martedì 21 ottobre 2008

John Legend: "Evolver".


Su tutto "Evolver" (Sony/Bmg) - il terzo album in studio di John Legend - aleggia la firma di quella vecchia volpe di Kanye West, suo fidato amico/produttore di sempre. Ma è la Leggenda (al secolo John Stephens, nato a Springfield nel 1978) che scrive musica e parole di tredici tracce su quindici. Tra gli altri autori che collaborano al disco, da segnalare comunque Pharrel Williams, Will.I.Am (dai Black Eyed Peas), Trevor Horn, Ne-Yo e Dave Tozer.

Già da diverso tempo le radio passano "Green light", il potente singolo di lancio con le rime sincopate di Andre 3000 degli Outkast. Rimanendo in ambito di featurings, oltre a quello dello stesso West in "It's over" c'è la bella e brava Brandy nella ritmata "Quickly", che forse in Italia - a livello di successo - non è mai andata oltre alla memorabile "The boy is mine" (hit mondiale, con Monica, del 1998) ma negli Stati Uniti è una vera e propria celebrità, sia come cantante R&B che come attrice (protagonista della sit-com "Moesha" e di diversi film), ma anche come volto di numerose campagne pubblicitarie, salotti televisivi e reality show. Altra presenza femminile (prevedibile) il duetto con Estelle nella reggaeggiante "No other love", già a tutti gli effetti pupilla di Kanye nel suo tormentone estivo "American boy". E ancora reggae in compagnia di Buju Banton in una delle due bonus tracks del CD, cioè "Can't be my lover" (la seconda è un remix di "It's over" ad opera di Teddy Riley).

In tema ballads (sulle quali John Legend è un vero maestro), molto suggestiva "If you're out there" che chiude l'album, una preghiera musicale in bilico tra la laicità di ritmi tribali e la spiritualità propria di un gospel; ma soprattutto da brivido "This time", struggente e tesissima, tanto nel pianoforte quanto negli archi. Una menzione tutta particolare - infine - alla splendida "I love, you love", che gira interamente su un campione tratto da "Tunnel of love" dei Dire Straits (per la precisione da un passaggio della lunga suite finale del pezzo, come dire la più PURA chitarra di Mark Knopfler) e che in questa veste assume vita propria, in modo straordinariamente delicato.

Il crooner originario dell'Ohio (ma cresciuto artisticamente a Philadelphia) nella ricerca del suo suono, nell'eleganza dei suoi testi, unisce come sempre la classicità del miglior soul alla sensualità dell'R&B, miscelando perfettamente tradizione e modernità, per una più che credibile tesi di musica nera contemporanea.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Volgiamo mettere con tunnel of love originale...................

Anonimo ha detto...

Non mescoliamo la musica con il far suonare una base registrata per favore...
Tunnel of love è un capolavoro unico, questo è un pezzettino musicale costruito a tavolino per esaltare la vocina del signor Legend!