oltre alla storia raccontata - rimangono solo domande.
E se anche in quel caso si fosse trattato di un progetto a fumetti, vorrei proprio vederlo - OGGI - un editore che dica "no" ad un autore che, nel proporgli il suo nuovo progetto, gli mette sotto al naso 5000 euro di partenza!!!
Di 'sti tempi, poi.

mercoledì 2 maggio 2012

Napoli Comicon 2012

Un unico, vergognoso, disappunto.
Sabato scorso sono stato al Comicon.
Per poco, ma ci sono stato.
Una manciata di ore trascorse a Napoli non sono sufficienti per poter giudicare questa nuova, rinnovata, edizione. Ma posso dire che "a pelle" mi è sembrata organizzata molto bene, soprattutto in termini logistici (il percorso, le mostre, l'area Pro, gli spazi per l'editoria, l'enorme piazzale con le fontane diventato immediatamente territorio dei cosplayers, etc.); così come - al contempo - posso dire che "a pelle" mi sono mancati subito Castel Sant'Elmo e il Vomero, vuoi per affetto, vuoi per tradizione, vuoi perché una cornice di quel tipo sarà difficilmente eguagliabile. Ma tant'è: tenendo conto della penultima edizione (quella dell'anno scorso) capisco le motivazioni dell'organizzazione sia in termini economico-commerciali, sia in termini di competitività con le altre fiere di settore. Perché organizzata in questo modo, la Comicon di Napoli ha tutte le carte in tavola per piazzarsi - con Lucca - al vertice degli appuntamenti fondamentali del fumetto italiano.

Eppure bisogna comunque migliorarsi.
Eppure, anche per me che ci sono stato poche ore (o proprio perché ci sono stato poche ore, avendo quindi un tempo limitato da ottimizzare al meglio), proprio sabato mattina è accaduto qualcosa di VERGOGNOSO, un grande - ed inspiegabile! - passo indietro rispetto alle passate edizioni.

E capisco che tutti coloro giunti a Napoli già dal giorno prima (editori, autori, ospiti) probabilmente nemmeno se ne sono accorti, avendo ritirato i propri pass con anticipo e comodità. Capisco che molti di loro - magari spesati dall'organizzazione in quanto ospiti - si guarderebbero bene a scrivere una sola parola che non sia "Qui è tutto bello, qui è tutto buono, qui è tutto perfetto!".

Ma sabato mattina eravamo comunque TANTI a fare quella fila. Davvero TANTI!
Di che parlo? Di un'ora e mezza di fila (qualcuno anche di più) solo per ritirare il proprio accredito professionale!!! Di un'ora e mezza passata sotto un sole cocente, stretti come bestiame che veniva portato al macello. Una cosa davvero vergognosa, come dicevo prima. Mai successa in nessuna precedente edizione, nella quale - se eri un autore, un editore, un giornalista o chiunque altro professionalmente accreditato (presumendo cioè che la tua presenza in fiera, a differenza del pubblico, aveva anche finalità lavorative) - arrivavi al Castello, saltavi le biglietterie, ritiravi il tuo accredito all'apposito bancone ed entravi addirittura da un'entrata DIVERSA da quella per il pubblico.
Come dovrebbe essere dovunque, in fondo.

Insomma: quale IDEONA geniale hanno avuto quest'anno?
Di fare una cassa unica che funzionasse da ritiro accrediti professionali, ritiro tessere "Gold" (una sorta di abbonamento che CHIUNQUE può acquistare, capite?), ingresso scuole e quant'altro.
VI RENDETE CONTO?
Non c'è stato giornalista, autore e/o addetto al settore di quella fila che non abbia letteralmente urlato il proprio disappunto. Cotti dal caldo, dal sudore e dalla stanchezza, non c'è stato nessuno di loro che non se ne sia uscito con qualcosa del tipo: "Non è possibile, questa cosa bisogna scriverla, denunciarla, renderla pubblica" e bla bla bla.
Ora, non so cosa abbiano fatto gli altri.
Io lo sto scrivendo.
Perché ho passato un'ora e mezza in fila per ritirare il mio pass, su cinque ore totali che avevo da passare a Napoli. Decisamente irritante, non credete?

Ma a volerla dire proprio tutta, C'E' QUALCOSA DI ANCORA PIU' IRRITANTE accaduta quella mattina mentre stavamo tutti in fila. Perché una "disorganizzazione" di questo tipo (leggi: un ERRORE) può capitare a tutti, può essere corretto/migliorato nell'edizione successiva, ma sarebbe ancora tollerabile se fosse equo.

Invece no.

Chi ha occhi, le cose le vede.
Chi non è di primo pelo, si accorge di cosa gli succede intorno.
Dobbiamo fare tutti un'ora e mezza di fila per ritirare il nostro accredito?
Bene, facciamola. Anche se stiamo scontando un errore solamente tuo.
Ma non esiste che quando tu, da dietro al vetro, riconosci da lontano qualche tuo "amichetto" che sta facendo la fila esattamente come tutti gli altri, gli prepari il pass sottobanco e glielo fai portare di nascosto attraverso le sbarre dei cancelli… NON ESISTE!!!
E' qualcosa di profondamente offensivo per chi quella fila se la farà tutta.

E tenete conto che questo comportamento non lo sto ipotizzando: l'ho visto accadere sotto ai miei occhi, e i miei "colleghi" fumettari che erano lì in fila accanto a me, ai quali è stato fatto questo "amichevole favore", sanno bene che è vero!!! Se dovessero leggere questo post, probabilmente NON lo ammetterebbero per tacita omertà (o ipocrisia, fate voi) ma SANNO BENE chi sono.

Così come voi dell'organizzazione…
Si, dico proprio a voi due che lavorate fianco a fianco con Claudio Curcio, che - senza bisogno di dire chi siete (tanto lo sapete) - sabato mattina avevate una maglietta bianca a righine blu per lei e una t-shirt verde per lui… voi due che avete portato i pass ai vostri amici più cari, o "a quella persona importante che non può mica star lì a fare la fila come gli altri, ma scherziamo?"...
Beh, sappiate che questo modo di comportarsi fa veramente SCHIFO, è proprio ciò su cui si basa l'Italietta delle conduzioni familiari, dei clientelismi, delle mafiette di quartiere, delle furbetterie.
Uno schifo, per l'appunto.
Che poi magari è tutto ciò per cui voi stessi vi indignate quando lo fanno gli ALTRI, eh?

Alla fine, lo so bene, per paradosso lo stronzo è sempre quello che scrive/parla di queste cose.
Non coloro che le compiono.
Tacita omertà, per l'appunto.
E tocca pure farcene una ragione, amici miei.