lunedì 22 marzo 2010

S.O.A. • Season Two.


Generalmente, la prova dell'effettiva qualità di una buona serie televisiva - o meglio, del lavoro dei suoi autori - è data dalla sua seconda stagione. Così dicono, a sentir quelli più "esperti" (?) di me in materia. Se dunque prendiamo alla lettera questa regola, peraltro piuttosto logica, allora "Sons of Anarchy" è una serie f.o.t.t.u.t.a.m.e.n.t.e buona, perché la seconda stagione (che giocoforza mi sono visto in lingua originale) è addirittura MIGLIORE della prima, che già era ben al di sopra della media.
Nella lunga sequenza che chiude il decimo episodio, da brivido, mi sono anche commosso.
E le due trame (drammatiche) che vengono lasciate aperte nel finale dell'ultimo episodio, promettono grandi cose per la terza.
Per quanto mi riguarda, in questo momento Kurt Sutter manda a casa tutte le altre serie tv.
E intendo proprio TUTTE.

Long life SAMCRO.

"L'intelletto fa rinchiudere un uomo in se stesso, in una solitudine da cui egli guarda alla società con occhi estraniati. E se quel che vede lo turba, se fa nascere interesse e compassione, i suoi sentimenti saranno rivolti ai più deboli del grande gregge umano, quelli che vengono tosati e affamati dal pastore, quelli che vengono venduti e non nutriti. Un'educazione imperfetta accresce le fila dei rivoluzionari, ma - di tanto in tanto - un leader scende tra loro, dai circoli più elevati: un Mirabeau, un Rochefort, un principe Kropotkin. Il desiderio dei Figli dell'Anarchia è, in verità, di fare a meno dei leader, perché tutti gli uomini sono uguali, ed è assurdo che il leader sia un uomo piuttosto che un altro".

1 commento:

Unknown ha detto...

Quoto a manetta. Anche se detesto i finali coi cliffhanger. E quando finalmente Clay va da Gemma e lo fanno... m'è venuto il magone!