venerdì 2 marzo 2012

Lucio e gli altri.



Mi fa davvero uno strano effetto pensare che nemmeno tre settimane fa, alla morte di Withney Houston, nella prima stesura del pezzo che le ho dedicato qui sul blog ci fosse un passaggio (che poi ho tagliato perché suddetto pezzo era già abbastanza lungo) in cui scrivevo:

"Parlo di Battisti, ma la sua morte l'abbiamo già elaborata da molto tempo. Erano quasi quindici anni fa, e noi eravamo tutti più giovani. Il paragone tra un americano che legge improvvisamente della morte della Houston e un italiano, potrebbe essere ancora più calzante - in termini di dispiacere, di dolore o di senso di perdita - se leggessimo all'improvviso che è morto Claudio Baglioni, o Francesco De Gregori, o Lucio Dalla, o Antonello Venditti, o Vasco Rossi. Lì per lì ci prenderebbe un colpo, non credete? Eppure - a meno che non ci spalmiamo prima noi sul Raccordo Anulare! - prima o poi succederà"

Ecco.
Rileggerlo oggi è veramente strano.
Perché una cosa è scriverlo, un'altra vederlo succedere.

Oltre ad aver deciso di tagliarlo, in quelle righe nemmeno approfondivo più di tanto il concetto che volevo esprimere. Perché la nostra generazione ha visto esordire e crescere (in certi casi raggiungere il pieno successo) un'intera schiera di gruppi, cantanti e cantautori; penso immediatamente a Jovanotti, ai Subsonica, a Silvestri e tutta la scuola romana, a tutti i rapper che conosco, a Giorgia e chi più ne ha più ne metta, chiunque altro/a possa avere indicativamente la nostra età.

Ma Baglioni, De Gregori, Dalla, Venditti, Renato Zero o ancora Franco Battiato e Ivano Fossati, c'erano già PRIMA di noi. Spesso i nostri genitori avevano già i loro dischi. E altrettanto spesso noi siamo cresciuti proprio ascoltando quei vinili, che in seguito - in qualche caso - ci siamo pure portati a casa nostra, proseguendo la discografia, continuando a seguirli album dopo album, come fosse un filo invisibile che lega simbolicamente questi artisti ai nostri affetti e alle nostre passioni/tradizioni familiari.
Di padre in figlio, rendendoli realmente intergenerazionali.

Ci sono sempre stati, insomma.
E noi li abbiamo sempre visti come esseri immortali.
Mentre l'unica cosa immortale - ci insegna la vita, come ieri - è la bellezza di alcune loro canzoni, che rimarranno davvero per sempre.

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