lunedì 14 aprile 2008
Pecore [insolitopost].
Ieri sono stato al battesimo della figlia di dei nostri amici. Giocoforza la Messa faceva parte del "pacchetto" domenicale. Seduto in una Chiesa quasi sperduta della campagna romana, mi sono ascoltato le Letture, tra le quali questo brano tratto dal Vangelo secondo Giovanni (10, 1-10), che poi dei quattro è anche il più bello:
In quel tempo, Gesù disse: "In verità, in verità vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore per la porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra per la porta, è il pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori. E quando ha condotto fuori tutte le sue pecore, cammina innanzi a loro, e le pecore lo seguono, perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei". Questa similitudine disse loro Gesù; ma essi non capirono che cosa significava ciò che diceva loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: "In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza".
Ora, nonostante io abbia ancora in mente alcuni rudimentali "strumenti" di lettura (riconducibili ad anni di parrocchietta in fase giovanile) e che il sacerdote - straniero! - di quella Chiesa di paese abbia pure fatto un'omelia piuttosto profonda ed interessante... sarei a dir poco CURIOSO di sapere che tipo di percezione possa avere una lettura del genere da parte di gente in totale astinenza cattolica, soprattutto nel contesto di una società che - per ben altri versi - ci vuole "pecore" e di una controcultura (della quale ci sentiamo parte, su) che invece ci fa rifuggire da ogni tipo di omologazione...
Nota: sia chiaro che se a 'sto punto ve ne uscite con un banalissimo bestemmione, il commento - anche se non lo faccio mai - verrà cancellato (senza considerare tra l'altro che su una testata giornalistica è pure perseguibile!!!).
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7 commenti:
Hai ragione.
Ma la soluzione qual è?
Una riscrittura dei vangeli in maniera che siano di facile decodifica?
Il Cristo Compagnone?
Ecchecazzo... vuoi essere un credente cristiano? Fattii lo smazzo di capire in cosa credi.
La lettura di domenica scorsa, la IV domenica di Pasqua, ci dice che il Signore è "il buon pastore" e che noi siamo il suo gregge.
E' un paragone che va ben aldilà dei significati che possono essere superficialmente dati dalla società, che lei stesso suggerisce volerci tutti "pecoroni", ma dietro le mode, la televisione, l'estetica moderna. Questa si che sarebbe omologazione, cieca.
Ma Giovanni, l'apostolo buono, parla di altro. Egli riporta le parole di Gesù, che vanno però contestualizzate nella cultura ebraica di allora: per i pastori di quel tempo, il loro gregge non era "anonimo", ed era infatti uso dare un nome proprio ad ogni pecora del proprio gregge. Il pastore, insomma, conosceva e riconosceva una ad una le proprie pecore.
Seguire il buon Pastore significa dunque avere fiducia in lui, fidarsi e seguirlo, lui che conosce intimamente ognuno di noi, abbandonandosi totalmente nel suo infinito Amore. E lo scrivo proprio con la A maiuscola.
Una fiducia che, al giorno d'oggi, capisco essere quasi incomprensibile per il tipo di mondo in cui viviamo. Infatti, mi creda, nel quotidiano contemporaneo è assai più impegnativo essere cristiani che non esserlo.
Ecco una mia umile e semplice chiave di lettura per tutti coloro che, come scrive lei, sono in "totale astinenza cattolica". Ma ai quali una volta ogni tanto non farebbe male leggere i Vangeli, magari anche solo come fossero un buon libro. Che, per cominciare, è già molto.
Anna.
Una catechista capitata qui per caso con Google.
La curiosità è sempre un ottima cosa, altro che "uccide il gatto".
Corsi vari a tema Sacre Scritture, negli anni, mi hanno dato una mano a "farmi lo smazzo" come dice Recchioni, anche se tutt'oggi non sposo a pieno la dottrina cattolica. Ne ho però colto alcune ricchezze formidabili, molte celate dietro traduzioni approssimative dell'ebraico e dell'aramaico, altre in passi apparentemente ermetici, "spezzati" da persone in grado di farlo.
Su tutti, ricordo con immenso piacere tale Don Fabio Rosini, parroco a S. Francesca Romana. Un uomo davvero straordinario che ha tenuto - e tiene ancora - veri e propri corsi sulla comprensione piena dei 10 comandamenti. Un'esperienza che ancora oggi consiglio vivamente a chiunque voglia fare "sul serio" o quantomeno cercare di capire davvero di che si tratta, al di là delle consuetudini e della religiosità che sono - ahimè - ben altra cosa e troppo spesso fanno solo danni.
Scusa se sono andato un pò OT ma il tema mi ha stuzzicato ;)
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