giovedì 30 settembre 2010

"Mia la strada, mie le regole!"


Oggi, 30 settembre 2010, esce il mio libro "The Shield - Strade violente, polizia corrotta" nelle librerie italiane. A me è arrivato il corriere con le mie copie qualche giorno fa, ma ho saputo la data precisa della sua release entrando in una libreria sulla Tuscolana e chiedendo di questo libro - come fossi un cliente qualsiasi - al punto informazioni: "Esce il 30 settembre, vuole ordinarlo?"…

Tenerlo in mano mi fa un certo effetto, talmente sono abituato a curarmi da solo l'editing della maggior parte delle cose che faccio. Stavolta io ho "solamente" scritto, quindi il mio lavoro si è "limitato" a consegnare una serie di documenti Word all'editore. Che altro dire, allora? Bella impaginazione, bella scelta dell'apparato fotografico (compreso un sedicesimo centrale tutto a colori), buona cura generale sia da parte del'editor Francesca Di Benedetto che da parte del grafico Sebastiano Barcaroli. Non da meno, buona anche la stampa. Insomma: sono decisamente soddisfatto del lavoro svolto da Coniglio Editore!

Non essendo io un Andrea De Carlo, e non essendo il mio editore un colosso come Mondadori, è ovvio che potreste non trovarlo in TUTTE le librerie della Nazione. Ma se siete interessati all'acquisto, ricordate sempre che (1) è ordinabile on-line tramite il sito web della Coniglio e (2) per chi non fosse proprio avvezzo agli acquisti in rete, è sempre e comunque ordinabile "alla vecchia maniera" presso qualsiasi vostra libreria di fiducia, fornendo loro - se ce ne fosse bisogno - il nome dell'autore, quello dell'editore e il codice ISBN.

OK, giuro: non ve lo dico più!!! ;)

Stefano Piccoli
"The Shield - Strade violente, polizia corrotta"
Coniglio Editore
pagine: 192
formato: cm. 14x19
ISBN: 978-88-6063-226-5
prezzo: € 14,50




lunedì 27 settembre 2010

Grand taxonomy of RAP NAMES


• Clicca l'immagine per ingrandirla

Un gran lavoro di ricerca e di grafica. Una gran bella idea, anche come poster. Che - volendo - potete farvi da soli, se siete appassionati del genere (ma è comunque una figata anche solo da leggere). Grazie al sempre puntualissimo Ottokin per la segnalazione!
HIP HOP RULES :)

venerdì 24 settembre 2010

anche in Messico lo sanno...



In questi strani giorni in cui si fa un gran parlare di logo/logotipi e branding, tiro fuori dal cilindro l'immagine che vedete qui sopra. E' il simbolo dei Cañeros De Los Mochis, una squadra di baseball messicana (e fino a ieri, lo ammetto, nemmeno sapevo che il Messico avesse una regolare lega con un regolare campionato). Bene. Considerando ora l'abituale frequentazione di questo blog - cioè molti cosiddetti addetti al settore (grafici, fumettisti, illustratori) - vi chiederei di dare un'occhiata al pappagallo realizzato per rappresentare suddetto team sportivo: non sembra disegnato da un bambino delle scuole medie, tracciato "unendo i puntini" come fosse un gioco della Settimana Enigmistica attraverso Illustrator, che nemmeno le clip-art per i biglietti di auguri dei propri figli fatti col PC in ufficio?

Si, insomma: CHIUNQUE mastichi un minimo di grafica e/o disegno (ma anche di buon gusto) e ripeto CHIUNQUE, davanti ad un obbrobrio del genere - in termini di segno e di stile - non potrebbe che concluderne quanto sia banale, dozzinale, dilettantistico. Diciamo proprio brutto brutto, eh?
Nulla a che vedere, insomma, con le immagini coordinate delle squadre di baseball, di football, di basket o di hockey delle leghe professionistiche nordamericane, che in quanto a brand, comunicazione e merchandising hanno un impatto sull'immaginario collettivo mondiale di tale efficacia che chi opera in questi segmenti dovrebbe solamente imparare la lezione!

Dove voglio andare a parare, vi chiedete?
Che se proprio devi COPIARE qualcosa, vai almeno a rubare roba buona!!! Capisco che quella "troppo" buona è anche troppo riconoscibile. Ma se il tuo mestiere è lavorare con l'immagine, NON PUOI considerare valido un pappagallo come quello, cazzo! Non è possibile che tu - dopo tutti questi anni sul mercato - non abbia ancora gli strumenti per capirlo da solo!

Potrei dilungarmi, ma mi fermo.
Se vi interessa, la storia prosegue QUI
Fatevi due risate, va'…

martedì 21 settembre 2010

Finalmente! :)



Aspetta che t'aspetta, e aspetta che t'aspetta, finalmente esce il mio libro su "The Shield". La pubblicazione era inizialmente prevista per l'autunno 2009, poi rimandata a primavera 2010, poi quasi pensavo che non se ne facesse più nulla, e invece ecco che - infine - la Coniglio Editore ti sorprende ancora.
Che comunque sia (se proprio vogliamo dirlo) alla fine c'ha messo prima l'editore a pubblicare 'sto libro che la Sony a fare uscire il cofanetto della sesta stagione!

Ad ogni modo io son proprio contento.
Che dire? Centonovantadue dicasi centonovantadue pagine di protagonisti, guida episodi stagione per stagione, Los Angeles nella televisione, nel cinema e nella letteratura, Farmington, gangs, strade, musica latina e hip hop, un fan chapter con i controfiocchi (aneddoti, curiosità, fan-fictions, etc.) e - cosa UNICA nella sua collana - due interviste esclusive ed assolutamente inedite, ovviamente realizzate dal sottoscritto, con Shawn Ryan (creatore della serie) e Michael Chiklis (il protagonista Vic Mackey) nei "contenuti speciali" che chiudono il dvd… ehm, volevo dire il libro!!! ;)

The featurings • Con l'amichevole partecipazione (o meglio: il fondamentale contributo) di Francesco Cinquemani, di Kento e del The Shield Italian Forum, cui vanno i miei più sentiti ringraziamenti.

Stefano Piccoli
"The Shield - Strade violente, polizia corrotta"
Coniglio Editore
pagine: 192
formato: cm. 14x19
ISBN: 978-88-6063-226-5
prezzo: € 14,50

venerdì 17 settembre 2010

Er logo de' Roma!

o anche: della "mediocrità elevata a standard qualitativo e accolta con cerimoniali e fanfare"



Dunque, la storia è questa: ieri pomeriggio, giovedì 16 settembre 2010, è stato presentato ufficialmente il nuovo logo della città di Roma. Il suo brand, si. Lo vedete qui sopra, che una roba così col capitello nemmeno il vecchio logo di "Pastarito"
IO NON HO PAROLE.
E' per questo che lascio che siano quelle di Fabrizio Verrocchi a.k.a. Thomas Magnum a parlare per me; non poteva scrivere pezzo più completo (anche di nomi e cognomi), divertente, brillante ed ironico. LEGGETELO, che ne vale davvero la pena!
Peraltro - giusto per dirlo - lui stesso aveva regolarmente partecipato al concorso con questo logo qui, e non c'è nemmeno confronto. Ma "anche gli dei lottano invano contro la stupidità degli uomini", no?

Ovviamente, ne parla anche Ottokin sul suo blog; poteva forse astenersi? ;)

• • •

• Nota a margine.
Perché 'sta storia del logo di Roma per brandizzarla in termini di promozione, percezione, merchandising, etc. come già tante altre capitali del mondo, è già roba di diversi anni fa. Un concorso lanciato dal Comune nel 2005, in piena giunta Veltroni, con un bando rivolto "a tutti i giovani creativi romani" (di nascita e/o residenza) per dare voce, mezzi e opportunità alla nuova generazione. E fu la stessa grande presa per il culo: migliaia di partecipanti, con tanti elaborati freschi, innovativi, pieni di vere idee originali (che evidentemente i grandi studi sclerotizzati non hanno più la capacità di produrre). Mesi di selezioni, con addirittura una CONVOCAZIONE in Campidoglio per i 40 finalisti, 40 su migliaia. Teresa (non ancora mia moglie) era una di quei 40, e andò al Campidoglio.
Tanti complimenti a tutti per il lavoro profuso, per quella freschezza, per quella innovazione, per quelle idee. Tante strette di mano e pacche sulle spalle. Da lì, sarebbe dovuta cominciare la "seconda fase" del concorso, con le declinazioni del proprio logo e la realizzazione di una vera e propria style guide per il suo utilizzo su ogni supporto, con ogni tipo di colore e di stampa, di serigrafia e/o di incisione.
Invece arrivarono solo 40 raccomandate, nelle quali si annunciava la CANCELLAZIONE del concorso, accompagnata a tanti altri inutili complimenti, ma SENZA dare una vera spiegazione del motivo. Che per tutti - partecipanti, finalisti o "popolo del web" che fosse - furono semplicemente di natura economica/opportunistica. Si, insomma: perché dare 15.000 euro ad un giovane grafico realmente pieno di creatività ed entusiasmo, quando se ne potrebbero invece spendere decine e decine di migliaia in più con bandi rivolti a studi professionali amici de' amici, agenzie di comunicazione ammanicate, società fantasma messe su per l'occasione? Perché?

mercoledì 15 settembre 2010

DEXTER


E dire che me l'avevano detto in tanti - si, davvero in tanti - che 'sta serie spaccava. Ci sono cascato dentro con tutti e due i piedi, nel morboso vortice di "Dexter": nei suoi pensieri, nella sua testa. Nella vera natura della bestia che tiene nascosta, come me. Ho appena terminato la prima stagione. NOTEVOLE. Ne voglio ancora....
Ce ne ho per altre tre stagioni, credo (ma leggo che negli Usa ne sta per partire anche una quinta), bene.

Quindi dopo il mio primo grande amore "The Shield", dopo "I Soprano" (che mi creò vera e propria dipendenza, e mi ci vollero mesi per disintossicarmi), dopo "Battlestar Galactica" (brividi e lacrime), dopo gioielli come "Sons of Anarchy" o puro intrattenimento come "24", dopo un sempre più debole "Prison Break", dopo piacevoli divagazioni come "Nip/Tuck", "True Blood" (slurp!), "Dirty Sexy Money" o le tredici splendide puntate di "Crash", dopo cose assolutamente INUTILI come "Flashforward" (e meno male che c'ho buttato via solo il tempo di una stagione, che mica mi ci hanno fregato come il povero pubblico di "Lost") e anche serie minori come "Life on Mars" o addirittura "October Road"… eccomi qui assuefatto di sangue e Dexter Morgan, in una Miami che nemmeno la CSI di Horatio Caine ha saputo descrivere meglio!

Mi sa che dovrò cominciare a scaricarmi pure "Six feet under".
Ma intanto NE VOGLIO ANCORA.

• Nel frattempo…
(quasi un Post Scriptum) dal suo bancone al mercato di Via Sannio, il fantomatico amico/blogger 21Tyson colpisce ancora: è davvero uno spasso ;)

lunedì 6 settembre 2010

Prima bordata.

The fine Art of T-shirting • Episode One


Si fa presto a dire t-shirt.
Così come si fa presto a parlare di grafica per abbigliamento, in un mondo in cui oramai sembrano diventati tutti grafici. Ma questa è un'altra storia.
Quello di cui andiamo a parlare è ben altra roba: è per chi della t-shirt ha una VERA passione, qualcosa che va aldilà della moda, che si basa sul gusto, sullo stile, su scelte estetiche e compositive, sulla vestibilità, sulla sua storia come capo imprescindibile (!) e sulle storie che raccontano ognuna di esse. Quando c'è devozione, dietro alla loro ideazione, alla loro realizzazione. Altrimenti è solo un ennesimo prodotto di consumo (che non sarebbe assolutamente sbagliato, se ben fatto) ma troppo spesso realizzato invece senza competenza.
E senza PASSIONE, per l'appunto.

Ridendo e scherzando, sono oramai davvero parecchi i brand "giovanili" a cui negli anni ho prestato la mia creatività: da grafico interno, da art director o da semplice consulente esterno, sono passato per Pickwick, Onyx, Hollister Company, MBC, JTB Bench, Broke, Lonsdale, Disney (sulle linee Winnie The Pooh, Mickey Mouse, Princess, Eeyore, 'Cuties, Camp Rock), Fiorucci, Dimensione Danza, Gecko, Monella Vagabonda, DC Comics (Supergirl), Puerco Espin, Yell, Rubacuori, Bambolita, Rams 23, Frankie Garage, Polly Pocket, Ruby Gloom, Guru e Catbalou… ma giusto per dire, eh?
Si, insomma: diciamo che un mimino di esperienza oramai potrei dire di essermela fatta. Ma giusto un minimo, eh?

Quindi alla base del mio lavoro (oltre alla suddetta "esperienza") c'è sempre stata - e c'è ancora - grande passione. E grande attenzione ai particolari, aggiungo. Altrimenti mi annoierei. Mi sembrerebbe di impaginare locandine di offerte per supermercati. Senza fantasia, senza interesse, senza curiosità, senza stimoli, senza cose da raccontare è meglio lasciar perdere la creatività. In ogni campo. Quantomeno io la penso così.

Per quanto riguarda l'abbigliamento, il mio METODO di lavoro è ben rodato da tempo, indipendentemente dal fatto che - di volta in volta - possa allinearsi o meno all'identità di un determinato marchio (soprattutto se collabori con un marchio che questa "identità" nemmeno ce l'ha). Può succedere che non piaccia il tuo stile, è ovvio. Ma se creare la grafica per una t-shirt significa solamente guardare il nuovo catalogo di un'altra marca modaiola che va per la maggiore, scaricarsi una .jpg dal loro sito, aprirla sulla parte sinistra dello schermo del Mac e ricomporne una pressoché UGUALE sul foglio di Illustrator aperto lì accanto alla sua destra... beh, allora scusate se preferisco lasciar perdere!

Preso atto che un creativo che lavora nell'abbigliamento debba necessariamente avere in testa una panoramica generale del mercato e di ciò che effettivamente fa sell-out nei negozi di vestiti, debba avere grande INTUIZIONE su temi, colori e tendenze che potrebbero funzionare da lì ad un anno (perché sulle collezioni si lavora con circa un anno di anticipo) e debba insomma "ipotizzare" stili e gusti che un potenziale consumatore potrebbe avere (e cambiare) nell'arco di due stagioni, io credo sempre (1) in una IDEA di base, un concept personale che non sia "copiare le cose degli altri" + (2) in una RICERCA di materiale originale, di linguaggio (anche e soprattutto quando si lavora in inglese), di riferimenti coerenti all'idea da cui si è partiti + (3) in una STORIA che la grafica stessa racconta al suo interno, un messaggio + (4) in una ESECUZIONE solida, asciutta, possibilmente elegante (o "stilosa") che miri ad una armonia delle forme, degli elementi utilizzati, degli spazi d'ingombro, delle linee di dinamicità, dei caratteri scelti.
Un'idea + una ricerca + una storia = SOLO GRAFICHE ORIGINALI

Ecco, veniamo al punto.
Che si fa presto anche a dire "grafiche originali".
Che ORIGINALITA' non indica qualcosa di "strano", di "nuovo" o di "mai visto prima", ma - in questo caso - qualcosa di assolutamente INEDITO ed ESCLUSIVO, che un creativo (che si consideri davvero tale) realizza per conto di chi lo ha ingaggiato fornendogli un prodotto UNICO… è chiaro il concetto?

Allora ecco come - pur facendo lo stesso lavoro per lo stesso brand - il retaggio di due creativi può portare a scelte ANTITETICHE di grafica. Non solo nel gusto, quindi (che è pur sempre soggettivo), ma nel metodo. Di che parlo esattamente?
Faccio due esempi estremamente CHIARI:

>>> da un lato del ring linkandovi il mio blog parallelo dove potete leggere QUESTO post su quale sia la mia idea di grafica originale.

>>> all'angolo opposto, ben due IPOTETICI esempi due - dal blog del mio indomabile amico 21Tyson, che ha un bancone a via Sannio - su cosa sia invece (1) riciclare una grafica fatta in precedenza per un altro datore di lavoro o anche (2) realizzare una grafica utilizzando loghi regolarmente registrati, di altrui proprietà.

Dopodichè chiunque di voi tragga pure liberamente le proprie conclusioni.
Lo scopo di questo post, oltre che COLPIRE chi deve essere colpito, è anche DIVERTIRE.
Quindi buona lettura e buon divertimento, bro.

mercoledì 1 settembre 2010

Re-opening.


S3Keno's back in town!!!
E S3Kenoblog riapre i battenti :)
Ma ancor prima di ripartire (col botto) facciamo un necessario incipit, da intendere come un'ode di rinnovata libertà.

Si, perché adesso sto decisamente bene: nuovamente LIBERO di scrivere e disegnare, LIBERO di raccontare e di farlo a modo mio, LIBERO negli orari quando mi alzo la mattina, quando vado al bar a prendermi un caffè, quando vado in edicola o da qualsiasi altra parte, anche a zonzo senza nessuna meta, LIBERO dal traffico, dalla inevitabile fila sul Raccordo Anulare, dalla Salaria, LIBERO di rimettermi sul tavolo da disegno o davanti al mio Mac quando ho davvero voglia di farlo, senza costrizioni, senza fiato sul collo, senza il peso dell'incompetenza (e della frustrazione) degli altri, quelli che vorrebbero esercitare il loro potere su di te perché altrimenti non hanno davvero nient'altro…
E ancora LIBERO di sorridere - non nego anche con un po' di malizia - ripensando alle bufere dello scorso luglio, già così lontane nel tempo, di chi pensava di trovare la propria salvezza nelle agognate ferie d'agosto, bramandole con il conto alla rovescia, e che ora - dopo tre settimane di "libertà" solo apparente - si trova nuovamente prigioniero dentro le mura grigie dello stalag, cominciando ciclicamente daccapo. Stagione dopo stagione: autunno/inverno... primavera/estate... autunno/inverno... primavera/estate... senza soluzione di continuità. Senza tregua. Senza vie d'uscita. Senza altra scelta possibile se non la rassegnazione.

Il mio futuro invece non è fatto di incertezze, ma di opportunità.
E - per l'appunto - di libertà.
Anche creativa.
Soprattutto creativa.
Detto questo, dal prossimo post si ricomincia col botto…