giovedì 31 luglio 2008

Acidopost.


L'ennesimo confronto/scontro (sarà che tira un'aria di vacanze e viaggi?). Peggio delle chiacchiere da bar. M'hanno davvero rotto il cazzo con tutti quei loro "la vita in Italia è una merda", "Qui si sta da schifo", "Oh, come siamo stati bene all'estero", "Lì le cose funzionano bene", etc. etc.
Io non ne posso davvero più di 'ste menate...

Non vi stanno bene le cose?
Vi siete rotti le palle di vivere qui?
Allora levatevi dai coglioni!!! Per una volta nella vostra vita (si, almeno una) tirate fuori quelle palle raggrinzite e cambiate aria. Cambiate vita. Mollate tutto e partite. Andate a vivere da un'altra parte. E finitela con i vostri insopportabili "bla bla bla": andate a vivere dove cazzo vi pare, basta che smettete di LAMENTARVI e di rompere le palle a noi!!!

Vi do' anche una mano, su: Menevado.com
Trovate una nuova casa, un nuovo lavoro, una nuova donna (se mai ne avete avuto una) e ricominciate daccapo.
Ne saremo davvero felici, dico davvero.
Ma levatevi dalle palle, una volta per tutte.

venerdì 25 luglio 2008

Ancora su Batman? Ma...

... al plagio!!! Al plagio!!!


"Segreti" di Sam Kieth • ©2006/2008 DC Comics/Planeta DeAgostini


"Italian Superiros" di Stefano Piccoli • ©1995/2007 LISKA Prod®

Mentre al cinema se la padroneggia il nuovo lungometraggio dedicato al Cavaliere Oscuro, io quasi casualmente in questi stessi giorni sto leggendo "Segreti" di Sam Kieth (che poi non è affatto un caso, nel senso che lo sto leggendo proprio in virtù del fatto che amo Batman, come dicevo alla fine del post precedente).
Il volume in questione raccoglie la miniserie di cinque numeri scritta e disegnata da Kieth nel 2006, proposta questo mese in Italia dalla Planeta DeAgostini nell'undicesimo numero della collana "Le leggende di Batman" (all'ottimo prezzo di € 5,95).

Sin dalle prime pagine, noto qualcosa di assai CURIOSO.
La storia di Kieth - che è l'ennesima variazione sul tema del confronto tra Batman e il Joker (due facce della stessa medaglia?) - utilizza come plot di base la manipolazione che i media possono avere sulla PERCEZIONE del pubblico. Don't believe the hype. Cioè il concetto secondo cui ciò che viene mostrato sui giornali o in televisione (anche da parte di testate prestigiose) non è necessariamente la VERITA', ma qualcosa che ha comunque una grandissima influenza sulla percezione di lettori o ascoltatori, un POTERE che è quindi capace di manipolare la loro opinione.

Bene. Guardate adesso le tavole che pubblico ad inizio post (che potete anche ingrandire cliccandoci sopra)...
Batman viene fotografato mentre punta una pistola alla tempia del Joker.
Batman ha sul suo viso un ghigno malefico, Joker invece la faccia stravolta dalla paura. Ma quella foto NON rappresenta la verità. Eppure viene riportata ed amplificata dai media (notate anche la rappresentazione grafica, con la stessa immagine ripetuta all'infinito su tanti piccoli teleschermi).
La STESSA identica sequenza che in pratica io scrivevo/disegnavo nel 1995... solo che al posto di Batman e del Joker c'erano il Massacratore e Silvio Berlusconi (nella parte centrale della trilogia "Italian Superiros", ripubblicata di recente nel 2° volume del REMIX).
C'è questa scena dove - proprio per rappresentare la manipolazione mediatica di cui sopra - il Massa punta una pistola alla tempia del Berluska, con tanto di ghigno malefico, ma l'immagine NON E' VERA. Eppure viene trasmessa da tutti gli schermi dei TG, e il disegno stesso (pur non potendo nemmeno competere alla lontana con Keith, lo so) ripete lo stesso frame su tanti schermi televisivi, duplicandolo ossessivamente...

Dove voglio arrivare?
Che proprio ad una lontana Expocartoon del '95, con la solita "timidezza" (?) che mi contraddistingue, regalavo personalmente suddette copie del Massacratore a Sam Kieth, che era presente a quella fiera come ospite, e che a me piaceva un sacco (in realtà mi piace ancora parecchio, sia chiaro).
Probabilmente non le avrà mai nemmeno lette (anche perchè erano in italiano!!!) ma, per contro, credo che manco l'ultimo degli ammerikani - ahimè! - non conosca Berlusconi... e una sequenza del genere, anche solo sfogliandola, può quindi averlo facilmente incuriosito e/o divertito.
Può darsi che quella sequenza gli sia rimasta "sepolta" da qualche parte nel cervelletto, e che undici anni dopo - cioè quando la DC Comics gli ha commissionato la miniserie per Batman - gli sia tornata a galla, come qualcosa di perfettamente funzionale alla stesura del suo "Segreti" (o quantomeno alla sua prima parte).

Questo per dire che sto per fare causa alla DC, suppongo si possa dire per plagio.
Visto come vanno certe cose negli Stati Uniti (anche a detta di tutta la loro fiction di genere) credo di avere parecchie possibilità di vincerla. Quindi la causa non gliela inoltro da qui (che dall'Italia nemmeno la prenderebbero sul serio) ma assumo un legale a New York che mi rappresenti direttamente da lì. E vincerò!!! ;)



Ora, cari miei, ditemi un po'...
Secondo voi sto scherzando o sto parlando seriamente?

mercoledì 23 luglio 2008

This is the day, honey.

Batman: the Dark Knight

La sceneggiatura. Troppa carne al fuoco per un film troppo lungo, che - con uno script più snello - poteva durare almeno quaranta minuti di meno. La prima parte del film (con tutte le premesse e i personaggi piazzati sulla scacchiera) è ottima. Poi - mano a mano che si va avanti - la trama diventa caotica, crea articolazioni ed appendici inutili, senza nemmeno considerare qua e là dei veri e propri "buchi" tra le sequenze (probabilmente dovuti al montaggio). Anche l'eccessivo uso della tecnologia da parte di Batman riesce a concorrere alla confusione, in termini narrativi/visivi (per esempio tutta la sequenza in cui usa le lenti collegate alla mappatura 3D degli ambienti... creata con i cellulari della città?!?). Insomma: troppe "lungaggini"... Christopher Nolan poteva lasciare il Due Facce appena sfigurato in ospedale, dare al pubblico un primo chiaro input della sua personalità che si sdoppia alla Jekyll/Hyde, saltare un buon pezzo di film e magari tenerselo per il terzo capitolo!!! ;)

Gotham City. Nessuna guglia, nessun gargoyle, nessun vicolo tetro e bagnato. Totale assenza di qualsiasi architettura gotica. Ancor più che nel primo capitolo, sembra di stare in una New York qualsiasi (ma SENZA il fascino di New York). Se Tim Burton aveva fatto di Gotham uno degli elementi più belli e suggestivi dei suoi due Batman, Nolan "asciuga" ogni possibile iconografia di riferimento. Credo si tratti di una scelta ben precisa, per dare maggior "realismo" alla propria pellicola. Di fatto (e non solo per la città) questo Batman - pur trattandosi sempre di un comic-movie, quindi con l'ovvia sospensione dell'incredulità - è molto più SERIO e drammatico di qualsiasi altro film di supereroi (soprattutto di quelli sfarzosi e colorati della Marvel). La scelta di scenografie, locations, luci e colori - dunque - è volutamente urbana/metropolitana. Forse anche troppo. D'accordo che Batman è un detective, ma questo film non doveva mica essere un thriller gangsta-poliziesco, no?

Il doppiaggio. Benchè io ritenga Claudio Santamaria uno dei migliori attori della nuova generazione italiana, evidentemente come doppiatore non vale molto. O forse la responsabilità, in questi casi, è di chi cura la direzione del doppiaggio, dando indicazioni specifiche a chi doppia. Non saprei. Resta il fatto che la voce di Bruce Wayne/Batman è inascoltabile, soprattutto quando indossa i panni del Cavaliere Oscuro. Assai meglio, per contro, il bravo Adriano Giannini per Heath Ledger/Joker.

Ecco, il Joker. Poche parole: superlativo!!! Una grande prova di Heath Ledger che ci regala un Joker cattivo (e pazzo) come non mai. Anche nel trucco, che lo rende meno buffone e assai più inquietante (nonchè molto più "realistico", per tornare a quanto detto prima). C'è una scena in cui prende aria dal finestrino della macchina che è davvero straordinaria. Potrei sostenere che il suo Joker è MIGLIORE di quello di Jack Nicholson, ma è anche vero che sono passati quasi venti anni, ed è ovvio che - oggi - Ledger ne dia una versione più moderna, più in linea con la "cattiveria" rappresentata al cinema (o in TV) secondo un canone contemporaneo, sia a livello di linguaggio che di tecnica interpretativa. Comunque sia, regge da solo tutto il film e ogni sua possibile pecca.

Nonostante "Il Cavaliere Oscuro" prenda a prestito il proprio titolo da Frank Miller, la "scacchiera" di cui parlavo prima è assolutamente basata sul "Batman: the long Halloween" di Jeph Loeb e Tim Sale, che io ADORO; Batman, Gordon e Dent che stringono un'alleanza, triangolandosi per combattere il crimine, soprattutto la mafia di Gotham. "Io credo in Harvey Dent". Stessi rapporti, stesse dinamiche di base. La distruzione dei capitali della malavita capitanata da Sal Maroni, dopo Falcone. La scena in cui prende fuoco una montagna di dollari dentro ad un magazzino nei docks della zona portuale della città. Tante idee che erano dentro quel fumetto, addirittura il make-up (impressionante) di Due Facce, ricalcato proprio sulla visione che ne dava Sale. In poche parole: un aspetto davvero SFIZIOSO del film... ;)

Per concludere, anche se qualcuno inevitabilmente potrà dirvi il contrario, "Batman: Il Cavaliere Oscuro" è un gran bel film. Da vedere assolutamente, da gustare a pieno sul grande schermo (non aspettate il dvd... o meglio: aspettatelo per RI-vederlo!!!). Lungi da me utilizzare termini come CAPOLAVORO per questo genere di pellicole, ma per ora rimango dell'idea che questo nuovo corso cinematografico di Batman, cominciato con il "Begins", sia quanto di meglio possa offrire il cinema (con i suoi ovvii limiti, soprattutto in rapporto al media fumetto, ai suoi codici, al suo linguaggio) verso un personaggio che AMO da sempre.

lunedì 21 luglio 2008

Dicevamo Assalti.


Concerto di presentazione giovedi sera al parco del Forte Prenestino, sotto le stelle, Assalti Frontali carichi come bombe, addirittura "insolitamente" allegri!!! Il suono di "Un'intesa perfetta" è sempre più potente e pulito (certo, niente a che vedere, soprattutto dal vivo, con quello che abbiamo sentito la sera seguente al live romano dei Massive Attack) grazie al fatto che - come il precedente "Mi sa che stanotte" (2006) - è stato registrato e mixato in CasaSonica da quel geniaccio di Max Casacci, che produce anche la bellissima base dell'ultima traccia, proprio quella che da' il titolo all'album.
Ma sono nuovamente i testi di Militant A il vero punto focale...

"Lì ci sono chiese, macerie, moschee, questure,
lì frontiere, prezzi inaccessibili e freddure,
lì paludi, minacce, cecchini coi fucili,
documenti, file notturne, clandestini.
Qui incontri lotte, passi sincronizzati,
colori, capannelli non autorizzati,
uccelli migratori, reti, informazioni,
piazze di tutti, laiche, pazze di passioni.
Si entra e si esce di qua,
si entra e si esce da queste mappe della città,
si entra e si esce, cerca di stare in gruppo,
la tranquillità è importante ma la libertà è tutto".

• (da "Mappe della città").

"Che questa mia città non sia pacificata
lo vedo quando entro nella fredda mattinata
porto mia figlia a scuola col suo bel sorriso
e ogni incontro sulla via mi mette sull'avviso
clacson, semafori, sguardi amici e nemici
lei passa sui pericoli sgambettando in bici
ha gli occhi ancora pieni di speranza
a crederci nel mondo ce ne vuole di incoscienza"...
"Piazza dei Mirti, via dei Castani, piazza dei Gerani,
qui stiamo a fa' investimenti umani
a Centocelle City la vita viene su
tra banche, Bmw, call center e tattoo"...

• (da "Che ora è").

"Basta un cenno, una parola
c'è un'intesa tra noi, siamo una mente sola
dal portone di scuola, la vita a mille
c'è chi balla, chi sogna, girano bottiglie
c'è chi sceglie e noi abbiamo scelto di sicuro
a noi che non ci rappresenta mai nessuno
nelle strade del mondo cospiriamo fitto
vedi che si guadagna a non rigare dritto:
che è nostro il cielo e il mondo intero
chi riuscirà mai a metterci un freno?"

• (da "Un'intesa perfetta").

Ci sono persone che intraprendono percorsi, a volte seguendoli per sempre, a volte abbandonandoli per sceglierne altri.
Ci sono invece persone che quei percorsi non li seguono: li tracciano.
E che fanno della coerenza la loro stessa ragione di vita, non solo a parole, e non solo in termini creativi.
Si mettono in gioco al 100% come esseri umani, in OGNI aspetto della propria esistenza.
Come artisti, come cittadini coscienti, come compagni leali, come padri.
Lunga vita dunque al settimo Assalto.

venerdì 18 luglio 2008

Unità Speciale.


Ora, sia chiaro da subito, non me ne vogliano gli autori Cinzia Tani, Massimo Guglielmi, Roberto Riccardi e Matteo Bussola che - da bravi "impiegati" del fumetto (a parte Riccardi, che è un Tenente Colonnello dell'Arma) - stanno solo facendo il loro lavoro, cioè scrivere e disegnare. Quindi - dato che questa NON E' una recensione - non parlerò del valore o meno di sceneggiatura, testi e disegni.
Ciò che metto in discussione è il progetto stesso, in quanto tale.
Dato che, stavolta, questa trovata della Eura Editoriale è davvero PATETICA.

Cominciamo dalla collaborazione con la rivista "Il Carabiniere" (sventolata orgogliosamente in copertina), un periodico diretto dallo stesso Riccardi, che in pratica presta la propria consulenza a tutta l'operazione editoriale. Qualcosa che rende subito "istituzionale" questo albo a fumetti, se non addirittura "propagandistico". Sulla scia di tanta fiction televisiva di genere come "Distretto di Polizia", "La Squadra", "R.I.S." o "Carabinieri", il nuovo fumetto Eura narra le avventure di questi eroi nostrani che servono e proteggono, combattono le ingiustizie, risolvono i casi con professionalità, onestà, senso civile e tanti buoni sentimenti. E che due palle.

La "sponsorizzazione" e la consulenza diretta dell'Arma (sui cui peraltro si basa l'idea stessa del progetto) metterà a priori dei paletti che gli scrittori della serie non potranno oltrepassare, così come già avviene in qualsiasi altra produzione che coinvolga forze di Polizia, Carabinieri e/o ogni altra istituzione militare. Con un linguaggio penosamente edulcorato (in cui nemmeno i criminali imprecano o dicono parolacce) "Unità Speciale" non racconterà storie verosimili, non si avvicinerà alla realtà, ma - anzi - si terrà ben lontano dalla MERDA che gira intorno all'ambiente, sia dalla parte del crimine che da quella di chi lo dovrebbe combattere.
E' proprio questo che mi infastidisce realmente: la tacita IPOCRISIA di questo genere di progetti.
Perchè basta aver solcato un paio di strade nella propria vita per sapere lo SCHIFO che c'è là fuori, anche (e soprattutto) da parte delle cosiddette forze dell'ordine. Senza nemmeno bisogno di tirar fuori Carlo Giuliani, Gabriele Sandri o - per dire - i fatti di Bolzaneto (sul cui verdetto dell'altro ieri avrei un intero post da scrivere, cazzo!!!).
Ma in Italia le palle per fare un VERO fumetto sui Caramba non ce le ha nessuno, vero?

Ricordo che un giorno ascoltai per caso un'intervista a Giorgio Tirabassi alla radio (mi pare fosse Rai Stereo2). Ad un certo punto il discorso si fece piuttosto "tecnico", e in quel momento Tirabassi - che in fondo è "solo" un attore - mi stupì per la sua preparazione su ogni aspetto della produzione, e anche per la sua profonda conoscenza dei serial americani, che analizzò con cognizione di causa. Parlando in particolare di quelli polizieschi, tirò in ballo "The Shield" (non a caso proprio uno dei miei preferiti) come esempio calzante di un certo genere di serie TV di nuova concezione.
Non ne faceva soltanto una questione di validità, di coraggio, di innovazione o di linguaggio, ma anche di budget. Spiegava in pratica che in Italia non abbiamo i budget mastodontici di cui possono godere gli autori televisivi negli Stati Uniti. Che da noi - citando il suo stesso "Distretto di Polizia" - anche il solo girare scene con elicotteri, con inseguimenti di volanti o con esplosioni ha dei costi proibitivi, e che il "patrocinio" di Polizia o Carabinieri nelle varie fiction copre gran parte di questi costi, in termini di consulenze, di mezzi messi a disposizione, di materiale, etc. etc.
Con il solo limite - è ovvio - che non si "parli male" o si "metta in cattiva luce" l'arma che sta patrocinando.
Diceva che una produzione del tutto "indipendente", che tentasse cioè di slegarsi da queste logiche produttive, non potrebbe mai raggiungere certi livelli di resa qualitativa, trovandosi invece tutta una serie di bastoni tra le ruote da parte delle armi che si troverebbero coinvolte loro malgrado (come successe a Marco Risi con il suo coraggioso "365 all'alba" del 1987, per fare un esempio).

Eppure i fumetti non avrebbero questo problema del budget.
Disegnare elicotteri, volanti o esplosioni non costa nulla.
Ma fare un fumetto "scomodo" si; che parli di corruzione, concussione, riciclaggio, abuso di potere e chi più ne ha più ne metta (che peraltro non vuol dire non poter parlare anche di chi il mestiere lo fa bene). E non sarà di certo una casa editrice tradizionale e perbenista come la Eura a mettersi a fare cose del genere (ma lo stesso varrebbe anche per la Bonelli, ovviamente).
Mi chiedo a CHI possa davvero interessare leggere un fumetto come "Unità Speciale", se non al classico nonnetto ex-Carbiniere ancora tutto invasato da una carriera che gli ha riempito d'orgoglio la vita!!! Mah... in effetti a livello di vendite, in rete leggo cose molto contraddittorie tra loro. Qualcuno dice che le copie stanno prendendo polvere nelle edicole. Altri dicono che stanno andando a ruba. Ma tutto sommato a me frega davvero poco. L'unica cosa che possa fare io è NON COMPRARLO, con lo stesso spirito che metterei in un voto schierato, in una scelta politica...
Poi voi fate come meglio credete.

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martedì 15 luglio 2008

Life goes on.

Se diventare padre significa...

- "Vedrai, quando dovrai cominciare a lavorare"...
- "Vedrai, quando dovrai comprarti una macchina e mantenertela"...
- "Vedrai, quando andrai a vivere da solo"...
- "Vedrai, dopo che ti sarai sposato"...
- "Vedrai, quando avrai una casa e un mutuo"...
- "Vedrai, quando avrai dei figli"...


Bla bla bla...

... negli anni: genitori, fratelli maggiori, amici o conoscenti saccenti che non sanno farsi i cazzi loro. Tutti a dispensare dosi massicce di rassegnazione. Ad avvertirti che sarà dura. Che poi la vita spensierata te la scordi... tu che pensi solo a divertirti, che "non hai ancora messo la testa a posto" o stronzate simili. Loro che certe cose le sanno già, perchè ci sono arrivati prima, perchè le vivono. Quindi - a sentir loro - la tua è solo TEORIA, mentre la loro è PRATICA.
Si, beh, sarà pure "pratica", ma è TRISTE.

E' vero. Ci sono cose che ho fatto tardi, a cui sono semplicemente arrivato DOPO fratelli e/o amici. Ma poi le ho fatte, ci sono comunque arrivato. Magari con eccessiva calma (o pigrizia?). Quindi il punto non è QUANDO ci arrivi, ma COME te le vivi una volta che tocca a te.
E scusate se io cerco di vivermela bene, senza inutili pesantezze, senza lamentele, senza quell'aria da perenni sfigati che - dispensandoti consigli che assomigliano a minacce - sembra che vogliano vedere annichilito anche te, sembra davvero che non vedano l'ora di vederti sconfitto, con la loro stessa rassegnazione. Con quel costante atteggiamento da VITTIME che combattono le avversità del quotidiano vivere (e che due palle) ma che poi però - per contro - si sentono facilmente degli EROI: nel lavoro, nella famiglia, negli impegni.
Si sentono eroi nell'acquistare una casa.
Si sentono eroi nell'avere un figlio.
Non pensano che sia semplicemente qualcosa di NORMALE, qualcosa di NATURALE.

Mi sono sempre stati sul cazzo quelli che - nella loro condizione di genitori - assumono quell'insopportabile arietta di superiorità, come fosse un diritto acquisito, subito pronti a consigliare, a pontificare. Ricordo che un paio di anni fa, un certo attrezzo (e con "attrezzo" intendo "uno di quelli dei fumetti", senza star qui a fare nomi) argomentò un'intera polemica con il sottoscritto sulla base della sua condizione di padre, come qualcosa che - a priori - lo rendeva migliore di me. Il tono generale era del tipo "Ma tu che ne puoi sapere?" anche se si parlava di lavoro, di vecchi rapporti, di invidie e rancori, di qualsiasi altra cosa.
Solo perchè lui era già un papà.
Come se questo lo esentasse dall'essere un coglione.
Come se il solo raggiungere lo stato di padre ti renda moralmente superiore, e ti dia automaticamente diritto a poter dire cose del genere (cit.): "Il fatto che io sia sposato da ormai quasi cinque anni, che abbia un figlio, vorrebbe sicuramente dire che tu (A) non hai trovato nessuna che fosse interessata a te al punto da sposarti... (B) o sei impotente e sterile, o giri con un condom all'adamantio incollato sul pisello"...
... un vero filosofo, eh?

Ora, aldilà del fatto che suddetto attrezzo sia effettivamente un coglione (e che per una frase del genere - per certi versi anche molto pesante - meritava di esser preso a schiaffi proprio davanti alla sua bella famigliola) a me - guarda caso! - viene in mente solo una frase del buon vecchio Vasco, quando dice: "Credi che basti avere un figlio per essere un uomo e non un coniglio?".

Io alla fine so solo una cosa.
Più passano gli anni, più cresco, è più mi rendo conto che non esistono regole precise: è passione, è entusiasmo, è rabbia, è gioia, è dolore, è tenacia, è sacrificio, è esaltazione, è fatalità, è pura improvvisazione, è mille altri sentimenti, mille altre emozioni...
SI CHIAMA VITA.

domenica 13 luglio 2008

Varie [ed eventuali].

Ma soprattutto un'intesa perfetta!!!

• Venerdi prossimo (cioè il 18) tornano i Massive Attack a suonare al Roma Rock Festival, all'Ippodromo di Capannelle. Ad oggi non so ancora se mi abbiano accreditato o meno, ma leggo che il biglietto costa 35 euro. Io da qualche parte ho conservato ancora quello del loro concerto dell'estate 2006 (ah, si: è "dentro" al Massacratore n°2), sempre a Capannelle, e vedo che due anni fa costava 23 euro.
Ora, mi chiedo: d'accordo il costo della vita che cresce continuamente (per cui anche alla Festa dell'Unità di Caracalla quest'anno si pagano i concerti minori) ma 12 euro in più in soli due anni non sono un po' troppi?
E non hanno nemmeno fatto un album nuovo nel frattempo.
Mah... vediamo un po'. Io intanto mi preparo la bici.

• Avete presente la Guru, quella marca di abbigliamento che ha il logo con il fiore solitamente indossata da "vorrei ma non posso" e pariolini? Beh, leggo che si sono bevuti Matteo Cambi (il titolare del brand) e metà della sua famiglia!!!
Chi mi frequenta da vicino, sa che - nonostante io lavori proprio con una serie di note marche di moda giovanile - ci sono alcuni di questi brand che non sopporto, che devono starmi lontano, per i quali mi sono sempre RIFIUTATO di lavorare (anche quando mi è stato proposto, intendo). Parlo di marchi come Datch, Hollywood, Sweet Years, Baci & Abbracci o... Guru, per l'appunto. Cioè quel tipo di abbigliamento che usa personaggi come Costantino come propri testimonial, la cui immagine di riferimento è la Milano fighetta che d'estete di trasferisce a Porto Cervo, i tronisti e le veline, l'aperitivo al "Big Sur" di Formentera, le dirette di "Lucignolo Bellavita" e via dicendo... vere e proprie istituzioni dell'effimero dove prolificano e regnano i vari Lele Mora o Fabrizio Corona.
Ad ogni modo, Cambi è stato arrestato per "bancarotta fraudolenta, false comunicazioni sociali, illecita ripartizione di utili e riserve alla dichiarazione fraudolenta e infedele al fisco, emissione di fatture per operazioni inesistenti, spese voluttuarie fatte per distrarre risorse finanziarie dalla società facendole passare come spese di rappresentanza" e chissà cos'altro...
Insomma, è riuscito a distruggere con le sue stesse mani un impero economico, che - credetemi - fino a un paio di anni fa fatturava un botto di milioni di euro l'anno. Che idiota; la troppa avidità e il continuo inseguimento di uno stile di vita evidentemente troppo elevato, gli hanno fatto crollare l'intero castello di carte!!!
Alla lettura della notizia - non lo nascondo - un ghigno perverso mi ha attraversato il viso.

"Bentornati, siamo pronti, eccoci di nuovo,
il disco numero 7 esce dal mio covo,
è ora di partire, su, cospiratori"...


• E' uscito il nuovo album di Assalti Frontali: "Un'intesa perfetta", per la collana Materiali Musicali i CD del Manifesto, € 10. L'ho acquistato giovedi sera ad un banchetto presente alla Festa dell'Altra Estate alla Garbatella, nel bel parco autogestito della Casetta Rossa (teatro, musica, libri, mercatino, birra, grigliate all'aperto, etc.); io sono stato "trascinato" lì da Tere, che aveva il turno con lo stand di Emergency, ma devo dire che è stata davvero una piacevole serata.
C'era infatti in programma lo spettacolo/monologo "Asso di monnezza" di Ulderico Pesce, di cui a breve vi parlerò qui sul blog per la petizione che sta portando avanti (per far inserire il reato contro l'ambiente all'interno del Codice Penale anzichè Civile, come già nel resto d'Europa). Così come a breve approfondirò meglio il settimo disco di Assalti.
Intanto (a chi interessa) sappiate che giovedi prossimo, cioè il 17, presenteranno qui a Roma il nuovo album con un grande concerto al Parco del Forte Prenestino. Io, ovviamente, ci sarò.

• A proposito di pesci.
Chi di voi - soprattutto chi frequentava la Magic Press e/o leggeva i credits in ogni loro volume a fumetti (che poi, leggendo la sua biografia, li ha pure giustamente mandati a 'fanculo) - si ricorda di Paolo Nanna detto "er pesce"? Bene. Suddetta sagoma ultra reggae oriented, oltre a recitare spesso in teatro con i suoi spassosi spettacoli (si trovano alcuni suoi pezzi anche su Youtube), oltre ad aver intepretato un personaggio in uno degli episodi di "Quo vadis, baby?" (la serie prodotta da SKY), oltre a cantare e a presentare, ha appena pubblicato un libro comico/autobiografico: "Me so' proprio superato" (40 storie brevi, 6 per la Questura).
A me Paolo me fa taijare: senza anticamere, senza zerbinamenti vari o pubbliche relazioni opportuniste, senza frequentare a forza certe personcine e certi ambientini, senza strombazzamenti sullo stato dei lavori, zitto zitto ha scritto un libro che ora sta in libreria!!!
Eh, eh, eh... un grande ;)

• (Momento cinico). Pare sia morto Gianfranco Funari.
Mi dispiace, dico davvero. Soprattutto per quel vuoto culturale che da adesso in poi si verrà a creare nella televisione italiana, che da sempre si contraddistingue per il suo alto livello educativo ed intellettuale.
Eh, si...

giovedì 10 luglio 2008

Hellboy II: The Golden Army


L'Armata d'Oro è un esercito di costrutti meccanici/magici fatta assemblare da Re Balor per vincere la guerra contro gli esseri umani. E' talmente spietata e devastante, che il Re stesso ne viene impressionato. Quindi - pur potendo vincere (e contro il parere di suo figlio, il Principe Nuada) - preferisce stipulare una tregua con l'Uomo e seppellire il suo esercito nelle viscere della Terra (che poi scopriremo essere in Irlanda). Il potere per comandare l'Armata è dato da una corona dorata, che il Re per sicurezza divide in tre parti, che il tempo dovrebbe tenere separate per sempre.
Il Principe, in disaccordo con la decisione del padre, sceglie l'esilio meditando vendetta...
Così almeno narra la leggenda.

Ai giorni nostri, tutto comincia a New York con un insensato massacro di persone durante un'asta tra i cui lotti c'è uno dei tre pezzi della Corona d'Oro di Re Balor. Il Principe Nuada è tornato insieme al suo fedele e mostruoso Wink per riunire la Corona, risvegliare l'Armata d'Oro e muovere nuovamente guerra contro il genere umano, che a sua detta sta comunque distruggendo il pianeta in cui abita.
Gli ultimi esseri della sua razza, compreso il vecchio Re e sua sorella gemella Nuala, sono oramai infatti costretti a vivere sotto le città, non più nei boschi. E per investigare su questa strage "innaturale", chi non chiamare se non il B.P.R.D.?
Comincia così il secondo capitolo della saga cinematografica di Hellboy, nuovamente firmata da Guillermo Del Toro, che confeziona un film - quantomeno visivamente, se possibile - migliore della sua prima trasposizione.

Non vedevo l'ora di poter vedere "Hellboy II: The Golden Army".
Per quanto mi riguarda, infatti, il personaggio creato da Mike Mignola è uno dei migliori fumetti di sempre. Un demone rosso, grosso e scorbutico, che spara e fa a botte con mostri di ogni tipo, in un mix perfetto di storia e fantasia, di horror e humor, con tanta cura nella documentazione di favole e leggende, con un disegno sempre elegantissimo.
Eppure la prima differenza tra il primo film di Hellboy e questo è proprio nella sceneggiatura, che stavolta NON si ispira alle trame dei fumetti, ma è del tutto inedita/originale. Se da una parte si perde un po' quell'iconografia tipica del fumetto di Mignola fatta di castelli gotici e diroccati, atmosfere lovercraftiane, misteri senza tempo e scienziati nazisti (da cui l'odio di Hellboy per i tedeschi, compresa l'ovvia insofferenza verso Johann Krauss) e il senso per certi versi "drammatico" del primo episodio, dall'altra diventa un grande film fantasy.

Straordinari infatti il design di tutte le creature e dei costumi in generale (tutto molto ben documentato nel bellissimo libro "Hellboy II: the Art of the movie" pubblicato dalla Dark Horse): le Fatine dei Denti, la Guardia Reale, gli elfi, tutti gli stravaganti esseri che popolano il mercato nascosto sotto il Ponte di Brooklyn, la creatura vegetale/elementale nello scontro a cielo aperto nella downtown di New York, gli stessi guerrieri dell'Armata d'Oro.
L'eclettica visionarietà di Guillermo Del Toro si spinge oltre il fumetto, i suoi mostri e le sue tecnologie retrò; a tratti ci riporta al suo stesso "Labirinto del fauno" (2006), se non addirittura ai libri e al "Mirrormask" di Neil Gaiman e Dave McKean in termini di sapore, di look, di animazioni, di scelte cromatiche (come tutta la fantastica sequenza nel Mercato dei Troll, o il Ciambellano e le guardie/corvo, o il mercante con la testa "a cattedrale", o ancor di più l'Angelo della Morte delle scene finali). Così come tutto l'antefatto al film, raccontato - ad un Hellboy bambino - attraverso l'uso di pupazzi animati, dove gli esseri umani vengono descritti come marionette di legno.
A livello di regia e di inquadrature, memorabile anche lo scontro tra Hellboy e la creatura Elementale, con il nostro eroe arrampicato sulla traballante insegna al neon di in hotel, con un bebè appena salvato in una mano (ma anche nella coda!) e la sua "big baby" (cioè una mega-pistolona stavolta davvero da fumetto) nell'altra!!!

Ron Perlman è un Hellboy sempre più spassoso (a volte così duro, a volte così infantile); Doug Jones è un Abe Sapien sempre più delizioso, stavolta anche innamorato (sappiate che l'attore/mimo, sotto quei trucchi e quei costumi di scena totalmente coprenti, interpreta anche il Ciambellano e l'Angelo della Morte!); Selma Blair è una Liz Sherman sempre più donna (lontana anni luce dai tempi di "Cruel Intentions") e sempre più cool. Entra in scena anche lo scienziato-ectoplasma Johann Krauss (interpretato da... nessuno!!!) che - a differenza del fumetto - qui è il loro capo, non un compagno di squadra (ed è l'unico personaggio del film il cui costume non mi convince del tutto).
Nell'interazione dei personaggi tra loro, aldilà delle relazioni Hellboy/Liz o Abe/Nuala, da segnalare la scena assolutamente incantevole in cui il nostro Demone e l'uomo-pesce si ubriacano insieme cantando "Can't smile without you", persi dietro le rispettive pene d'amore!!!

Al cinema dal prossimo 16 luglio.
Assolutamente da non perdere.
Per quanto riguarda i nostri amati comic movies, dopo "Iron Man" ed "Hulk", e in attesa dell'imminente "Batman: The Dark Knight" (che sembra davvero potente) è tempo di vacche grasse. Quindi godiamocelo!!! ;)

• A very special THANX to my homeboy Kento, to Silvia and to all the "Way To Blue" staff!!!

martedì 8 luglio 2008

Daniele Silvestri • Live 07.07.08


Stavolta i biglietti ce li siamo comprati come qualsiasi altro comune mortale, quindi non mi sento nemmeno "in obbligo" (?) di scrivere una recensione dettagliata del concerto.
Poche righe, quindi, per dire che il live di ieri sera alla cavea dell'Auditorium di Daniele Silvestri è stato semplicemente straordinario!!! Una band affiatatissima (dove capisci quanto siano amici tra loro anche nella vita privata), una scaletta assai completa, che ha ricoperto come fosse "un viaggio" tutti si suoi album, fino al nuovo "Monetine" con i suoi inediti.
Mi piace molto Daniele, in questo. Nella scelta dei pezzi che include nei suoi concerti, intendo. Perchè - senza tralasciare le sue hit da classifica (quelle per cui viene molto pubblico occasionale che magari lo conosce per "Salirò" o "La paranza") non dimentica MAI le sue chicche più nascoste e intime, le canzoni più belle dei suoi primi album, o quelle a cui lui stesso è più legato (spesso in termini strettamente affettivi/emozionali). I suoi concerti sono insomma si per il suo pubblico, ma anche per se stesso e per chi gli è caro. Si capisce chiaramente.

Vuoi per il posto che è bellissimo (senza la polvere dell'Ippodromo di Capannelle o il fumo denso del Club La Palma), vuoi per un audio pressochè perfetto, vuoi per un suo entusiasmo personale raramente percepito a questi livelli... sia come sia, ieri sera si è creata un'atmosfera perfetta, una grande intesa tra Daniele e chi era lì ad ascoltarlo. Un po' di politica, tanta ironia, stornelli, canzoni d'amore o di altre cose della vita. A sorpresa entra anche il Bove degli Otto Ohm per duettare in "A me ricordi il mare" (che insieme, dal vivo, non avevano mai fatto prima). E poi il gran finale con "Testardo" e "Cohiba": la cavea viene giù!!!
Un grande. Davvero un grande.

Torno a casa stanco e sudato. Ma anche affamato.
Di accendere il Mac manco a parlarne. Allora vai di prosciutto crudo e melone all'una e mezza di notte, decidendo (inaccontentabile, eh?) di spararmi il primo episodio della terza stagione de "I Soprano". Ma questa - come si suol dire - è un'altra storia...

lunedì 7 luglio 2008

Da Ottiolu al cuore del soul...

Erykah Badu • Live 06.07.08

Mare trasparente, sole, barche e gommoni, snorkeling, racchettoni, spritz e mojitos, tagliatelle all'astice, mirto freddo, ravioli con ricotta e pecorino, gnocchetti sardi e purceddu... poi la traversata sul Tirreno... il caldo appiccicoso di Roma, l'afa, ma anche la musica. In tempo per un concerto di quelli da non perdere. Direttamente da Porto Ottiolu alla Cavea dell'Auditorium, dalle calette al soul. La data romana della divina Erykah Badu. Roba da brividi.

Doveva cominciare alle 21:00, ma - come sempre! - le luci si spengono almeno mezz'ora dopo. Entra la band per l'intro strumentale. Batteria, basso, chitarra, tastiere, percussioni, un dj con le sue ruote d'acciaio per gli scratches. Cominciano a suonare. Suonano, suonano, suonano. E la divina/diva Badu, fottuta Diva, si permette di presentarsi sul palco 32 lunghissimi minuti dopo (tenete conto che già al 20° minuto di sola musica la gente comincia a fischiare). Poi entra e azzittisce tutti. Abito da sera rosso, tacchi altissimi, occhiali da sole, un cappello/turbante tipico dei suoi. Algida e lontanissima. Irraggiungibile dietro quelle lenti colorate. Con una voce che ti entra dentro fino allo stomaco, facendolo vibrare. Accanto a lei e al suo microfono, un tamburo, due diapason, un Mac per gli "stacchetti" campionati che lei stessa gestisce mentre canta e balla.

Un corpo snello e sinuoso, con movenze ora cool ora straordinariamente erotiche. Una cascata di capelli neri raccolti in lunghe treccine che scivolano giù lungo la pelle scura della sua schiena. Classe da vendere. Vero stile. Groove allo stato puro. Una scaletta eccezionale: "On and on", "Appletree" e "Otherside of the game" (dal suo primo album "Baduizm" del 1997)... "Time's a wastin", "Orange moon", "Green eyes" e "Bag lady" (da "Mama's Gun" del 2000)... "I want U" e "Danger" (dal difficile "Worldwide Underground" del 2003)... e poi tanto spazio al nuovo album, con "Amerykah promise", "The Healer", "Me", "My people", "The cell" fusa a "The twinkle", "Soldier" e "Master teacher". La chiusura è affidata alla splendida "Tyrone" (che poi era l'unico brano inedito del suo album "Baduizm Live"). Peccato solo che non abbia fatto una versione "a solo" di "Love of my life (an ode to hip hop)", il suo duetto/capolavoro con Common (composto per la colonna sonora del film "Brown Sugar" e solo in un secondo tempo inserita in WWU).
Il tutto intervallato/condito da suoni, stacchi, batterie, sirene, balli tribali, vocalizzazioni e grande feedback con il pubblico.

Infatti piano piano che la serata va avanti, Erykah si scalda e si lascia andare, concedendosi pienamente. Si toglie il cappello, si leva gli occhiali, ai bis scenderà da quei tacchi vertiginosi per cantare a piedi nudi. Lascia la sua "postazione" e si avvicina al pubblico. Veste i loro regali (una sciarpa di seta bianca, una lunga collana ultrabrillante, un braccialetto), abbraccia le prime file, bacia le persone, prende in mano le loro macchine fotografiche digitali e lei stessa scatta le foto, firma le snookers ad un impavido b-boy che sale sul palco, fa continuamente gesti a quelli della sicurezza di non preoccuparsi, che è tutto OK. Poi, addirittura, scende a cantare in mezzo alla gente. E' il delirio. Si concede fino in fondo, fino alla fine della musica. Abbracciando e baciando ancora, nel tentativo di accontentare più gente possibile, che però sembra non finire mai. La fottuta Diva diventa tutt'uno con il suo pubblico. La platea romana le rende un affetto senza pari, innescando alla perfezione quel "vortice" energetico che da nome al suo Vortex Tour europeo.
Ne usciamo tutti chi scosso, chi arricchito, chi commosso.
Il grande soul con la S maiuscola ha colpito il cuore di Roma.

Io era già dal tardo pomeriggio che sentivo una strana sensazione nel petto. Mentre guidavo verso il quartiere olimpico, con il tipico sole estivo di taglio contro il lunotto della mia macchina, con l'ultimo album dei Roots sullo stereo (quello che i bloggers conoscono solo per il singolo "Birthday girl" e SOLO perchè il video è interpretato da Sasha Grey!!!); durante il tramonto, durante tutta la serata, capivo di essere inconsapevolmente (o stupidamente?) felice. Sono cose che raramente scrivo sul blog, ma - nonostante fossi lì da solo (che poi "da solo" per modo di dire, visto che ho incontrato un botto di gente: tra tutti bella per Shark, per Ice One, per il Bagatto) - sentivo il cuore che mi scoppiava... rendendomi conto che - nonostante siano quasi undici anni che stiamo insieme, e aldilà del fatto che c'è una creatura che sta crescendo nel suo pancino - sono ancora assolutamente e totalmente innamorato di Tere.

Stasera andrò proprio con lei al concerto di Daniele Silvestri. Nuovamente all'Auditorium, che - ironia della sorte - a volte negli stessi posti non ci vado per anni, e stavolta due sere di seguito!!! Tra l'altro sul suo ultimo doppio album/raccolta "Monetine" avrei pure diverse cose da dire (anche perchè me l'hanno mandato e quindi mi sembra il minimo che possa fare) ma non è questo il momento. Ci sarà modo e tempo. S3Keno's back!!! ;)