
A settembre sono 10 anni che ci conosciamo, e - che io ricordi - non abbiamo MAI discusso e/o litigato.
Anche perchè di fatto sei un bravo ragazzo, simpatico, cordiale, spiritoso, decisamente buono. Detta così, assai migliore di me.
Eppure, ieri sera è successo. Sarà forse iniziata perchè mi sono RIFIUTATO di scaricarti con il mio muletto
"Una mamma per amica" in lingua originale (che poi, cazzo, saranno tipo 24 puntate per almeno 5 serie, roba che ci metterei da qui a Natale!!!) dicendoti - spiritosamente, secondo me - che lo facevo per "educarti", che fa male alla salute vedere troppe di quelle cazzate per teenegers. Probabilmente hai rosicato.
Ora, però, aldilà di qualsiasi causa scatenante, il punto focale è stato un altro.
Cioè (come sempre) l'Ammerika e tutti quelli che:
"Come si vive bene in Ammerika".
Che magari ci sei stato qualche giorno in vacanza (quindi da turista, e con il portafoglio bello pieno) ma
"quanto è bella l'Ammerika, come ci si vive bene, altro che l'Italia!!!" e via con 'ste minchiate di chi non si è MAI fermato un attimo ad analizzare a fondo questo Pease, questa superpotenza economica che ha fatto del capitalismo e dell'imperialismo la propria bandiera, che - per un'autorità superiore di cui si è investita da sola - invade altri nazioni, detronizza dittatori, bombarda città e civili, legittima guerre in nome della libertà, della giustizia, della democrazia. No, no, non del petrolio.
"Ma che ne sai tu? Che non ci sei nemmeno mai stato" - mi hai detto -
"Che per quattro cose lette su internet credi di sapere tutto!!!".
Mentre tu, come grande fonte del tuo sapere, hai un professore dell'università che ha vissuto quattro anni a New York.
Cioè, capisci?
Un italiano, peraltro benestante, che ha vissuto QUATTRO anni a New York (probabilmente senza mai uscire da Manhattan)... ecchecazzo, in effetti davanti a cotanta profonda conoscenza della cultura ammerikana, dovrei starmene zitto. Cioè, accidenti, tu conosci UNO che ha vissuto a New York... WOW, ti rendi conto?!?
Non importa che io nella mia vita abbia conosciuto newyorkesi nati e cresciuti lì, non italiani "in trasferta" con il loft a Soho o l'albergo pagato dall'azienda. Non importa che io nella mia vita abbia viaggiato un botto, confrontandomi e cercando di capire le culture diverse dalla mia, e tu sia uscito due volte dal Raccordo Anulare (e senza navigatore in macchina, sei capace di perderti tra casa tua e casa mia, cioè 7 kilometri di strada). Non importa che io sia cresciuto a suon di controcultura e controinformazione (eh si, perchè la rete serve anche a questo, non solo a spostare cargo da un pianeta all'altro, sai?),
Manifesto,
Repubblica ed
Internazionale (d'accordo, magari sforando anche nel fazioso, non lo nego) invece che leggendo il
Corriere dello Sport. Non importa che magari abbia diretto per qualche anno un mensile dedicato ad una cultura che spesso viene definita
"la CNN dei neri", che abbia conosciuto, incontrato e parlato con gente decisamante COLTA come
KRS-One,
Chuck D (Public Enemy),
Afrika Bambaataa,
The RZA o
Grandmaster Flash, intervistandoli, cenendoci insieme, confrontandomi con loro, ma anche con altri ragazzi che - senza essere "famosi" - in quelle strade ci ballano, ci dipingono, ci suonano, ci VIVONO.
No. Tutto questo non importa.
'Sti negri, che sono SOLO il 13% o poco più della popolazione ammerikana (come dire una quarantina di milioni), che cazzo ne sanno pure loro, eh? Se chiedi a Bush, ti dice che stanno tutti bene e che con 'sta storia del rap hanno rotto le palle. Anche se non mi risulta (nemmeno dalla rete) che Bush abbia mai vissuto nel Bronx, nel Queens, nel South Central o a Compton.
Varrebbe anche per ispanici (messicani, portoricani, etc.) o asiatici (cinesi, indiani, musulmani, etc.) ma tanto la controcultura e la controinformazione in Ammerika la fa il governo, vero? La fa la destra democratica e/o repubblicana, vero? La fanno i
bianchi anglosassoni protestanti che - pur non essendo nemmeno più la maggioranza della popolazione del Paese - detengono ogni posizione di potere, vero?
Non esistono periferie/ghetti nelle città ammerikane. Non esistono
projects. Non esistono
questioni razziali. Non esiste
disoccupazione. Non esiste
povertà...
"in Ammerika si vive bene"!!!
Certo.
Se sei bianco, benestante, hai una casa, un lavoro, un'assicurazione sanitaria.
Ma io non ci sono mai stato, quindi cosa cazzo ne so?
Solo perchè magari leggo testi come
"American Dream" di
Jason DeParle (giornalista del "Times", nonchè Premio Pulitzer) invece che l'utlimo romanzo di
John Grisham... o solo perchè magari mi vedo i film di
Singleton o di
Moore invece che
"Una mamma per amica"... eh già, che cazzo ne so?
37 milioni di cittadini americani sulla soglia del livello di povertà sono solo numeri che leggo in rete.
45 milioni di cittadini americani senza assicurazione sanitaria sono solo altri numeri buttati lì per spararla grossa.
Ma
"in Ammerika si vive bene", eccerto!!!
E grazie al cazzo: vai in agenzia, ti fai due biglietti A/R per New York, prenoti un bell'albergo nel centro di Manhattan con finestra sul Central Park, te ne vai a spasso per la Quinta Strada, per Time Square, per centri commerciali, mangi quando hai fame, bevi quando hai sete, vai a visitare la Statua della Libertà e Ground Zero, fai un sacco di belle foto, bal bla bla...
Ma un newyorchese su cinque è povero. C'è scritto questo sulla tua
Lonely Planet?
Probabilemnte no, tanto la guida non ti manda a visitare i posti dove vive questo questo quinto dei cittatini della Grande Mela.
E un quinto di 8 milioni di abitanti sono più di un milione e mezzo di persone, sai?
Ma
"in Ammerika si vive bene", altro che Roma!!!
Allora io non ne so un cazzo, d'accordo.
Ma tu accendi il cervello prima di dare fiato alla bocca.
Accendilo, prima che la televisione - e il modello americano che ti propone con i suoi telefilm WASP - te lo fotta del tutto!!!
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"Le statistiche rilasciate il mese scorso dall'ufficio governativo del censimento mostrano che il numero di persone finite nella trappola della povertà è improvvisamente aumentato. Mentre sparisce la classe media, il numero delle famiglie che vivono al di sotto della soglia ufficiale della povertà (18.104 dollari l'anno per una famiglia di quattro persone) è arrivato a 37 milioni. Mentre gli sgravi fiscali proposti dal presidente Bush a favore degli ultraricchi passano con disinvoltura per il senato (con l'aiuto dei democratici), la proposta di aumentare lo stipendio minimo è finita nel dimenticatoio. La percentuale dei bambini senza assicurazione sanitaria è passata dal 63.8% al 67.1%. Secondo uno studio condotto dall'Università del Michigan, il tasso di povertà per i bambini degli Stati Uniti è il peggiore tra i 19 paesi più ricchi del mondo" (Ed Vulliamy, "The Guardian").
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"In base ai dati ufficiali quasi un abitante su cinque di New York vive sotto la soglia di povertà e, ovviamente, questo dato è diversamente ripartito fra le varie zone: la più alta percentuale di poveri (28,7%) si ha nel Bronx, quella più bassa a Staten Island (7,8%). Colpisce il fatto che a Manhattan, il quartiere con il reddito pro capite di gran lunga più alto, il tasso di povertà superi il 20%. Ciò significa che in uno stesso quartiere, accanto ad una popolazione molto ricca ve n'è una molto povera. Il degrado degli edifici, la sporcizia delle strade, le molte case bruciate e sigillate sono i segni profondi di un degrado socioeconomico: chi vive a Brooklyn o nel Bronx ha il reddito più basso e la più alta possibilità di restare disoccupato, meno scuole e di qualità inferiore, assistenza sanitaria e servizi municipali scadenti o inesistenti. Le famiglie prive di abitazione sono circa 100mila, gli homeless sono 100mila, e vivono e dormono per lo più sulle soglie dei negozi o nei tunnel abbandonati. Questo degrado sociale è alla base di tensioni sociali e sanguinosi scontri tra bande giovanili, alla vasta diffusione della droga e della criminalità giovanile, infatti la mappa della criminalità corrisponde alla mappa della povertà. Questi dati sono resi ancor più drammatici dalla diffusione delle armi da fuoco, poiché nelle città sono in circolazione almeno 10 milioni di armi da fuoco, nonostante qui vigano norme più restrittive che in altre città americane" (tratto da "New York, la città globale", International Alliance Of Inhabitants).