sabato 16 aprile 2011

Francesca Romana.



Ho conosciuto Francesca Romana ancor prima di conoscerla.
L'ho disegnata.
Era una delle protagoniste di "Buona la prima", un progetto a fumetti (formato fanzine) ideato da Carlo Chericoni e Fabrizio Spinelli, nel quale io ero subentrato nei primissimi anni '90, prima del Massacratore, prima di Katzyvari, prima di tutto ciò che sarebbe venuto dopo.

Quasi dieci anni dopo la incontrai di persona.
Roma è piccola, dico sempre. La trovai in veste di caporedattrice alla Nexta.com, il network giornalistico per il quale io curai Videomusica.it e Blackmagazine.it.
Ci prendemmo subito bene, in termini di carattere, di ironia e di gusti (musicali, cinematografici, fumettistici). Diventammo amici, dentro e fuori la Nexta. Per un paio d'anni ci frequentammo tantissimo, passando insieme la maggior parte delle ore di una settimana, lavorando insieme, pranzando insieme, andando a ballare insieme. Un'amicizia trasparente, disinteressata, che con il tempo divenne anche COMPLICITA'. Tanto nelle mie cialtronate, quanto nelle sue contraddizioni, che si esprimevano fino ad un matrimonio al quale io ero presente, e qualcuno - che sarebbe dovuto esserci più di me - non c'era.

Vorrei poter dire che, in quei due anni insieme, l'ho anche "salvata" da un agguato professionale che le era stato teso. Ma non sono certo un eroe. Ed il mio impacciato tentativo di esserlo, non servì nè a lei (a tutelarla da certe decisioni) nè tantomeno a me (che pagai comunque il prezzo del mio schieramento).

Poi, nostro malgrado, ci siamo persi per strada.
E non basta certo essere "amici" su Facebook e farsi due chiacchiere in chat ogni sei mesi per poter dire di essere ancora realmente amici, al di là del bene che ci si può volere.
Sapevo cosa stava facendo, dove e con chi viveva, quanti figli aveva (nella piena espressione di una vocazione alla maternità davvero impensabile quando si cazzeggiava insieme!) ma - di fatto - il tratto di vita che avevamo percorso insieme era finito da un pezzo! Sarebbe così inutile, ora, sostenere quale invisibile rapporto ci legasse ancora, o trovare qualsiasi possibile giustificazione.

Da giovedì Francesca non c'è più.
Il punto è questo, solo questo.
C'è - è vero - per chi crede in una vita dopo la morte, nella ricompensa di un Paradiso, o per chi continuerà a ricordarla con affetto (se non con vero amore) facendola vivere per sempre nei propri ricordi.

Ma io non so davvero cosa pensare.
E la notizia della sua morte mi ha sconvolto.
Allora mi sforzo, e voglio davvero provare a pensarla in cielo. Che ci guarda dall'alto. E sorride benevola di tutti noi: tanto dei suoi carnefici, quanto dei suoi inutili eroi. E da lì, dall'alto, che protegge sempre i suoi bambini.

1 commento:

Marianna De Padova ha detto...

Nelle silenziose mattine in Nexta, prima che le giornate prendessero il via, io e Francesca abbiamo molto chiaccherato di cieli&terre: lei ci credeva tanto in un cielo luminoso sopra di noi, dove tutto era chiaro e certo. E era capace di parlarne anche il venerdì sera, tra un ballo e l'altro... :-)...poi anche io l'ho persa per strada, come anche te e gli altri...Condivido profondamente il tuo smarrimento, ma sono convinta che siamo stati importanti compagni di strada: quanto basta -secondo me-, per essere Sempre amici.