lunedì 2 luglio 2007

R&B sounds: R. Kelly + Rihanna


Passano gli anni, ma nessuno – ad oggi – è ancora riuscito a detronizzare R. Kelly dal suo titolo di King of R&B. Eppure il suo nuovo album “Double Up” (Sony/Bmg) è ben lontano dai suoi capolavori (“12 Play” del 1993 e “R” del ‘98) così come dalla svolta squisitamente soul di “Happy People” del 2004. È un buon prodotto R&B, d’accordo, ma niente di fondamentale, niente che aggiunga qualcosa di nuovo al suo valido percorso artistico.

R. Kelly scrive musica come pochi altri, ha innegabile talento sia nella composizione che nell’interpretazione; tra le 19 tracce dell’album, spicca soprattutto “Same girl”, il duetto con Usher (altra grande stella dell’R&B statunitense). La prima parte del disco, più ritmata, conta buoni pezzi come la possente intro “The Champ”, “Double Up” con Snoop Dogg e “Tryin’ to get a number” con Nelly. Non mancano però tante ballads struggenti – vero marchio di fabbrica dell’artista – come “Leave your name”, “Real talk” o “Sweet tooth”.
Da segnalare anche “Rockstar” (con Kid Rock e Ludacris) dove l’estensione vocale del crooner di Chicago si trasforma in vera e propria rabbia!

Se da una parte R. Kelly segna quella che probabilmente è la più importante uscita discografica R&B della stagione, dalle piste infuocate dei dancefloor di tutto il mondo sta esplodendo il singolo “Umbrella” di Rihanna, che pubblica il suo terzo album “Good girl gone bad” (Def Jam/Universal).

Nonostante il titolo (dato che lei è tutt’altro che una bad girl), nello splendido videoclip che accompagna “Umbrella” - diretto da un bravissimo Chris Applebaum - è sexy come non mai, con un nuovo taglio di capelli che la valorizza al massimo. Il pezzo è molto potente, e non a caso è il Presidente stesso della Def Jam a firmarle l’intro: le rime di Jay-Z aprono il brano come un sigillo che ne autentica la qualità, che già di suo vanta un azzeccatissimo refrain che sentirete per tutta l’estate!

Atmosfere dance anni ’80 (come “Push up on me” o “Don’t stop the music”, che cita “Wanna be startin’ something” di Michael Jackson). Sonorità che rimandano a Pink (“Shut up and drive”) o all’ultima Nelly Furtado (“Lemme get that”). Pur non potendo contare su una voce capace di virtuosismi soul, è convincente anche quando il beat rallenta, tantopiù quando è prodotto da un fuoriclasse come Timbaland; se a lui aggiungiamo la scrittura dell’amico Justin Timberlake, ecco allora “Rehab”, il pezzo migliore del CD.
Un album che conferma Rihanna come una delle più valide interpreti di un R&B fresco, ben prodotto, tutto da ballare.

8 commenti:

Anonimo ha detto...

che schifo

Anonimo ha detto...

è proprio vero: che schifo gli anonimi!!!

S3Keno ha detto...

Che schifo, eh?
E intanto io con QUESTA musica (rap, soul, R&B) sono 9 anni che - oltre alle orecchie - mi ci riempio pure la pancia...

Poveri minatori del Sulcis, vero? ;)

Anonimo ha detto...

contento te.

Anonimo ha detto...

Contenti tutti.

Anonimo ha detto...

hai rotto il cazzo!
ritirati merda!

Anonimo ha detto...

Non ce l'hai un cazzo!
Sei solo merda!

Antonio ha detto...

Real Talk di R Kelly è il primo pezzo r'n'b che mi ha fatto capire come anche un cantante possa essere hardcore come un rapper, appunto, hardcore. Per il resto, la musica r'n'b non e' la mia tazza di te.
Di Umbrella di Rhianna apprezzo solo l'open hi-hat campionato da Walk This Way (alcuni di noi sono malati così). Tutto il resto è very generic, compresa l'intro di Jay.
Parentesi-bestemmia: apprezzo Jay-Z, ma in realtà non mi è mai piaciuto veramente.
Anche se gli riconosco il merito di aver lanciato quel mostro di Just Blaze.
A vedere la Def Jam di oggi, a paragone del 1988-90, mi viene da piangere...