martedì 8 marzo 2011

I'm pure / Impure.



L'ho sempre detto: mi piacciono le idee.
Mi piacciono le visioni, sopratutto se supportate da una vera progettualità.
Dietro a questo brand ci sono idee, visioni e progettualità.
I gusti, quelli di chi acquista un prodotto con il quale si deve vestire, sono un altro paio di maniche. Quindi sfogliando le collezioni uomo/donna della Impure può anche darsi che in termini di gusto non sia il vostro genere, anche se la Impure - per sua stessa natura - esce da qualsiasi genere pre-omologato.
Ed è proprio questo il punto.

Al di là dello stile basico, al di là delle grafiche vere e proprie, dietro a questo brand c'è la visione del suo ideatore, che riflette nel suo marchio i valori in cui egli stesso crede. Rendetevi conto che, già di per sè, è qualcosa di concettualmente reazionario e rivoluzionario (per chi opera nel settore abbigliamento e conosce la volgarità imperante dell'ambiente, soprattutto romano).
La Impure, che pure è piccola piccola se paragonata ad altre realtà dell'urbanwear, si fa portatrice di messaggi attraverso il cotone. Interpreta valori sociali, politici ed ambientali di eco-compatibilità (l'adesione a IMPATTO ZERO di Lifegate, tanto per dire). Cose INCONCEPIBILI per qualsiasi altra azienda abbiate mai potuto conoscere da vicino, che certamente non basa sulla cultura il proprio fatturato annuo. Così come "inconcepibile", per suddette aziende, è l'esistenza stessa di un progetto così anticonformista, che - secondo i loro schemi preconcetti - non dovrebbe nemmeno poter vivere/sopravvivere sul mercato.

Allora come mai, nonostante la sua giovanissima età, oltre ad essere stata segnalata per ironia ed originalità da quasi tutte le più importanti riviste di stile e moda, alla sua quarta collezione è stata scelta/selezionata dal gruppo Coin per essere esposta nel settore urban della loro catena nazionale accanto a marchi come Desigual, Diesel, Levis, G-Star, Gas, Guess, Meltin' Pot, Replay, Superdry, Wrangler, Rifle o Converse?

Eh... valle a capire, certe cose! ;)

Ma non stupitevi se vedete le loro t-shirts indossate da Francesco "il Libanese" Montanari, o da Gabriele Corsi del Trio Medusa, o ancora da Bianca Nappi, Lucia Ocone, Paola Cortellesi, Roul Bova e tanti altri...

Il modo stesso di porsi/proporsi della Impure rompe qualsiasi regola.
Rappresenta l'antitesi degli aberranti modelli produttivi cui siamo abituati.
Un modo diverso, altro, di essere presenti sul mercato.

"Impure nasce dalla considerazione del fatto che la bellezza è tale in quanto impura, imperfetta, perché ciò che sembra perfetto lo è solo in apparenza e per acquisire fascino deve contenere, come un Tao, elementi opposti al suo valore predominante. Una bellezza data dalla convivenza degli opposti, accettando il fatto che tutto possiede toni bianchi e toni scuri, senza rifiutarne nessuno. Compito del brand - made in Italy - è decodificare il reale e presentarlo sotto una luce nuova, ironica ed irriverente, utilizzando su magliette e felpe icone universalmente riconosciute ed affiancandole al loro significato opposto" (Frizzifrizzi.it)

Sono circa cinque mesi che collaboro con loro.
Potrei dire che sono proprio il loro grafico, ma non sarebbe del tutto corretto.
Avendo cominciato lo scorso novembre, la maggior parte delle cose a cui ho lavorato riguardano giocoforza l'AI.2011/12 (quindi raggiungeranno i negozi il prossimo settembre); ma - a parte poster, calendari, stickers, cartelli vetrina o workbook che siano - ho fatto comunque in tempo ad "infilare" una mia grafica (per la donna) già nella PE.2011, che quindi è attualmente in vendita.
Ma guarda un po', anche alla Coin!!! ;)

So, long life Impure.
The other way round.

1 commento:

luisa ha detto...

... per chi opera nel settore abbigliamento e conosce la volgarità imperante dell'ambiente, soprattutto romano

VOLGARITA'?
in che senso?