mercoledì 31 ottobre 2012

Antonio Spirito e la "sua" gente da Rocinha.


La prima volta che ho incontrato/conosciuto Antonio - Antonio Spirito - eravamo, mi pare, a Romics.
Credevo fosse il nuovo ufficio stampa delle Tunué, io che come al solito non ci capisco una fava! Credo di aver realizzato che si occupasse del commerciale solo in occasione del loro strafighissimo Temporary Shop a Latina nell'estate 2011. Mentre ho capito che è uno dei soci soltanto una mese fa, tanto per dire.

La cosa che però ho notato subito, è stata la sua macchina fotografica.
Antonio ce l'aveva sempre appresso, allo stand come fuori, che fosse per fotografare un bel cosplay che stava passando in quel momento o il viso stupito di un bambino circondato da tutti quegli strani personaggi. E mi sono accorto - anche qui quasi subito - di quanto fosse dannatamente bravo!
Nei ritratti di chi disegna, così come in mille altri particolari che in quei luoghi io stesso non avrei mai notato. Ho iniziato ad osservare le sue fotografie ogni qual volta ne pubblicava di nuove nel suo profilo Facebook, fino a Gente da Rocinha (a cui arriviamo tra poco).

Non solo: mi piacerebbe poter dire (e casomai, eventualmente, sarà Antonio a contraddire questa mia sensazione) di essermi preso subito molto bene con lui. In termini di carattere, di affinità, di pelle. Si, d'accordo, non nascondo che sono sempre affascinato dai viaggiatori come lui (di certo, molto più di tutti quei colleghi fumettisti che - in fiera - mi parlano del loro ultimo fumetto partorito nella loro cameretta). Tanto più se - con la fotografia, per esempio - sanno anche "raccontare" le loro esperienze. Però non è un caso se in meno di due anni che lo conosco, ho parlato molto più con lui di quanto non abbia fatto in dieci anni con Emanuele e Max.
Beh, a onor del vero, Max è anche un caso un po' particolare!!!
Comunque ora non me ne vogliano entrambi gli altri miei due boss ;)

Ma torniamo ad Antonio, perché c'è stato un momento (espresso soltanto oggi, con questo post) in cui ho sentito la necessità di condividere/divulgare ciò che fa, per COME lo fa.
Allora l'ho invitato qui sul blog, gli ho rivolto un paio di domande a mo' di intervista, ma soprattutto - più delle parole stesse - volevo che a parlare fossero le sue fotografie, i suoi ritratti, gli occhi dei bambini (e non solo) che ha immortalato nella Rocinha.

«Mi chiamo Antonio Spirito, 42 anni, sono uno dei soci di Tunué e in casa editrice mi occupo della parte commerciale. Sono laureato in scienze politiche con un master in gestione delle risorse umane. Ho iniziato le mie esperienze lavorative occupandomi di formazione, ricerca e selezione del personale per poi passare gradualmente al settore commerciale»

Com'è nata la tua passione per la fotografia? Come l'hai coltivata?
La prima macchina fotografica ma la regala la mia fidanzata d'allora, per i miei 26 anni, una Canon Ixus M-1 con pellicole aps. Per molti anni sento l’esigenza di studiare la fotografia, di approfondire, di affinare, ma tengo questa voce lì in un angolo e libero la voglia di fotografare solamente nei miei numerosi viaggi. Da autodidatta e con mezzi tecnici modesti, cerco di comporre dei reportage che possano negli anni tenere vive le emozioni vissute nelle esperienze fatte in molti paesi del Centro e del Sudamerica (Perù, Bolivia, Colombia, Messico, Guatemala, Cuba, Brasile, Cile, Argentina), in Nuova Zelanda, in Sudafrica, in Marocco, in Turchia. Le immagini che porto a casa, però, mi lasciano sempre l’amaro in bocca, ma questo accade ancora oggi e accadrà sempre! E soprattutto hanno un grande assente: l’uomo! Sono sempre e solo immagini di paesaggi meravigliosi ma sempre deserti, disabitati; non mi sentivo in grado di fotografare le persone.
Con l’arrivo dei 40 anni, invece di comprarmi una moto, mi faccio regalare dai miei amici più cari un corso base di fotografia. Lo frequento, e successivamente un altro avanzato. Grazie ai miei insegnanti - e al confronto con i miei compagni di corso - affino la mia sensibilità verso la composizione dell’immagine, miglioro le mie conoscenze tecniche e alleno il mio occhio fotografico. Inizio a leggere molto, a guardare le foto dei grandi, a frequentare mostre fotografiche. Sin dai primi mesi del corso mi cimento in lavori molto diversi tra loro: copertine di libri, foto per agenzie in sala pose, foto commerciali, matrimoni, still life. Oggi la mia passione sono i ritratti. Nelle mie foto non cerco la perfezione tecnica, ma cerco l’emozione autentica con un linguaggio semplice. Lo scatto è l'ultimo tassello di un dialogo che instauro sempre con il soggetto che scelgo di fotografare. Dopo aver partecipato ad alcune mostre collettive, Gente da Rocinha è la mia prima mostra personale.

Come ci sei finito in una favela? Volendo, potevi andare a Rio durante il Carnevale e immortalare scuole di samba e tonici culi danzanti…
Sono stato in vacanza a Rio de Janeiro a fine febbraio di quest'anno. Volevo rilassarmi al mare, vivere il carnevale e contemporaneamente riuscire ad andare in una favela. Grazie a un mio caro amico che per alcuni mesi l'anno vive lì, sono riuscito a conoscere delle persone che collaboravano con una Onlus italiana che opera alla Rocinha, la favela più grande di tutto il Sudamerica. Per mesi gli ho rotto le scatole in tutti i modi, spronandolo a trovare il modo di farmi entrare in Rocinha. Ero determinato. Sentivo che c'era qualcosa che dovevo fare lì. L'occasione è venuta con una festa che organizzavano nella zona più urbanizzata della Rocinha, con i bambini della scuola materna, insieme agli adolescenti che seguono i vari programmi socio-educativi della Onlus Il sorriso dei miei bimbi.
L'impatto è violento: passo dalla spiaggia di Ipanema a una stradina dissestata con assembramenti disordinati di gente, moto smarmittate che sfrecciano e poliziotti con giubbotti antiproiettile e mitra spianati. Facciamo due passi e ci troviamo i bambini della scuola pronti a suonare per noi. Intorno la sensazione era quella di un posto bombardato qualche giorno prima. Iniziamo il corteo per le strade della favela e io inizio a scattare, mentre i bambini davanti suonano e la violenza dell'impatto inizia ad essere superata. Comincio a parlare con le persone che ho intorno ed a un certo punto conosco Barbara Olivi: lei è la presidente della Onlus. E' quella che ha fatto tutto qui. Ha mollato l'Italia, una vita agiata, la carriera, gli affetti ed è venuta qui. Ha scelto di vivere dentro la favela, ci vive da più di dieci anni ed è la donna più felice del mondo. Mi chiede di mostrarle qualche scatto, gli passo la mia reflex e mi propone di tornare per trascorrere una giornata con lei andando nelle zone più remote della favela per realizzare un reportage fotografico. Ero finalmente riuscito ad ottenere quello che stavo cercando da mesi!
Così qualche mattina dopo io e il mio amico Cristiano siamo tornati alla Rocinha. Barbara ci aspettava alla fermata del pullman; abbiamo chiesto un passaggio a tre motociclisti per salire nella parte più alta della favela: a sinistra panorama da sogno, sotto di noi Ipanema, Lagoa, Copacabana e la meraviglia della foresta pluviale che circonda la cidade maravilhosa; a destra un assembramento infinito di baracche, povertà, sporcizia, emarginazione e strade straboccanti di umanità. Dopo un'ultima occhiata a sinistra, inizia la nostra camminata senza meta. Tutto improvvisato. La giornata la faranno le persone e i bambini che incontreremo. I ritmi li scandiranno loro. Il reportage sarà spontaneo. Il risultato è quello che potete vedere dalle foto.
Gente da Rocinha è diventata una mostra che è stata ospitata per due mesi alla libreria La Feltrinelli di Latina. A fine novembre sarà ospitata anche a Livorno. Alcune foto sono state pubblicate sul sito de La Repubblica.it; le foto vengono vendute dai volontari della Onlus nelle varie manifestazioni alle quali partecipano. Presto, inoltre, sarà disponibile il Calendario del Sorriso 2013 con i miei scatti.
Oggi mi sento parte integrante della Onlus e ho conosciuto persone meravigliose: Barbara, Marco, Filippo, Emma, Tania.  L'idea e il desiderio sono quelli di continuare un percorso insieme, di cui questo è solo un primo passo. Spero di potervi aggiornare presto con nuove iniziative!

«In Rocinha la vita pulsa e ti avvolge, ti affascina e rigetta, ti tramortisce nelle sofferenze altrui; un luogo dove la sopravvivenza è una scommessa quotidiana. Da oltre dieci anni, tra le fogne a cielo aperto e le baracche senza acqua e dignità, ci occupiamo di bambini e giovani, attraverso un percorso educativo stimolante e creativo»
Barbara Olivi












3 commenti:

davide garota ha detto...

Bellissime foto, bravo Antonio.
Proprio belle!

Cris ha detto...

Bella Brother!!

Cris ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.