lunedì 13 agosto 2007

Chillout.


C'è un momento MAGICO ogni giorno, in estate, verso le sette di sera, quando sono in spiaggia. Dopo i numerosi bagni, dopo birre e gelati al bar, dopo chiacchiere e cazzaggiamenti vari con gli amici, dopo le abituali spole tra La Vela, Le Palme, Il Gabbiano e le Dune.
A quell'ora hanno già ritirato almeno da mezz'ora ombrelloni e lettini, la spiaggia si libera, la gente è già in fila sulla Colombo verso Roma, la caciara del giorno si trasforma in vociare indefinito dei pochi rimasti, la sabbia è fresca, il sole arriva già per traverso, accarezzandoti lieve, senza più quel caldo che ti fa sbroccare, l'asciugamano più vicino al tuo sta come minimo a cinque metri da te.
A quell'ora con la sabbia mi faccio un "cuscino" per la testa sotto il mio asciugamano. Mi sdraio. Mi rilasso. Mi abbandono. I miei pensieri cominciano a fondersi e confondersi tra cose reali e quelle che sembrano già anteprime dei miei sogni.

In quel momento, NON MI FREGA ASSOLUTAMENTE PIU' NIENTE DI ALCUNA COSA: del lavoro, della casa, del denaro, delle vittorie, delle preoccupazioni, delle competizioni, delle delusioni, dei progetti, delle responsabilità, delle cose da fare anche quella stessa sera (mi aspettasse pure la serata più figa del mondo)... nemmeno degli affetti!

In quel momento esisto solo io.

Credo si tratti dell'apice assoluto del mio egoismo.

Poi, generalmente, mi abbiocco.

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