mercoledì 28 luglio 2010

Daniele Silvestri • live 27.07.10

feat. Orchestra di Piazza Vittorio


Scrivere nuovamente di un live di Daniele Silvestri (che torna all'Ippodromo di Capannelle all'interno della manifestazione estiva "Rock in Roma") non è facile, soprattutto tenendo conto che - nel frattempo - non è ancora uscito un suo vero e proprio nuovo album, e che di lui ho già detto di tutto e di più anche in questo blog.
Apre con "L'autostrada" e chiude con "Cohiba", come da copione; nel mezzo, due ore e un quarto di divertito divertimento, di strumenti di ogni tipo, di riflessioni e di viaggi, da "Strade di Francia" a "La paranza", da "Me fece mele a chepa" alla "Monetine" versione 2008, da "Occhi da orientale" ad "Aria" (in un'esecuzione davvero molto suggestiva) fino all'immancabile "Testardo", uno dei momenti topici dei suoi concerti romani.

Ma il vero VALORE AGGIUNTO, questa volta, lo ha determinato l'Orchestra di Piazza Vittorio, straordinaria, allegra, ritmata, coloratissima, multietnica. Un ensemble capitolino che al suo interno racchiude la Tunisia con Cuba, il Brasile con l'India, il Senegal con l'Argentina, passando anche dall'Ecuador, da New York, dall'Ungheria e - ovviamente - da Roma.
Silvestri concede loro ampio spazio: il sound è avvolgente, colmo di percussioni, di fiati e di archi. Africa e sudamerica che si incontrano "al centro esatto della musica", mani del numerosissimo pubblico che battono il tempo, che li seguono nelle loro performances sia come Orchestra (con brani propri) che nella loro FUSIONE con gli elementi abituali della band, per un totale di 23 musicisti presenti in scena (!), dai quali scaturiscono anche insoliti medley, al culmine di uno dei quali - approfittando della stessa base ritmica - partono le strofe e l'ironia di "Salirò". Applausi.

Meno siparietti comici del solito (per chi è abituato a partecipare ai live romani di Daniele, che - quando gioca in casa - si lascia andare con estrema disinvoltura) e meno pezzi "storici" in scaletta, a favore dell'Orchestra che condivide il palco con lui. Ma è proprio grazie ai suoi elementi, ai loro strumenti, che ne risultano nuovi ed inaspettati arrangiamenti: esemplare (e forse il momento migliore di tutto il concerto) l'esecuzione de "L'uomo col megafono", molto bella anche "Il mio nemico".

Come ho già avuto modo di scrivere in passato, Daniele Silvestri dal vivo (soprattutto a Roma) è una di quelle occasioni che - almeno una volta - nessuno dovrebbe lasciarsi sfuggire. Una grande esperienza sonora e comunicativa.

lunedì 26 luglio 2010

Pulse & Bionic.


Avrei voluto parlarvi di due album recentemente entrati nella S3Kenohouse, cioè "Pulse" di Toni Braxton e "Bionic" di Christina Aguilera. Avrei potuto dirvi quanto io ADORI la prima, da sempre, e di come - a 42 anni - abbia realizzato un disco semplice ed elegante, che però passerà inosservato. E di come la classe non è mai acqua, e ancora di come la stimi non solo artisticamente, ma anche come donna, nelle prove che la vita le ha posto, che lei ha sempre superato con una discrezione rara nello show business, senza urla, senza riflettori, senza conferenze stampa.
Avrei voluto scrivere di come l'ultimo album della Aguilera, nella sua svolta "elettronica", le abbia fatto fare ENORMI passi indietro come autrice e come performer. Proprio io, che - incurante di chi mi prendeva in giro per questa mia debolezza personale - ho sempre difeso ad oltranza questa "cantante pop" newyorchese (e non solo per lo spanking a cui la sottoporrei assai volentieri per intere giornate), la sua voce, la sua crescita artistica, le sue scelte stilistiche fino allo scorso "Back to basics" del 2006 (che secondo me era un grande disco, che superava il semplice R&B, sublimando la sua attitudine jazz/soul) e di come invece questa volta sia davvero INDIFENDIBILE…

Avrei voluto parlarvene a lungo.

Ma non mi va più.

;)

venerdì 23 luglio 2010

Ice One • Giorno dopo giorno



L'avevo quasi dimenticata (ma mi è tornata in mente qualche giorno fa, mentre la citavo - da cialtrone quale sono - ad un emerito buffone), eppure non potevo non mettere altro rap nella mia TOP 20 italiana degli ultimi vent'anni (1990/2010). Per quanto mi riguarda, questo pezzo del 1994 di Ice One resta ancora oggi una delle cose più belle mai scritte e prodotte dal nostro hip hop nazionale. L'album era "B-boy maniaco", che - per la cronaca - venne pubblicato ben PRIMA della pietra miliare "Odio Pieno" a firma Colle der Fomento (entrambi i dischi uscirono per Mandibola Records, una costola della Irma) con cui il nostro caro vecchio Funkadelico incrociava le strade di Danno e Masito (all'epoca Beffa), diventandone dj e produttore di tutte le basi, oltre che Maestro sulla via della doppia H.

Anni dopo, lo stesso testo (con una nuova base, più raffinata, che campiona anche la bellissima This is not America di Pat Metheny e David Bowie) venne inserito all'interno dell'album "Medicina Buona" de La Comitiva, per la Virgin. Album oramai introvabile, credo. La Comitiva era una sorta di collettivo creativo (durato poco, purtroppo), un progetto di crossover molto sperimentale (soprattutto in quel momento) che - oltre allo stesso Ice One - includeva Riccardo Sinigallia, David Nerattini e Dj Stile, ma anche altri personaggini del calibro di Frankie Hi-Nrg Mc, Elisa, Federico Zampaglione e Franco Califano! Potete ascoltarla QUI, volendo.
Il fatto stesso che "Giorno dopo giorno" fosse stata inclusa nella tracklist in un album di soli brani inediti, la dice lunga sul valore intrinseco del pezzo non solo a detta del suo autore, ma anche dal resto degli altri artisti/musicasti, tutti decisamente cazzuti. Insomma: roba spessa.
Che - non a caso - utilizzai anche per le brochure promozionali del Massacratore versione Play Press...

"Perciò sarò la voce del bambino che hai seviziato,

sarò la rabbia del negro che hai bruciato,

sarò la disperazione del malato emarginato,

sarò lo sdegno dell'ebreo che hai insultato,

sarò le lacrime dell'operaio licenziato,

sarò il sangue della donna che hai violentato,

sarò le parole dell'uomo che non hai mai ascoltato,

sarò il nemico che tu hai voluto!"


Vedi anche:
01. Meganoidi • "Zeta Reticoli"
02. Subsonica feat. Bluvertigo • "Discolabirinto"
03. Almamegretta • "Figli di Annibale"
04. Neffa • "Aspettando il sole"
05. Üstmamò • "Piano con l'affetto"
06. Niccolò Fabi • "Lasciarsi un giorno a Roma"

giovedì 22 luglio 2010

24 8x08 sub ita.


Stanotte sono arrivato all'ottava puntata dell'ottava stagione di "24", cioè praticamente ad un terzo della giornata (che da Giulia in poi, col cavolo che riesco a vedermi i serial TV come prima, al ritmo di una puntata al giorno). Ad ogni modo, vuoi per l'ambientazione a New York City, vuoi perché esiste nuovamente un CTU, vuoi per chissà cos'altro, fino a qui mi sembra ASSAI meglio della settima (ambientata a Washington) che - lo avevo già scritto - mi aveva annoiato parecchio.

Ora, sia chiaro, su Jack Bauer & soci c'è gente in giro per blog moooOOOooolto più preparata di me (eh si, quelli che studiano "24" e telefilmologia all'università, no?) che potrebbe spiegarvi mille motivi per cui questa ottava stagione non funziona, o funziona male, ma a me basta poco… basta già la sola presenza di Katee Sackoff direttamente da "Battlestar Galactica" (che poi m'era spuntata fuori nel ruolo dell'anestesista Theodora Rowe anche nella quinta stagione di "Nip/Tuck", che sfizio) per farmelo seguire con molto più piacere.
E dirò di più: non sono affatto infastidito dalla presenza (peraltro poco invadente) di Freddie Prinze Jr., che personalmente - anche televisivamente/cinematograficamente - non mi ha mai fatto niente, anche perché ora come ora non ricordo nemmeno in quali altri film possa aver visto! Ma la comunità mondiale dei serial geeks lo odia. Lo odia profondamente. Uhm, credo dipenda dal fatto che il tipo si scopa la loro cara Buffy, di cui in fondo sono tutti profondamente innamorati. Che tenerezza ;)

mercoledì 21 luglio 2010

Roma nel mondo.



Poi uno dice le caratterizzazioni, no?
Altro che Veroniche del "Grande Fratello" o Jessiche dei film di Verdone. E' tutto vero. Nascono qui. Crescono. Si moltiplicano. Ci rappresentano nel mondo. Contenti?

P.S. = Notate i sottotitoli, la cosa migliore ;)

venerdì 16 luglio 2010

C'eravamo tanto odiati.


Prima di sparare sin troppo facilmente a zero sulla sola "Faccia come il cuore" ho aspettato che mi arrivasse il CD dei Due di Picche - al secolo J. Ax e Neffa - e solo dopo averlo ascoltato per intero mi sento di poterlo onestamente giudicare. Il titolo di questo disco, oltre che citare/parafrasare palesemente la celebre pellicola del '74 di Ettore Scola con Gassman, Manfredi e la Sandrelli, fa riferimento all'antica rivalità (primi anni '90) tra Articolo 31 e Sangue Misto, rivalità che le leggende narrano essere arrivate addirittura ad imboscate con picchiatori prezzolati. Io c'ero già, a quell'epoca; alcune cose sono vere, altre no. Ma restano storia i dissing tra Dj Gruff e lo stesso Ax.
Ad ogni modo il titolo è bello assai, ma è poca roba rispetto al salvabile (ad esempio, già logo e grafica sono orribili).

Dunque: d'accordo che - nonostante io non sia mai stato un grande amante degli Articolo 31 (casomai il lato più strictly hip hop dei due era il caro vecchio Dj Jad) e tantopiù degli album solisti di J. Ax - ho sempre conferito al caro Alessandro grande carisma, grandissime capacità di linguaggio e di comunicazione e - perché no? - anche una certa spudorata simpatia, ed ho altresì apprezzato la sua volontà di imporre il prezzo non più alto di € 9,90 ai suoi ultimi album… e d'accordo che - sul versante opposto - ho invece amato visceralmente il percorso dei Sangue Misto e non da meno tutti i percorsi solisti dei suoi singoli elementi (intendendo per lo più Gruff e Neffa) anche quando il cantante Giovanni Pellino ha "tradito" il rap, i b-boys italiani non glielo hanno mai perdonato, ed io ho comunque continuato ad acquistare/ascoltare i suoi dischi (che in molti casi contenevano gran belle canzoni) anche se di fatto non ho mai capito fino in fondo come si possa scegliere di passare dall'essere il n° 1 del rap italiano a - che so? - il n° 47bis della musica leggera italiana… insomma, d'accordo un sacco di cose… ma i due fratelli di Picche stavolta hanno "sgravato", ideando a tavolino un progetto talmente/esageratamente commerciale da risultare FASTIDIOSO. Nel nome del facile ascolto, la sensazione (piuttosto netta) è che abbiano realizzato il più grande marchettone di questa estete 2010!!!
Io vi rispetto, ragazzi. Ma - cazzarola! - stavolta non vi siete davvero regolati.
Che le "canzonette" le cantava Bennato nel 1980, non voi due trent'anni dopo.

Nove tracce in tutto (includendo anche il remix del brano d'apertura ad opera di DonJoe dei Club Dogo, assolutamente INUTILE) delle quali, dopo ripetuti ascolti, l'innato talento dei due - che non poteva non generare anche qualcosa di buono, non foss'altro che per probabilità matematica - si esprime solo in un paio di pezzi, cioè "La ballata dei Picche" (gran bella base, per un pezzo incalzante che ripercorre metaforicamente la loro storia) e "I love you baby" (che teneroni, in fondo, questi fratelli Johnny & Willy di Picche). Vabbè, sarò clemente e includerò per il rotto della cuffia anche "Treni a perdere", che tutto sommato un brivido ce lo stacca. Ma il resto è tutta fuffa, vera fuffa. Che nemmeno la più spensierata delle canzoncine di Neffa risultava tanto banale.
Avete 81 anni in due, belli miei. Ancora a scrivere elogi del THC? OK, fatene pure buon uso, ma l'erba l'hanno già cantata/rappata in tutte le salse (peraltro ben prima di "Ohi, Maria" e "La mia signorina"). Ancora ad inventare ardite metafore sulla televisione che è cattiva cattiva? OK, spegnetela, cambiate canale, imparate a scaricarvi solo roba buona dal web!

Tornando al singolo, che tra ritornello, videoclip e balletto annesso sembrava candidarsi come il tormentone estivo (e non posso non credere che anche loro due non l'avessero pensata per diventarlo) lì per lì, al suo rilascio, ho avuto davvero timore che potesse accadere. I numeri c'erano tutti (anche in senso critico). Ma nonostante "dentro le palestre balleranno le signore, i pollicioni in alto, gli indici puntati al cuore, una mano a destra una a sinistra come due pistole, poi tira su le mani esce il segno dell'amore", la cosa - fortunatamente - a luglio inoltrato s'è SGONFIATA quasi del tutto. Non mi pare di vedere in giro gente che balla questa cretinata, l'airplay radiofonico comincia già a scemare, la stampa specializzata sembra non essersi bevuta la finta conferenza stampa che hanno fatto girare in rete alla data di pubblicazione, producendo poca notizia, poche recensioni, poco feedback (ma davvero i discografici credono di poter fregare chi usa abitualmente il web con trovate di questo tipo?).
Insomma: il tentativo del tormentone sembrerebbe fallito. E il mini-album non contiene altri pezzi così potenzialmente "pericolosi".

Concludendo: a parte il buon titolo e il buon prezzo con il quale è venduto al pubblico (diamo a Cesare ciò che è di Cesare) l'acquisto è assolutamente poco consigliato.
E, credetemi, mi dispiace dirlo. Perché (soprattutto per quanto riguarda Neffa) non sono abituato a delusioni di tale portata.

lunedì 12 luglio 2010

IL PAGELLONE 2010.


In un'annata di "ritardi" reiterati, prima che il nostro mister torni dalla Grecia e io mi becchi l'ennesima cazziata, ecco che finalmente - come da tradizione oramai consolidata - pubblico il PAGELLONE 2010, oh yeah!!! Ad illustrare il post, uso inoltre la locandina ufficiale della quarta edizione di "E… state al parco con Emergency", che ovviamente avrei dovuto pubblicare almeno una settimana PRIMA della manifestazione dello scorso 23 maggio, ma che in quel momento mi dimenticai preso da altre stupidaggini (e in quel caso la cazziata me la sono presa tutta!).

Dunque, che dire? Ad un mese e mezzo dal torneo di calcetto, nonostante non ne avessi parlato, posso solo dire che quest'anno abbiamo vinto!!! Si, siamo arrivati davvero primi, noialtri vecchietti sempre più prossimi agli "anta" (ehm, io ci sono già). Da un terzo posto di due anni fa, alla vincita "morale" dell'anno scorso, all'effettiva vittoria di quest'anno. Una strada tutta in salita, per un team che a questo punto - dopo aver sbaragliato qualsiasi avversario - forse deve giocare contro se stesso, ipotizzando una "scissione interna" in due squadre che il prossimo anno si ritrovino una di fronte all'altra, per rinvigorire la sfida!!!

Dai, Robi, sto scherzando...
Ma è perché sono POLEMICO, no? ;)
Bando alle ciance, ad uso e consumo delle cerchia interna degli amici più cari, ecco a voi il PAGELLONE 2010 in tutto il suo splendore!!!

lunedì 5 luglio 2010

Niccolò Fabi • Lasciarsi un giorno a Roma



Le persone che mi sono più vicine sanno bene quanto io ami questo brano, e non a caso qualche tempo fa intitolavo un mio post: "Qual'è il grado di dolore che riesci a sopportare prima di fermare l'esecuzione?"...
Il fatto che questa sera sarei dovuto andare a vedere il concerto di Niccolò Fabi a Villa Ada, annullato per il tragico lutto che lo ha colpito in modo così improvviso e devastante, non ha fatto altro che ricordarmi la mia personale TOP 20 delle più belle canzoni [italiane] degli ultimi 20 anni. Si, perché "Lasciarsi un giorno a Roma" lo è, punto e basta.
Pezzo del 1998, contenuto nell'album "Niccolò Fabi" (prodotto da Riccardo Sinigallia per la Virgin).

Musica (e parole) come unica ragione possibile per tentare di dare un senso a qualcosa che non ne ha, come manifestazione della nostra vicinanza, in un momento così straziante. Solo un pensiero, costante, presente, anche attraverso un semplice (ed inutile?) post come questo...

Vedi anche:
01. Meganoidi • "Zeta Reticoli"
02. Subsonica feat. Bluvertigo • "Discolabirinto"
03. Almamegretta • "Figli di Annibale"
04. Neffa • "Aspettando il sole"
05. Üstmamò • "Piano con l'affetto"

venerdì 2 luglio 2010

Stalag II°


• Click picture to "enlarge" ;)

Premesso che "noialtri fumettari" (mi ci posso inserire, anche se solo part-time?) siamo quasi una razza a parte, lo so bene… tutti più o meno un po' n*e*r*d*s (che l'ho scritto come il side-project di Pharrell Williams, ma ultimamente vedo che si utilizza molto di più il termine geek) appassionati di fumetti film telefilm internet & videogames (ecco: a me probabilmente mi salva solo l'indifferenza al videogioco per non essere nerd al 100%) ma - comunque sia - razza mediamente assai COLTA, con un cultura i.m.p.r.e.s.s.i.o.n.a.n.t.e anche su cinema, letteratura, media e arti visive varie, sono perfettamente conscio del fatto che non posso pretendere di trovare tale preparazione in ogni aspetto del mio quotidiano. E siamo d'accordo.

Nonostante questo, ritengo che una certa dose di stimolo culturale/intellettivo sia FONDAMENTALE in qualsiasi rapporto interpersonale io abbia. Se quindi l'amicizia (come l'amore) è una vera e propria affinità elettiva, allora è NORMALE - si, davvero normale - che il tempo scremi via, piano piano, tutto ciò che nella nostra vita è superfluo, al fine di mantenere vivi solo quei rapporti che realmente ci alimentano, così come (si suppone) tu sia a tua volta alimento per essi.
Un paio di mesi fa ho festeggiato il mio ingresso negli "anta" (e tenete conto che sono uno che generalmente non festeggia granché i compleanni) con le persone a cui voglio più bene, con coloro che ritengo realmente le persone più importanti della mia vita. Quantomeno della mia ATTUALE vita. Eravamo circa una quarantina di persone, e mi rendo conto che solo un paio di esse appartengono al mondo dei fumetti, peraltro marginalmente (perché sono più grafici che fumettari); i miei migliori amici - tanto per dire - sono un impiegato, un ex venditore di batterie per auto ora costruttore, uno sbirro, un assistente di volo, un ingegnere, una maestra d'asilo, una cameriera, una dipendente comunale e via dicendo. Nessuno di loro ha una vera e propria passione per il fumetto. Nessuno di loro segue maniacalmente serial TV stagione per stagione, salvo qualche telefilm tra quelli più noti. Nessuno di loro sta in fissa con X-Box, Nintendo Wii o PS3 che siano, salvo magari acquistarne una per i figli. Eppure stare a tavola con loro è sempre un piacere per la mente, perché si può anche parlare di calcio e di figa, d'accordo (che in fondo non c'è proprio nulla di male) ma allo stesso tempo gli stimoli per una argomentazione brillante non mancano mai, che si parli di politica, di televisione, di scrittori o registi. Io sono nato e cresciuto in un quartiere decisamente benestante, e so bene che questo - in termini di amicizie storiche (quelle che una volta si chiamavano comitiva) - influisce molto sulle opportunità che tutti noi abbiamo avuto dalla vita, come poter studiare, poter viaggiare molto, avere possibilità (anche economiche) che tanta altra gente della nostra stessa generazione non ha avuto, secondo un (terribile) concetto per il quale il tuo retaggio sociale può determinare in gran parte la tua formazione culturale (sto uscendo dal seminato, perché un tema del genere avrebbe troppe altre derive, troppe altre sfumature, e affrontandolo in maniera superficiale rischierei solo di risultare fastidioso, quando in realtà la mia precisazione era decisamente critica, non accondiscendente)...

Ma veniamo al punto cui volevo arrivare.
Cioè lo STIMOLO che necessito come ossigeno nel luogo in cui passo il maggior numero delle mie ore settimanali.
Ora, se io lavorassi in miniera o nei campi (che "la terra è bassa") capirei da solo che - di fronte a lavori DURI come questi - le chiacchiere stanno a zero e in certi ambienti non c'è spazio per pippe mentali come quelle che sto scrivendo. Ma - cazzo! - lavoro in un fottuto ufficio creativo, e PRETENDO altro.
Allora tralasciamo per un momento chi lavora in amministrazione o in magazzino (nonostante ci pranzi comunque tutti i santi giorni) e - da una quarantina di "dipendenti" (lo metto tra virgolette perché è un eufemismo) che siamo qui dentro - riduciamo il discorso ai circa diciotto creativi che in teoria lavorano qui, tra grafica e stile. Bene: anche con loro, soprattutto con i ragazzi, ci sta tutto che si possa parlare ANCHE di calcio, di moto o di figa. O altrimenti, se ci sono pure le ragazze, di scarpe, di locali alla moda o di vacanze al mare. Ci sta, lo ripeto. Ma "anche" di questo, non SOLO di questo!
Non è la prima azienda di abbigliamento in cui lavoro, lo sapete. Ne ho viste parecchie, oramai. Ognuna con il proprio modus operandi, ognuna con i suoi pregi ed i suoi difetti, i pro ed i contro. E potrei star qui a blaterare sull'incapacità delle dirigenze, sull'ignoranza assoluta che spesso è parte integrante del metodo (aberrante) di un'azienda padronale. Ma sarebbe un altro discorso. Mentre in questo momento io non sto parlando dei "padroni", ma proprio dei COLLEGHI.
E non mi era MAI capitato - ripeto: mai!!! - di trovare un'APATIA del genere!

Diciotto persone che - in quanto "creativi" - si dovrebbero presumere assetati di curiosità, di immagini, di ricerca stilistica, di tendenze artistiche, di grafica illustrazione e fotografia, di tecniche di stampa, di editoria specializzata, di libri cataloghi mostre e conventions di settore, di sperimentazione creativa, di scoperta continua tramite le infinite possibilità che ci offre la rete con siti di grafica, di fonts, di altri creativi, di poster, di serigrafia, di stilisti, designers, etc. etc.
Invece internet lo usano per collegarsi otto ore al giorno a Facebook, e pure di nascosto perché se il capo li sgama sono cazzi! Con l'occhio sempre rivolto all'orologio aspettando le 18:00. Con il calendario sempre sotto mano per calcolare gli eventuali ponti lavorativi. Con la palestra alle 19:00, l'aperitivo alle 20:00, il ristorante alle 21:00, l'ultimo club di tendenza alle 23:00 e "Grazie al cielo è venerdì!" o ancora "Scusate se scappo ma non posso tardare che ho prenotato il lettino abbronzante"
Diciotto persone che se gli nomini Neville Brody, Dave McKean o Massimo Vignelli (e ne ho detti tre facili facili, caro Ottokin) non sanno nemmeno chi siano, e sorvoliamo pure sul fumetto che potrebbe anche essere "di nicchia" per il mondo lì fuori (anche se ritengo che un buon creativo dovrebbe sempre tenerlo sott'occhio, frequentarlo un minimo) ma non ne sanno un cazzo nemmeno di cinema o di romanzi, che se gli tiri fuori due tra i nomi per noi più OVVII come possono essere - che so? - Robert Rodriguez o Elmore Leonard ti guardano con gli occhi di chi in quel momento ha un'eco dall'orecchio all'altro (fate conto che ho dovuto SPIEGARE chi fosse John Woo al responsabile grafico di un'intera linea giovanile, che nemmeno mia nonna) ma sono in grado di citarti a memoria le battute di "Fratelli d'Italia", dei film di Verdone o der Monnezza e darti giorno per giorno - in tempo reale - gli aggiornamenti di qualsiasi reality show in corso!

OK, sto esagerando.
Un paio di casi li salvo, lo ammetto. Fino ad una mesata fa c'era una ragazza davvero in gamba, che - al di là della necessità di lavorare e di fare esperienza - fuori da queste mura è un'animatrice che - con un gruppo di amici - sta intraprendendo la strada dell'animazione in Italia, oltre che disegnare gioielli. E poi ce n'è un altro, uno che considero davvero un artista fuori dalle righe, un outsider, che sembra stare qui per caso, che sa disegnare, dipingere e suonare, con tanti altri interessi creativi out of the stalag (e infatti qui dentro non durerà a lungo). Ma il resto è davvero agghiacciante. Sedici creativi che sembrano sedici impiegati delle Poste, in un ambiente di lavoro che sembra un vecchio film di Pupi Avati (mi riferisco a questo film del 1984).

Il famoso stimolo culturale/intellettivo di cui sopra è pari allo zero. Puoi anche fare piccoli e innocenti esperimenti. Puoi portarti appresso gomma temperino matite & pennarelli e metterti a disegnare una tavola a fumetti per cazzi tuoi, nel bel mezzo dell'ufficio; lo scopo (sia chiaro) non è farti dire "Oh, che bello!", ma la gente ti passa accanto senza nemmeno buttare l'occhio, senza chiederti COSA tu stia facendo, senza soffermarsi mezzo minuto non fosse altro che per curiosità. Zero. E' impressionante, per noialtri che siamo abituati a guardare SEMPRE cosa sta facendo chi ci siede accanto, come disegna, che tecniche usa, come passa il nero sulla matita o come acquerella uno sketch in fiera! • Puoi portarti in ufficio il catalogo dell'ultima mostra di Caravaggio a Roma, appoggiarlo volutamente sul tavolo centrale, come niente fosse, e in otto ore lavorative rimanere lì ad osservare come NESSUNO si fermi a sfogliarlo! • Puoi addirittura scrivere un post come questo perché - nonostante in sette mesi sia capitato che tu gli abbia regalato qualche copia dei tuoi albi (e anche qui zero feedback) o un semplice segnalibro con tanto di indirizzi del tuo sito personale e del tuo blog, stai tranquillo che non lo leggeranno mai, perché internet - ricordate? - equivale a Facebook, o al massimo al sito della Abercrombie & Fitch!
Li vedi lamentarsi giorno dopo giorno, senza però fare un cazzo per cambiare una situazione che evidentemente non amano.
Li vedi dare continuamente del coglione al loro titolare (quando lui non c'è, ovviamente), senza però rendersi conto che quel coglione li ha già soggiogati.
Li vedi ammirare la loro bella grafica (che nel 99% dei casi è stata scaricata e copiata dalla grafica di un'altra marca) dicendosi da soli tutti soddisfatti "Ehi ma quanto è bella, 'sta grafica spacca!" a dispetto dell'abituale attitudine di un fumettaro, che - anche fosse per falsa modestia - non si dice MAI da solo quant'è bravo, ma casomai aspetta che glielo dicano gli altri.

"Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso", scriveva la poetessa Martha Medeiros.
Ecco: lavorare qui per otto al giorno equivale a lavorare in mezzo ai morti viventi.
Che se fossi un appassionato di Dylan Dog o di George A. Romero, forse potrei pure trovarci una motivazione.
Ma a me piacciono gli X-Men e Ridley Scott, quindi di motivazioni non ne ho.
E ho capito anche un'ultima cosa, qui nello stalag.
Cioè che LORO, quelli seduti nelle poltrone di pelle, vogliono proprio gente così.
Spenta, rassegnata, senza opinioni.
Che vive delle briciole della loro approvazione, anelando quotidianamente grammi di gratificazione.
E SI FACCIANO PURE AVANTI LE CODE DI PAGLIA, ADESSO!!!

Chi non si adegua, viene allontanato.
Perché rappresenta un potenziale pericolo.
Un potenziale destabilizzatore dello status quo aziendale.
Che - detta così - sembra si parli di un romanzo di Orwell, quando in realtà è tutto molto più semplice.
Talmente semplice da risultare INTOLLERABILE.
So S3Keno needs again to fly away…