domenica 27 settembre 2009

I look to you.


A due anni di distanza dal suo annuncio ufficiale (e dopo liti familiari, botte, tribunali e droga) con "I look to you" la [ex] diva Whitney Houston si gioca la sua ultima carta. Quella della CREDIBILITA'. Questo disco potrebbe segnare il suo grande ritorno o la sua totale disfatta, come fu per la collega Mariah Carey dopo le mille vicissitudini della sua vita privata (la separazione dal marito, l'esaurimento nervoso, i tentati suicidi) e dopo "Glitter" del 2001, uno dei più grandi flop della discografia mondiale, tantopiù considerando che fu il primo (ed ultimo) album per la Virgin, per quello che tutt'oggi resta il più ricco contratto della storia della musica, che per poco - secondo un perverso effetto domino - non fece fallire la major americana. Ci vollero quattro anni (e diverse "alleanze " strategiche con alcuni dei migliori produttori e rappers della scena Usa) per uscire dal tunnel, con "The emancipation of Mimi" del 2005 che la riportò in radio e ai primi posti di tutte le charts statunitensi.
Ma torniamo alla signora Houston.

Se dunque di gioco d'azzardo di tratta, questa carta Whitney (che oggettivamente non è più quella di prima) se la gioca con un disco SOBRIO ed ELEGANTE. Senza eccessi, senza "coattaggini alla moda" dell'ultima ora, anche perchè a 46 anni sarebbe ridicola a sgambettare accanto a Rhianna o alle Pussycat Dolls!!! Un ritono al classico, che se da un lato le restituisce grande dignità, dall'altro potrebbe pagare lo scotto della commerciabilità, in termini di mercato. Potrebbe, per l'appunto. Ora è tutto da vedere, ma personalmente - dopo averla ascoltata per intero - la trovo una mossa intelligente... e, di fatto, in questo momento "I look to you" è secondo solo al nuovo album di Jay-Z.

Il singolo di lancio "Million dollar bill" (che con la sua sola forza sta trainando l'intero CD in classifica) è un vero e proprio DONO della sua grande amica Alicia Keys. E si sente. La cifra stilistica è "modello Keys" al 100%, ma la Houston lo interpreta egregiamente. Altra grande presenza dell'album è R. Kelly, che le confeziona addosso la splendifa traccia che dà il titolo al disco e quella di chiusura, "Salute" (meno bella, ma comunque suggestiva) che è interamente scritta, prodotta ed arrangiata dal crooner di Chicago. Aldilà di queste due notevoli firme, Withney è comunque circondata da una scquadra di ottimi compositori e produttori, anche quando si tratta di dance (come "Nothin' but love", "A song for you" o "For the lovers"); si, perchè non dimentichiamo che la nostra [ex] diva R&B da 180 milioni di dischi venduti nel mondo (e che rimane l'artista musicale più premiata al mondo) a fine anni '80, cioè all'apice della sua carriera, con pezzi come "I wanna dance with somebody" non si faceva il minimo problema a finire in discoteca, fuori da qualsiasi etichetta di genere.

I momenti migliori di un album che non passerà alla storia (ma che ha tutti i numeri per farsi ascoltare più e più volte) rimangono il brano scritto dalla Keys e le ballads come "I didn't know my own strenght" o "Like I never left" con il feat. di Akon, altra stella dell'attuale scena black statunitense. Che non invade, ma anzi concorre alla classe.
Non resta che vedere quale sarà effettivamente l'accoglienza del grande pubblico, in tutto il mondo.
Perchè di gente che le vuole bene, lì fuori, ce n'è ancora tanta.

• Coming soon in autumn 09: brand new albums from Mariah Carey, Alicia Keys and Mary J. Blige.

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