The fine Art of T-shirting • Episode One
Si fa presto a dire t-shirt.
Così come si fa presto a parlare di grafica per abbigliamento, in un mondo in cui oramai sembrano diventati tutti grafici. Ma questa è un'altra storia.
Quello di cui andiamo a parlare è ben altra roba: è per chi della t-shirt ha una VERA passione, qualcosa che va aldilà della moda, che si basa sul gusto, sullo stile, su scelte estetiche e compositive, sulla vestibilità, sulla sua storia come capo imprescindibile (!) e sulle storie che raccontano ognuna di esse. Quando c'è devozione, dietro alla loro ideazione, alla loro realizzazione. Altrimenti è solo un ennesimo prodotto di consumo (che non sarebbe assolutamente sbagliato, se ben fatto) ma troppo spesso realizzato invece senza competenza.
E senza PASSIONE, per l'appunto.
Ridendo e scherzando, sono oramai davvero parecchi i brand "giovanili" a cui negli anni ho prestato la mia creatività: da grafico interno, da art director o da semplice consulente esterno, sono passato per Pickwick, Onyx, Hollister Company, MBC, JTB Bench, Broke, Lonsdale, Disney (sulle linee Winnie The Pooh, Mickey Mouse, Princess, Eeyore, 'Cuties, Camp Rock), Fiorucci, Dimensione Danza, Gecko, Monella Vagabonda, DC Comics (Supergirl), Puerco Espin, Yell, Rubacuori, Bambolita, Rams 23, Frankie Garage, Polly Pocket, Ruby Gloom, Guru e Catbalou… ma giusto per dire, eh?
Si, insomma: diciamo che un mimino di esperienza oramai potrei dire di essermela fatta. Ma giusto un minimo, eh?
Quindi alla base del mio lavoro (oltre alla suddetta "esperienza") c'è sempre stata - e c'è ancora - grande passione. E grande attenzione ai particolari, aggiungo. Altrimenti mi annoierei. Mi sembrerebbe di impaginare locandine di offerte per supermercati. Senza fantasia, senza interesse, senza curiosità, senza stimoli, senza cose da raccontare è meglio lasciar perdere la creatività. In ogni campo. Quantomeno io la penso così.
Per quanto riguarda l'abbigliamento, il mio METODO di lavoro è ben rodato da tempo, indipendentemente dal fatto che - di volta in volta - possa allinearsi o meno all'identità di un determinato marchio (soprattutto se collabori con un marchio che questa "identità" nemmeno ce l'ha). Può succedere che non piaccia il tuo stile, è ovvio. Ma se creare la grafica per una t-shirt significa solamente guardare il nuovo catalogo di un'altra marca modaiola che va per la maggiore, scaricarsi una .jpg dal loro sito, aprirla sulla parte sinistra dello schermo del Mac e ricomporne una pressoché UGUALE sul foglio di Illustrator aperto lì accanto alla sua destra... beh, allora scusate se preferisco lasciar perdere!
Preso atto che un creativo che lavora nell'abbigliamento debba necessariamente avere in testa una panoramica generale del mercato e di ciò che effettivamente fa sell-out nei negozi di vestiti, debba avere grande INTUIZIONE su temi, colori e tendenze che potrebbero funzionare da lì ad un anno (perché sulle collezioni si lavora con circa un anno di anticipo) e debba insomma "ipotizzare" stili e gusti che un potenziale consumatore potrebbe avere (e cambiare) nell'arco di due stagioni, io credo sempre (1) in una IDEA di base, un concept personale che non sia "copiare le cose degli altri" + (2) in una RICERCA di materiale originale, di linguaggio (anche e soprattutto quando si lavora in inglese), di riferimenti coerenti all'idea da cui si è partiti + (3) in una STORIA che la grafica stessa racconta al suo interno, un messaggio + (4) in una ESECUZIONE solida, asciutta, possibilmente elegante (o "stilosa") che miri ad una armonia delle forme, degli elementi utilizzati, degli spazi d'ingombro, delle linee di dinamicità, dei caratteri scelti.
Un'idea + una ricerca + una storia = SOLO GRAFICHE ORIGINALI
Ecco, veniamo al punto.
Che si fa presto anche a dire "grafiche originali".
Che ORIGINALITA' non indica qualcosa di "strano", di "nuovo" o di "mai visto prima", ma - in questo caso - qualcosa di assolutamente INEDITO ed ESCLUSIVO, che un creativo (che si consideri davvero tale) realizza per conto di chi lo ha ingaggiato fornendogli un prodotto UNICO… è chiaro il concetto?
Allora ecco come - pur facendo lo stesso lavoro per lo stesso brand - il retaggio di due creativi può portare a scelte ANTITETICHE di grafica. Non solo nel gusto, quindi (che è pur sempre soggettivo), ma nel metodo. Di che parlo esattamente?
Faccio due esempi estremamente CHIARI:
>>> da un lato del ring linkandovi il mio blog parallelo dove potete leggere QUESTO post su quale sia la mia idea di grafica originale.
>>> all'angolo opposto, ben due IPOTETICI esempi due - dal blog del mio indomabile amico 21Tyson, che ha un bancone a via Sannio - su cosa sia invece (1) riciclare una grafica fatta in precedenza per un altro datore di lavoro o anche (2) realizzare una grafica utilizzando loghi regolarmente registrati, di altrui proprietà.
Dopodichè chiunque di voi tragga pure liberamente le proprie conclusioni.
Lo scopo di questo post, oltre che COLPIRE chi deve essere colpito, è anche DIVERTIRE.
Quindi buona lettura e buon divertimento, bro.
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