sabato 8 maggio 2010
Return of the Ankh.
Erykah Badu: "New AmErykah • Part Two: Return of the Ankh"
(Motown/Universal).
Un inverno all'insegna di tante uscite discografiche importanti per la scena soul/R&B: il grande ritorno di Withney Houston, poi Mariah Carey (che avrebbe dovuto pubblicare anche un secondo album di remix, poi annullato a causa delle scarse vendite di "Memoirs of an imperfect angel") e ancora R. Kelly, Alicia Keys e Mary J. Blige, tralasciando l'ultimo album di Usher, che è davvero meglio NON parlarne.
Tante tracce da ascoltare, tante recensioni, tante parole per analizzarli e descriverli. Poi - dal cielo? - arriva il nuovo lavoro di Erykah Badu, che - senza grandi comunicati stampa e/o strombazzamenti di alcun tipo - ammutolisce ogni altro disco. E li manda a casa tutti. TUTTI. Dal primo all'ultimo.
In effetti si tratta realmente di un ALTRO livello.
Parliamo di un'eleganza compositiva e interpretativa che viene raramente raggiunta dalla musica nera contemporanea. Non di canzoncine R&B "usa & getta", ma di roba che rimarrà nel tempo. Qualcosa di cui ci si accorge immediatamente, quando a vibrare non sono solo le casse dello stereo, ma anche la pancia e il cuore. L'anima.
"Return of the Ankh" è la seconda parte dell'ambiziosa trilogia "New AmErykah". Del primo disco avevo già avuto modo di scriverne QUI. Del suo splendido live, invece (la data romana del Vortex Tour nell'estate 2008), ne ho parlato QUI.
Undici tracce interamente firmate dalla divina di Dallas, circondata come sempre da ottimi arrangiatori/produttori e musicisti, molti dei quali già presenti sul primo capitolo, come 9th Wonder, James Poyser, Madlib, J Dilla, Sa-Ra's Shafiq Husayn, R.C. Williams e Ahmir "?estlove" Thompson dei The Roots.
Lì dove "4th World War" poteva addirittura risultare spigoloso (elitario?) tante erano le sue sperimentazioni elettroniche/jazzistiche, con questo secondo capitolo la Badu addolcisce toni e intenzioni, tornando in maniera prorompente alla melodia, smussando gli angoli più "difficili" (che poi non erano altro che l'apice della sua profonda cultura musicale) a favore di un ascolto più rilassante, più MORBIDO, sempre raffinatissimo.
Cambia anche la concezione strumentale, che in "Return of te Ankh" risulta molto più acustica, in determinati momenti addirittura "improvvisata" a mo' di jam session (pensate che in alcuni passaggi di "Window seat" la sua voce è stata realmente registrata mentre lei cantava sotto la doccia!).
Il cambiamento è palese anche nei testi: le tematiche militanti/politiche/cerebrali del 2008 lasciano spazio all'amore e al romanticismo, pur se in una dimensione ancora molto personale, quasi filosofica, assolutamente fuori da ogni stereotipo. E sempre, comunque, emozionanti.
Pezzi come "Window seat" (primo singolo, nel cui video la Badu si spoglia completamente nuda per strada!), "Umm Hmm", "Fall in love (your funeral)" o ancora "Out my mind, just in time" (che supera i dieci minuti di durata, ma è concettualmente divisa in tre parti) rappresentano l'unione della miglior tradizione soul all'avanguardia sonora. Modernissimi, eppure già dei classici.
Acquistatelo nei negozi o si iTunes.
Scaricatelo illegalmente, se credete.
Ma in qualsiasi caso, fatevi un favore: ASCOLTATELO per intero!
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1 commento:
bellissimo
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