domenica 16 marzo 2008

Di Lloyd e catene.


Dunque. M'ero scordato di dirvi che sabato scorso (non ieri, che ero al concerto di Giorgia, ma quello prima) ho cenato alla trattoria romana "Sora Rosa" con David Lloyd, il celebre disegnatore di "V for Vendetta". Beh, non immaginate me e lui a lume di candela. C'erano Gianni Tarquini del Forbidden Planet (grazie per la cena, zio!!!), Lollo Bartoli, Pasquale Ruggiero, Alessio Danesi con tutta la ciurma della Magic Press e qualche invitato/imbucato come il sottoscritto. Fattostà che a tavola ce l'avevo proprio di fronte a me, quindi ci ho chiacchierato parecchio con 'sto 58enne autore britannico perlopiù single (che - a giudicare dai discorsi che fa sulle donne - definirei piuttosto SOLO) fino a dove io potessi reggere con l'inglese, ma soprattutto fino a dove lui potesse reggere con il vino!!!

E allora? Allora niente. M'è venuto in mente che m'ero scordato pure di una catena ricevuta dal buon Gud (e io amo Gud, ma odio le catene); lui mi nomina per proseguirne una con il tema "Pubblicate sul blog la foto di una vostra collezione, più completa e nerd possibile"... e quindi che faccio? Uhm, nel termine "nerd" mi ci son sempre sentito un po' stretto, ma qualcosa di figo da pubblicare ce l'avrò pure io, no?
Ecco allora che mi viene in mente "V for Vendetta" in una strana versione che sono abbastanza orgoglioso di possedere, cioè la sua prima edizione italiana pubblicata dalla Rizzoli da aprile a settembre 1991 con la traduzione di Stefano Negrini dentro al mensile "Corto Maltese" (e quando dico "dentro" intendo proprio DENTRO, perchè era "a fascicoli staccabili" sulla spillatura centrale della rivista!!!) con tanto di "raccoglitore" in cartoncino per conservarli tutti e sei.
• Vedere foto qui sotto :)
Volendo, ho anche la prima edizione italiana dell'altro fumetto/capolavoro di Alan Moore, cioè "Watchmen", sempre dentro "Corto Maltese", sempre ad insertini spillati, sempre stampati su cartaccia uso-mano... ma SENZA raccoglitore!!! Ecco perchè tra i due ho scelto "V for Vendetta"...



A questo punto, già che ci sono, pubblico anche un'altra raccolta di cui sono piuttosto orgoglioso come collezionista (o come segaiolo?): "Ramba" di Marco Delizia, Rossano Rossi, Fabio Valdambrini, Mauro Laurenti e Mario Janni... un bel pornazzo in formato de-luxe (pubblicato dalla Blue Press da ottobre 1990 in poi) di cui ho tutti e sette i volumi sette, credo oramai introvabili. Ergo: una collezione completa vera e propria.
• Vedere foto qui sotto :)
Dopodichè mi fermo. Sia con le collezioni (nerd o meno che siano) sia con le catene, che odio. Quindi - dopo essermene sollazzato - io LA BLOCCO, tiè!!! Eh eh eh...

giovedì 13 marzo 2008

Soul Food: Jill Scott + Erykah Badu


Il "collega" Alberto Castelli (il suo bel blog lo trovate tra i miei preferiti sul lato dx) scrive proprio questo mese: "Siete convinti che il rap sia morto? Allora provate ad ascoltare questo disco con una certa attenzione"... riferendosi a "The Cool" di Lupe Fiasco come ad una buona boccata d'ossigeno; personalmente - però - io non amo molto Fiasco, nonostante l'effettiva validità del suo nuovo album. Negli ultimi mesi, io stesso accusavo un certo RISTAGNO nella scena hip hop statunitense, ma quando non trovo consolazione nel rap, fortunatamente mi arriva incontro tanta altra buona musica nera.
Recentemente avevo già parlato delle nuove uscite di Alicia Keys e di Mary J. Blige (entrambe in equilibrio tra pop, R&B e soul), ma stavolta ALZO IL TIRO, perchè - se nei momenti di sconforto non possiamo sempre tuffarci nel passato alla ricerca di Marvin Gaye o Solomon Burke - basta tenere aperte le orecchie e scegliere con accuratezza, e il "cibo per l'anima" (Soul Food, per l'appunto) si trova eccome!
Ecco allora due nuovi dischi di due grandissime artiste contemporanee: Jill Scott ed Erykah Badu. Roba assai raffinata, di primissima classe. Soul da "iniziati", non per tutti.

Comincio da Jill Scott, interprete/autrice di Philadelphia, una cantante che seguo sin dal suo primo album (si era capito che la adoro?). Anche per mettere a tacere chiunque ancora mi rinfacci che quando "difendo" (?) le produzioni di tipine come Christina Aguilera o Rihanna lo faccio solo perchè sono fighe (che peraltro è vero!!!).
"The Real Thing - Words and Sounds Vol.3" (Hidden Beach Recordings/A Touch of Jazz, 2008) me lo sono comprato a New York, anche perchè qui da noi il disco nemmeno si trova (se non di importazione, con la maggiorazione del prezzo che ne consegue) mentre lì - per questa sua nuova uscita - le viene dedicato un intero enorme pannello pubblicitario sopra l'insegna dell'ingresso del Virgin Megastore di Times Square, tanto per capire la differenza di popolarità/fruizione che può avere tra Italia ed Usa.
"The Real Thing" è straordinario; quindici tracce che spaziano dal nu-soul più elegante al vero e proprio blues, con la voce della Scott che incanta e seduce per tutta la durata dell'album. Potente come non mai in "Hate on me", bella funkettona in "Breathe", sexy in "All I", romantica in "Wanna be loved", ironica in "Epiphany" (co-firmata insieme al bravo Scott Storch). Ottime le produzioni.

"New AmErykah - 4th World War (Part One)" (Motown/Universal, 2008) è concettuale sin dal titolo, che tra l'altro si basa su un'idea tanto semplice quanto bella. E' un album per certi aspetti molto più "difficile" di quello di Jill Scott, pieno zeppo di simboli e simbolismi. Ma anche di politica esplicita (non a caso la crooner di South Dallas è spesso impegnata in prima persona con associazioni di volontariato sociale e/o di diritto civile per i giovani afroamericani). Vicina alle sonorità e alle tematiche di artisti come i primi Outkast, i Roots, Common, Maxwell o D'Angelo, la Badu spazia (e spiazza!) passando da melodie soul a ruvidi suoni elettronici, da acide atmosfere jazz a ipnotiche filastrocche recitate come fosse slam poetry (assolutamente fuori di testa - per dire - la coda che parte al quarto minuto di "Twinkle"!!!).
"Amerykahn promise" apre l'album con una botta di pura blaxploitation, ma il suono degli anni '70 è ben presente in molti altri brani (come "Me" o l'ipnotica "My Poeple"). Eccellenti "Soldier" e "Master Teacher", che - nel suo stesso essere hiphoppettara - può ricordare la migliore Lauryn Hill del suo capolavoro "The Miseducation of". Non da meno la bonus track "Honey" (che in realtà fu il singolo che mesi fa anticipò l'album di imminente uscita), dolce, ballabile e decisamente 80's nel suono. Anche qui, infine, davvero superbe le produzioni di Ahmir Thompson (che poi sarebbe ?uestlove dei Roots), James Poyser e 9th Wonder.

Una nota di sapore IMDB: sia Jill Scott che Erykah Badu - come succede spesso negli States agli artisti rap o R&B - hanno recitato in diversi film per il cinema o serial per la televisione, dimostrando entrambe grandi capacità nella recitazione.

E concludo con un pensiero.
Quando la musica nera sembra in crisi, è solo una percezione sbagliata. Lo "sembra" e basta: è qualcosa di momentaneo, come solo una sensazione può esserlo. In realtà non si è mai fermata. E' sempre andata avanti. Si trasforma, cambia e cresce. Poi si ripropone, sempre rinnovata. La musica nera è il passato di ogni cosa, di OGNI genere musicale. Ed è anche il futuro, l'unica testimonianza capace di lasciare la propria traccia culturale in questo ultimo quarto di secolo. Perchè CHIUNQUE a questo mondo ami la musica, lo sa. Tutto nasce da lei, anche il rock. E tutto - ciclicamente - ci ritorna.

martedì 11 marzo 2008

NYC by night.


Come già scritto nel post NYC + Miami, avevo un altro montaggio fotografico della "mia" New York, con le foto che ho fatto in versione notturna. Eccolo qui. Se volete, cliccate sull'immagine per ingrandirla :)

sabato 8 marzo 2008

Subsonica Live.


Riacquisto punti.
Stavolta mi hanno dato l'accredito, a differenza dello scorso 30 novembre. Quindi ieri sera me ne sono andato tutto contento al concerto dei Subsonica al PalaLottomatica, che in pratica era la "seconda" data romana dello STESSO tour, relativo al loro ultimo album "L'eclissi" (Virgin, 2007).
E che dire? Che Samuel, Boosta & Co. dal vivo sono semplicemente e straordinariamente P.O.T.E.N.T.I.!!! Secondo me la casa sonica in versione live raggiunge dei livelli di eccellenza che nemmeno dai dischi viene fuori, e quindi dal vivo la band torinese vale SEMPRE la pena, indipendentemente dalla bontà o meno di un proprio nuovo album. Che tanto - durante il concerto - arriva sempre il momento di "Discolabirinto" o di "Tutti i miei sbagli", e lo show si trasforma improvvisamente in un rave, con decine di migliaia di persone che ballano, con bassi profondissimi, e i bpm delle batterie che accellerano all'impazzata, arrivandoti dritti dritti nella pancia...
Ma ancora, poi ti stupiscono con una chiusura acustica. Tutti i led si spengono; campionatori, tastiere e drum machine lasciano il palco ad una lunga suite di chitarre, piano e batteria. E mentre il palazzetto già comincia ad accendere i fari alogeni, loro - con la luce vivida, quasi a giorno - terminano con una spettacolare esecuzione di "Stagno".
Ecco perchè sono potenti.

martedì 4 marzo 2008

Di Samurai e Smart...


Ora che i giochi sono quasi fatti, posso (e voglio) rivelare i nomi di questo misterioso "Manipolo di Samurai" che ultimamente ho citato in almeno un paio di occasioni. Si tratta di una eterogenea e variopinta posse di fumettari - amici, colleghi e/o nuove conoscenze - riuniti "giocosamente" in un insolito progetto: 10 stili diversissimi tra loro (realistici, grotteschi, umoristici), uno accanto all'altro, su un'unica traccia.
Sono Alessio Landi a.k.a. Lexland (a cui non posso che non assegnare la paternità del "Manipolo" stesso), Laura Spianelli, Fabrizio Verrocchi a.k.a. Thomas Magnum, Ed!, Andrea Gadaldi a.k.a. 8ball, Niccolò Storai, Fabiano Ambu, Michele Duch, Gud ed Elia Bonetti.
Ehi, abbiamo anche un LOGO ufficiale. E la partita Iva? ;)
Nei prossimi giorni, quindi, provvederò ad inserire i loro rispettivi blog e/o siti personali tra i miei "preferiti" sul lato dx. Per ora non dico altro.
Se questo fosse un film, sarebbero diretti da un Maestro di grande talento e generosità. Si, insomma, parliamoci chiaro: uno con un gran cuore... da bar!!!

Nel frattempo, signori miei, si è chiusa la PRIMA votazione popolare della Classifica del Massacratore, che decreta i guidatori di Smart come vincitori assoluti, come intera categoria da massacrare!!! Tanto per rimanere in tema di cose a venire e di albi quasi pronti per andare in stampa...

giovedì 28 febbraio 2008

NYC + Miami.



Le "mie" visioni di città e luoghi, come sempre quando torno da un viaggio.
Il primo montaggio fotografico è semplicemente (!) New York, ma ne ho anche una versione "notturna" che pubblicherò in seguito. il secondo invece riassume sia South Beach che Key West.
• Se vuoi, clicca sulle immagini per ingrandirle.

Livin' History.


Sono tornato.
Ma - prima ancora di iniziare con foto di viaggio e reportage vari (comunque in arrivo, inevitabili) - voglio postare qualcosa di sinistramente POLITICO...

Io non ero qui, e non so QUANTO e COME stampa e televisione italiana abbiano parlato della "vittoria" di Raùl Castro di domenica scorsa. Proprio nella mattinata di quel giorno (e dopo diversi giorni che nemmeno mi collegavo ad internet), quando insomma ancora non sapevo niente, il caso voleva che - mentre camminavo per le belle strade di Key West (che come dicevo nello scorso post è il punto più a sud di tutti gli Stati Uniti, a sole 80 miglia dall'Havana) - mi arrivasse un sms di mio fratello che diceva: "Fidel ha mollato!!! Che si dice laggiù?"... uhm... coooOOOooosa?!?
E proseguiva: "Meno male che poi si era riusciti ad andarci prima", riferendosi al fatto che esattamente un anno fa, nel febbraio 2007, eravamo stati insieme a Cuba (anche con Ottokin) proprio per evitare di "perderla" prima che l'età e/o la morte del lìder màxìmo potesse in quale modo cambiarne l'aspetto sociale, politico, culturale.

A quel punto, ho vissuto tutta la faccenda in modo particolarmente accorato.
Il giorno dopo - tornato a South Beach - mi sono prontamente letto le prime pagine di un paio di giornali, che - come potete vedere sopra - mi sono anche riportato con me in Italia. Il "The Miami Herald", cioè il quotidiano più importante ed autorevole di tutta la Florida, titolava con "The Old Guard" (La Vecchia Guardia) e in pratica - con un certo cinismo - commentava l'avvento di Raùl con un "tutto cambia, tutto resta uguale" (su questo punto, incisivo il loro commento "resemble the Soviet Union in the early 1980s, when old men were replacing very old men"!!!).
Un altro giornale, il settimanale "Semanario Argentino" (il più diffuso magazine in lingua spagnola di Miami, letto dalla vastissima comunità cubana/latino-americana della città), pubblicando la STESSA foto di Raùl che alza le dita in segno di vittoria, titolava con un bel "La V della vergogna" che già dice tutto!!! In maniera assai più melodrammatica dell'Herald, sottolineava la "libertà" con cui ancora oggi un Parlamento che si dichiari tale (614 membri dell'Assemblea del Poder Popular) possa DEMOCRATICAMENTE votare la successione di questo UNICO (!) candidato alla presidenza.

A volte penso che certi vecchi abbiano ragione, anche nelle loro banalità (tipiche degli anziani). Stiamo vivendo anni di cambiamento. Stiamo vivendo la storia. Una storia fatta di Joseph Alois Ratzinger e Raùl Castro. "Si stava meglio quando si stava peggio", dicono quei vecchi.
Aridatece Wojtyla.
Aridatece Fidel.

domenica 17 febbraio 2008

The Cool and the Glamour.


E dunque ci siamo. Già mi vedo ingollare Bud al "B.B. King's Blues Club" ascoltando buona musica dell'anima, o bere mojitos a Little Havana ballando su suoni caraibici. L'immaginario di un'intera adolescenza che si trasforma in luoghi reali... come dire: da Starsky & Hutch a Crockett e Tubbs!!! Scherzi a parte, sto nuovamente staccando la spina (cioè me ne vado in vacanza); domattina parto con destinazione New York e Miami. Sono fomentatissimo, ovviamente.

NYC, così cool (anche per la temperatura, volendo, visto che sta facendo un freddo da cani). Parole d'ordine: strade, quartieri, musica, hip hop, urban wear... credo che almeno una volta nella vita sia una specie di "pellegrinaggio" obbligato per qualsiasi b-boy del mondo, per la propria ricerca del beat perfetto. Cominciando da Harlem, dall'Apollo Theatre, dalla 125° strada...

Miami, così fashion. Che il mio ex-capo alla Onyx me l'ha sventolata sotto il naso un sacco di volte: "Il prossimo servizio fotografico lo organizziamo a Miami"... e poi regolarmente non se ne faceva nulla!!! E me ne rimaneva solo l'odore, non il sapore. Parole d'ordine: sciallo totale, mare, sole... ma anche un'automobile presa a noleggio in direzione sud, lanciati sulla Highway n°1, sui lunghi ponti che scorrono SOPRA al mare, fino a Key West, che è più vicina all'Havana (solo un centinaio di miglia) di quanto non lo sia da Miami...

Insomma: quando torno vedremo cosa sono riuscito a combinare o meno. Se sarò riuscito a fare anche solo due terzi delle cose che ho in mente, potrò già ritenermi soddisfatto. Il tempo vola.
Ci si rivede qui il 29 febbraio :)

P.S. = Per coloro che avessero davvero necessità di contattarmi nei prossimi 10 giorni (e mi rivolgo ai miei numerosi datori di lavoro che so leggere questo blog, ma soprattutto al mio "manipolo di Samurai"), potrete farlo utilizzando s3keno@gmail.com
Poi - da fine febbraio - si torna alla mail abituale della Liska.

P.P.S. = Tutte le altre comunicazioni "non lavorative" - volendo - possono proseguire anche qui, via blog (attraverso i commenti) che tanto mi collegherò pure da lì ;)

giovedì 14 febbraio 2008

MJB e altro.


• Leggo che il prossimo 31 maggio i Negramaro suoneranno al San Siro di Milano. Ora, sia chiaro, a me la band di Giuliano Sangiorgi piace abbastanza. Dico "abbastanza" perchè se metto su un loro album, alla quarta/quinta traccia - esattamente come mi capita con l'altrettanto brava Carmen Consoli - mi viene il MAL DI PANCIA, con quel modo di cantare, quei vocalizzi, quei vibrati, quei su e giù.
Sono bravi, d'accordo. Dicono spesso "la più valida band italiana del momento", ma personalmente preferisco ancora i Subsonica, tanto per dirne un'altra. Sia su disco che dal vivo.
Sono bravi, d'accordo. Ma secondo me il San Siro non lo reggono. E' roba da grandi, da Vasco Rossi o Ligabue (o paradossalmente anche da Gigi D'Alessio)... e con tutto il bene che posso volergli, i Negramaro lo riempiranno (forse) a metà. E se c'è una cosa che non si può vedere, è un enorme stadio mezzo vuoto. Comunque chi vivrà vedrà. Aspettiamo il 31 maggio.

• E' arrivato nei negozi di dischi l'edizione speciale super-deluxe di "Thriller" di Michael Jackson, che celebra il suo 25° anniversario. "L'album più venduto della storia", ancora imbattuto, sembrerebbe. Io a casa ho il vinile. E ancora oggi penso che "Thriller" sia DAVVERO un grande album, il momento di grazia di Jackson (che da "Bad" in poi - cioè dal 1987 - ha iniziato la sua impietosa parabola discendente, quasi autodistruttiva!!!).
Questa edizione - disponibile in cd/dvd con i video dei singoli che ne furono estratti - contiene le dieci tracce originali (rimasterizzate), tutti grandissimi successi, tra i quali la stessa "Thriller", "Billie Jean", "The girl is mine" con Paul McCartney, "Beat it", "Human Nature" e "Wanna be startin' somethin'" (recentemente campionata per l'ultima hit di Rihanna) + una serie di bonus tracks con alcuni di quei brani reinterpretati/remixati da artisti della scena black contemporanea come Will.i.am e Fergie dei Black Eyed Peas, Akon o Kanye West.
Se qualcuno non ce l'ha (da allora) è indiscutibilmente un disco da avere [nonostante il Michael Jackson di ora ci stia profondamente sul cazzo]...

• Prima di passare nuovamente alla musica, faccio una brevissima deviazione sul cinema in dvd.
E' finalmente - FINALMENTE!!! - uscita l'edizione definitiva di "Blade Runner". Un cofanetto che raccoglie tutte e tre le versioni del capolavoro di Ridley Scott: quella che vedemmo al cinema nel 1981 (che da sempre è quella che amo di più, con la voce narrante fuori campo di Deckard che fa molto poliziesco hard-boiled, e il finale "speranzoso") + la Director's Cut del 1991 + la Final Cut dell'anno scorso.
Io l'aspettavo. Ed è l'unico motivo per cui non avevo ancora "Blade Runner" su dvd (ma solo su un vecchio VHS).
Oh, insomma: assolutamente un must to be!!!

• E torniamo alla musica. E parliamo di soul. E facciamolo con la Regina...

Mary J. Blige:
"Growing Pains"
(Geffen/Universal).

E' la più grande di tutte, non c'è storia. A due anni di distanza dal precedente "The Breakthrogh" (senza considerare la raccolta dello scorso anno "Reflections: a Retrospective", che conteneva comunque quattro inediti) torna the Queen of Hip Hop Soul con il suo 8° album in studio. Quella di Mary J. è una vera e propria autobiografia musicale che si dipana disco dopo disco: l'artista del Bronx si racconta sempre in modo sincero ed appassionato, non nascondendo MAI i propri dolori e le proprie vicissitudini personali (così come la cicatrice che porta sul viso, sotto l'occhio sinistro) ma facendone anzi motivo di grande forza e ispirazione, come forse solo un'Aretha Franklin riusciva a fare in passato. La sua voce - sempre splendida - è armonia contrapposta a sofferenza, è emozione che sprigiona musica dell'anima. Delle migliori.
Una produzione impeccabile (anche Pharrell Williams tra gli autori), un sound elegante ma allo stesso tempo possente, un arrangiamento che sembra cucito addosso allo stile della Blige; brani come "What love is" o "Talk to me" spiegano praticamente da soli perchè qui si parli di grande tradizione soul, non di semplice R&B. Non da meno, da segnalare anche pezzi come "Fade away", "Just fine", "Work that", il duetto con Usher in "Shake down" e il feat. di Ludacris in "Grown woman". Sedici tracce con il finale - da brivido! - affidato alla bellissima/struggente "Come to me (peace)", un'altra ballad corale che (se ce ne fosse ancora bisogno) ci dimostra alla perfezione come MJB riesca ad essere così moderna, eppure già un classico!!!

>>> A chi mi tana l'inside-joke contenuto nel pezzo, un bel premio!!! E dico davvero.
A tutti gli altri, boh... un buon San Valentino?!?

lunedì 11 febbraio 2008

Preview.

01. Bianco/nero.

Peccato non aver scansionato anche le matite. In quel momento non ci avevo nemmeno pensato. Ma io inchiostro SOPRA e poi sgommo via tutto, alla vecchia maniera, senza tavolo luminoso, carta velina o lucidi.

02. Colore.

La prima stesura. Semplice. Piatta. Con quei (pochi) colori della tavolozza che creai per il primo numero, che rimangono fedeli a se stessi. E ovviamente l'immancabile logo di riconoscimento: la LISKA di pesce sul petto!!!

03. Elementi.

Qualche quotidiano "rifatto" con Photoshop, reinventando i titoli della prima pagina (utilizzando alcune vignette tratte dal quarto numero, al posto delle foto). Altre copertine vere, manipolate quel tanto che non si potessero più leggere riferimenti a date e descrizioni dei contenuti.
Poi la parte più pallosa: i loghi dei telegiornali. Ricostruiti vettorialmente uno ad uno (con Illustrator), usando come partenza le rispettive .jpg trovate in rete, per rispettarne grafica, fonts, proporzioni ed eventuali colori.

04. Montaggio.

Ci sono tutti gli elementi preparati nella fase precedente, posizionati con un equilibrio ben preciso, tenendo conto dei pesi, della diagonali, degli spazi d'ingombro, della lettura che deve rimanere "libera" (dando più importanza a certe testate piuttosto che ad altre) e di quella che invece va coperta dal disegno. Aggiungo solo la fascia rossa con le news in basso, che richiama quella scorrevole in stile ULTIM'ORA di Sky TG24 (che a sua volta emula quella della CNN).

05. Definitivo.

Fusione finale. Porto l'immagine ad un unico livello. Dopodichè: leggera sfocatura, desaturazione del colore. Poi un gioco di trasparenza su graffi, segni rovinati e alcuni (miei) elementi fotografici di natura metallica, aggiunti - sotto - come un nuovo livello di base. Voglio un effetto per cui sembri che l'immagine sia proiettata/impressa sulla superficie "imperfetta" di fondo.

Ora rimane da impaginarla nella grafica abituale dell'albo.

Nel frattempo, il mio "manipolo di Samurai" è completato!!!
Ma è ancora tutto TOP SECRET...

giovedì 7 febbraio 2008

Kouassi revealed!!!


Qualche mese fa, in rete è rimbalzata una notizia che mi riguardava, che io - notate bene - non ho MAI commentato, nè qui, nè in alcun forum. Sembrava che la casa di produzione TaoDue Film di Pietro Valsecchi e Camilla Nesbitt (quella di "Distretto di Polizia", per capirci) avesse acquistato i diritti del mio "Kouassi Story" per produrne una fiction per Canale 5. Nel comunicato che è circolato, si facevano addirittura i nomi degli attori che avrebbero interpretato i protagonisti. La cosa mi fece sorridere, e io scelsi il silenzio appositamente. Poteva anche farmi gioco, in fondo.

La cosa più divertente di quel fatto (e su questo devo dire che aveva ragione Giorgio Messina) fu che pressochè TUTTI i siti che si occupano di fumetto pubblicarono quel comunicato stampa senza verificarne la fonte. Non chiamarono l'ufficio stampa della TaoDue, nè tantomeno chiamarono me (l'autore, il diretto interessato) per chiedermi - magari - qualche conferma e/o delucidazione al riguardo. Mi stupii addirittura dell'ingenuità di un mio certo collega fumettaro solitamente assai scafato, che ci cascò anche lui con tutti e due i piedi e postò la notizia sul suo seguitissimo blog (anche se le sue finalità in quel momento erano decisamente sarcastiche, nel senso che pubblicava la notizia sottolineando come la mia scrittura fosse adatta solo per certe boiate televisive).
Eh eh eh... ;)

Bene. Ora che i giochi sono fatti, dico qualcosa.
Dietro a quella notizia c'era della verità. Perchè è vero che sono stato contattato dalla TaoDue, grazie ad una mia conoscenza (e dico proprio "conoscenza", non amicizia) che chiameremo LUCA B, che fa parte della squadra dei giovani (?) sceneggiatori che collaborano con loro. E' lui che ha portato il mio albo ai suoi boss, sottoponendolo alla loro attenzione. Ne è seguito un incontro, dove si paventava la possibilità di una loro opzione per lo sfruttamento dei diritti televisivi della mia storia. Senza Massacratore. Che tanto in quell'episodio raccontava e basta, e la storia di Kouassi funzionava anche senza di lui. Siamo andati avanti mesi, con diverse proposte e contro-proposte. Radicali cambiamenti nella sceneggiatura, che infatti io stesso a quel punto non capivo più cosa gli servisse l'opzione... visto che a raccontare la storia di un ragazzo ivoriano che viene a Roma per ritrovare la sua donna (affrontando nella narrazione il tema dell'immigrazione) potevano farlo tranquillamente i loro sceneggiatori, inventandosi una storia ex novo, senza alcun bisogno di utilizzare la mia come punto di partenza.
Non a caso, in quel periodo - parlandone sia con Ottokin che con Cajelli - dicevo loro che, in fondo, se avevano tutta 'sta voglia di darmi 50.000 euro io non li avrei certo fermati, che tanto qualsiasi cambiamento avessero apportato non avrebbe tolto NIENTE alla MIA storia originale, al fumetto.

Quando uscii la notizia in rete, io non avevo ancora firmato niente (nonostante il comunicato cominciasse con un "sembrano giunte ad un accordo definitivo le trattative per l'adattamento televisivo di "Storia di Kouassi" dell'autore romano Stefano Piccoli"); nè tantomeno in seguito. Nessuna accordo, nessuna firma. Senza starvi a spiegare i noiosi dettagli, oggi posso dirvi in tutta onestà che non se ne farà più nulla!!!
Ma - riguardo al comunicato che girò in rete - vi dice qualcosa il fatto che quello stesso LUCA B di cui sopra, aldilà della sue collaborazioni con la TV, sia il titolare di un ufficio stampa qui a Roma? Che generalmente si occupa di produzioni musicali, ma che in ogni caso due cose sulla comunicazione le conosce?

Fine dell'outing.
Detto questo, sta per arrivare una bella storia da disegnare.
Sta per arrivare una stimolante esperienza da "docente" di "applicazioni creative".
Sta per arrivare una grande partenza.
Sono proprio esaltato, si.

venerdì 1 febbraio 2008

A.n.u.s.


Sono ancora vivo.
Lo dico, perchè qualcuno me l'ha chiesto davvero.
In effetti (per chi legge) sono quasi due settimane che non aggiorno il blog. Allora già che c'ero ho aggiornato anche la CLASSIFICA DEL MASSACRATORE, visto che la stavo trascurando e che Ottokin m'ha pure tirato le orecchie!!!

Nel frattempo, mentre il tempo dentro casa mia s'era fermato, fuori è successo di tutto. Anche che è cascato il governo, per esempio.
In altri tempi ed altre situazioni, avrei scritto parole su parole su una cosa del genere. Una cosa vergognosa, per inciso. Ora invece (saranno i postumi della convalescenza?) non riesco a fare altro che immaginarmi Marini incaricato da Napolitano che - incontrando i leader di Partito uno ad uno - imposta le proprie consultazioni sulla base di un: "E ora come li inculiamo?"

Ovvio che parlano di noi.
Noi che la notizia più rimbalzata stamattina da ogni network radiofonico italiano è stata questa nuova tecnica di chirurgia plastica brevettata negli Usa per lo SBIANCAMENTO ANALE...

giovedì 24 gennaio 2008

lunedì 21 gennaio 2008

Co[z]e di Mu[z]i*k*a...


Parto da Timbaland. Che il suo ultimo "Timbaland presents: Shock Value" è un gran bel disco. Però, però. Non c'è dubbio che lui - come artista/produttore - sia un vero fuoriclasse, che (personalmente) ho sempre trovato migliore di altri colleghi molto alla moda, come i Neptunes o Kanye West. Ma questo nuovo album è TROPPO paraculo. In un momento in cui rap e R&B stanno accusando un po' di "stanchezza" anche negli Usa, Timbaland se ne esce con un prodotto interamente POP. Siamo d'accordo: le sue strutture caratteristiche, le sue batterie inconfondibili, i suoi suonini sincopati. La firma è quella, per carità. Ma Nelly Furtado, Justin Timberlake, Keri Hilson, quando non addirittura Elton John (o anche lo stesso bel singolo "Apologize" con il feat. di One Republic) per un intero album dove il rap sembra essersene andato in vacanza... beh, sa TROPPO di mossa commerciale, di lavoro pensato e sviluppato SOLO per entrare in classifica, essere passato alla radio, vendere!!! Non che altri illustri produttori o mc's (vedi Pharell o lo stesso Snoop Dogg con il nuovo singolo, peraltro bruttino) non abbiano fatto la stessa mossa, virando al cantato, ma questo alla fin fine non giustifica nè gli uni nè gli altri. Ridateci potenti pezzi rap, per favore. O ridateci struggenti ballads soul/R&B per fare l'amore. Che di artisti pop - anche bravi, con tutto il rispetto per il genere - ce ne abbiamo già una marea!!!

Passo ai Duran Duran, che pochi giorni fa ascoltavo in diretta una loro intervista, ospiti a Radio Deejay da Linus e Nicola Savino. Il collegamento è rappresentato proprio da Timbaland e Justin Timberlake, che (per l'appunto) hanno prodotto il loro nuovo album "Red Carpet Massacre". Negli anni '80, se dovevo schierarmi nella infinita "guerra" tra i fans dei Duran Duran o quelli degli Spandau Ballet, ero decisamente un duraniano!!! Ma questo ora non c'entra niente, in effetti. Loro hanno fatto un grande ritorno nel 2004 con "Astronaut", dal suono tipicamente anni '80. Ora invece cercano sounds e beats più modaioli, che strizzino l'occhio alla black commerciale. E chiamano Timbaland e Timberlake. Però proprio dalla loro bocca sentivo che non hanno propriamente lavorato INSIEME, salvo essersi incontrati un paio di volte a New York. Il grosso del lavoro è stato svolto dalla Premiata Coppia d'Oro negli Usa, e dai Durans in Inghilterra. Come Giorgia e Mina che fanno un pezzo insieme senza nemmeno mai incontrarsi, per dire. Potenza della tecnologia, d'accordo. Ma queste sono quasi sempre mosse della casa discografica, che "combina" questi incontri nello stesso modo con cui fa cantare Nelly Furtado in un pezzo degli Zero Assoluto. Solo business, zero amicizia. Collaborazioni ragionate a tavolino. Sessions a distanza, senza nemmeno sapere chi ci sia dall'altra parte dell'Oceano.

Passo a Lorenzo Cherubini a.k.a. Jovanotti. Che venerdi scorso è uscito il suo nuovo "Safari" e ho regalato il CD a Teresa, che lo adora. Ovviamente già che c'ero me lo sono ascoltato pure io, e non è affatto male. Ci sono un paio di cose che mi hanno addirittura STUPITO. Il mio rapporto con il Jova è - da sempre - di amore ed odio. Come nel famoso Massacratore Numero Nove (quello che volendo trovate dentro al secondo Volume del REMIX). Dal vivo è potentissimo, energia pura sprigionata. I suoi musicisti, sia in studio che sul palco, sono sempre da far paura: band multietniche che - aldilà di collaborazioni storiche come quella con l'ottimo Saturnino - hanno SEMPRE delle sezioni fiati e delle sezioni ritmiche impressionanti. Su tante altre cose è invece un paraculo anche lui. E' uno che ha saputo cavalcare molto bene le mode, anche quando c'era da essere impegnati. Ma a sua "discolpa" gli ho sempre concesso una sorta di ONESTA' in questo, nel senso che l'ha sempre fatto in modo molto spudorato, dichiarato. Vabbè... sarebbe lungo da spiegare, magari un'altra volta approfondisco 'sto concetto. Ora volevo soffermarmi sulle SUE collaborazioni, che - collegandomi al discorso di prima - sono invece frutto di frequentazione VERE, di amicizie coltivate, di incontri che si trasformano in sinergie artistiche. E questo mi piace. Perchè i rapporti di Lorenzo sono sinceri, mai calcolati. Sono collaborazioni fatte di sudore e ore passate insieme chiusi in studio. E un pezzo come "Fango", nel quale tutti fanno giustamente notare la (notevole) partecipazione di Ben Harper alle chitarre, annovera anche un grande come Michael Franti tra gli autori. Ora, lo so che sono di parte perchè AMO enormemente Michael Franti Spearhead, ma trovarlo dentro ad un disco del Cherubini nazionale proprio non me l'aspettavo (anche nella bellissima versione 2008 di "Mani libere" che chiude l'album, dove canta e suona); ci fosse un solo comunicato stampa e/o un solo giornalista che ne abbia parlato in questi giorni di promozione, dove Jovanotti è finito praticamente ovunque (tv, radio, giornali, etc.). Nel disco - inoltre - anche Giuliano dei Negramaro, Sergio Mendes, Sly and Robbie. Notevole, ripeto.

Passo ad altro rap, anche se è uno "strumento" che Lorenzo usa sempre meno. Ora chiudo con Mondo Marcio e Fabri Fibra, le due ultime chimere di Virgin e Universal. O meglio: le mancate galline dalle uova d'oro. Stavo aspettando che passasse un po' di tempo dal giorno di pubblicazione dei loro ultimi rispettivi album, per riaffermare una teoria che già sostengo da parecchio tempo. Il successo di un pezzo ("Dentro alla scatola" e "Applausi per Fibra"), l'ovvio traino di un intero album ("Solo un uomo" per il primo, "Tradimento" per il secondo), l'attenzione dei media. I nuovi fenomeni del rap italiano, rappresentanti del disagio giovanile della nazione. Bleah. E poi dicono che si montano la testa, seee. Più che altro i loro rispettivi managments, che chissà cosa si credevano... quindi ecco la prova del nove, quella del disco successivo: a distanza di almeno un paio di mesi dalla loro uscita, possiamo dire che sia "Generazione X" che "Bugiardo" non se li è cagati quasi nessuno!!! Non parlo di chi è strictly hip hop oriented, ma della massa, la stessa che aveva decretato il loro successo di una stagione. Perchè? Perchè l'Italia è capace di sostenere il successo di un pezzo rap, ma NON di sostenere un artista rap. E "Non ve n'è", come avrebbero detto i Sangue Misto quindici anni fa. La storia è questa, cari discografici. Che - a proposito - magari, già che ci siete, andate pure a fare in culo, se mi perdonate il francesismo.

mercoledì 16 gennaio 2008

Love is in the Air?


Mac Book Air.
Tredici pollici?
Senza lettore cd/dvd?
Senza porta ethernet?
Anche da MacUser, totalmente INUTILE - per me - ora.
Piuttosto (se mai arriverà) butto via i soldi per un i-Phone.
Gran bel Keynote, bah...

lunedì 14 gennaio 2008

Vivere da soli.


Il fotogramma qui sopra è tratto dalla scena della tazza-rock (che quando ti ci siedi si collega al juke box) del divertente cult-(trash)-movie anni '80 di Marco Risi "Vado a vivere da solo". Sin dall'inizio, il protagonista Jerry Calà/Giacomino stabiliva il concetto ai suoi genitori: "E sia chiaro: l'affitto... me lo pagate voi!!!"

Riflessioni che nascono intorno a tavoli di pub, o a certe cene piene di gente. Amici, conoscenti, amici di amici, colleghi anticonformisti, intrattenitori, artisti affermati, maledetti o alternativi, figli di papà, studenti, professionisti. Che "vivono da soli", credendosi Uomini per questo. Un'intera generazione di Peter Pan convinta di essere INDIPENDENTE. Si, certo come no. E' un concetto, lo stesso di Jerry Calà. Vedere sopra.

Quelli che "Noi spendiamo solo 40 euro al mese per la spesa" e grazie al cazzo se c'è tua suocera che ogni settimana ti porta intere buste della spesa stracolme di ogni ben di Dio e c'hai il frigo comunque sempre pieno!!! E quelli che la domenica vanno a pranzo dai loro, però in effetti anche il martedi sera dopo la palestra, e già che ci sono pure il giovedi che comunque "Ero qui in zona" e se ci scappa pure un pranzetto al volo il sabato che "Avevo appena finito di pulire casa, così poi esco senza sporcare" e se non bastasse ci si mette pure mammina "Tieni tesoro, ti ho preparato un tupperware con le lasagne per lunedi e un altro con le scaloppine e le patate croccantine come piacciono a te che le metti in frigo e te le riscaldi quando vuoi"...

Quelli che "Ma', mi faresti il bucato, per favore? Che ancora non m'è arrivata la lavatrice" e sono due anni che vanno avanti con 'sta cazzata e si presentano puntualmente con i panni sporchi!!! "Ma', mi andresti a fare una commissione in Circoscrizione, per favore? Che non posso proprio chiedere un altro permesso in ufficio" e guai però a perdersi la partita settimanale di calcetto con gli amici.

(E lasciano perdere chi ancora vive a casa loro, ma) quelli che mami e papi gli hanno pagato l'anticipo di casa, ma loro orgogliosi "Il mutuo poi però me lo pago io" e vorrei pure vedere, visto che un lavoro ce l'hai, Cristo Santo!!! E quelli che l'affitto o il mutuo nemmeno che l'hanno, che vivono in case di proprietà che gli sono state concesse/donate da nonne trapassate o genitori premurosi, ma loro fieri "Mi sono fatto casa nuova"...

Quelli che "Con il mio lavoro guadagno più di 3.000 euro al mese, ho le collezioni complete di tutte le stagioni TV dei serial della Fox", ma poi "Pa', ti ricordi? Domani mi scade l'assicurazione della macchina", e lui "Non preoccuparti, figliolo: te l'ho già pagata io, e già che c'ero t'ho fatto pure il pieno!"

Bla bla bla...
Potrei andare avanti con altri mille "quelli che"...
Uno per ogni voi-sapete-chi-siete, volendo.
Si, volendo. Ma non mi va.
Anche perchè poi rischio che insorgano "quelli che" hanno la coda di paglia!!!

mercoledì 9 gennaio 2008

Caro vita.


"Ohssignora, come mi sono aumentati zucchini e pomodori!!!"... non parlo di questo, nè tantomeno di latte, pane o benzina (che pure è un altro grave problema). Ce l'ho con il mio unico vero insostituibile indispensabile motore quotidiano: CAFFE' & SIGARETTE!!!

Da qualche giorno a 'sta parte, mi sono aumentati entrambi (all'unisono) di 10 centesimi: le Lucky Strike da € 3,60 e € 3,70; il caffè - mediamente - da € 0,70 a € 0,80.
ODIO profondamente fare questo tipo di calcoli, ma tenendo conto che entro a prendermi un caffè al bar almeno 3 volte al giorno (in realtà anche di più, ma calcoliamolo come media, escludendo quelli presi a casa mia e/o a casa di altri) spenderò 9 euro in più al mese in caffeina, e - con un pacchetto di sigarette al giorno - 3 euro in più in nicotina, per qualcosa che - lo so bene - per altri magari è solo superfluo.
Per me, però, è vitale.
Ecco perchè ODIO questi calcoli.

Insomma, se non bastavano i circa 170 euro che già spendevo mensilmente per queste mie necessità primarie, da oggi devo calcolarne 12 in più ogni mese (come dire € 144 all'anno, e la gente ancora si lamenta dell'ICI).
Eccheppalle!!!
Quasi quasi, dodici alla volta, li infilo nelle prossime fatture che emetto...

lunedì 7 gennaio 2008

[interludio]: "Ratti".


Avrebbe potuto essere un pipistrello.
Invece era solo un topo. O meglio, un ratto.
Se cerco la parola ratto sul vocabolario, trovo: “Genere di roditore comprendente 56 specie diverse, simile al topo ma più grande, con muso appuntito e coda rivestita di squame; a differenza di altri mammiferi, si adatta a qualsiasi condizione di vita ed è in grado di digerire sostanze di diverso tipo”.
Topi o ratti, per me sono quasi la stessa cosa. Comunque sia, fanno schifo. Ha ragione mio padre, almeno su questo. I ratti gli hanno sempre fatto schifo. E pensare che suo padre, cioè mio nonno, quando da pischello girava per Venezia prendeva a calci le pantegane, se ne spuntava fuori una dai canali. Pantegane grosse come gatti, se non di più. Che facevano voli di dodici metri, ripiombando dritte dritte nell’acqua sporca del canale da cui erano venute fuori, ma con le ossa rotte.
Che poi io una pantegana viva non l’ho nemmeno mai vista.
Credo sia inquietante, vedere una specie di topaccio grosso più di un gatto! Fa schifo, ecco che fa. Me ne ricordo una morta, una carcassa penzolante, appesa alla rete del pollaio di un contadino di Pieve, quando ero piccolo, in montagna. Lui metteva queste trappole su tutta la rete, perché altrimenti di notte ‘ste pantegane grosse come gatti entravano nel pollaio e si mangiavano le galline. Vi rendete conto? Erano capaci di mangiarsi una gallina, che un pollo intero mette in difficoltà pure me. Che con un pollo intero noi ci mangiamo in quattro.

Ricordo che - prima che i miei si separassero, quando vivevamo ancora a Palocco – ci fu un periodo in cui avevamo alcuni topi in giro per casa. Entravano da un’apertura del muro sotto al tubo del lavandino della cucina, ma lo avremmo capito solo qualche tempo dopo. E avremmo chiuso quel dannato buco con legno e gesso. Perché i muri di quella casa erano tutti con l’intercapedine, che andava giù dritta fino allo scantinato comune a tutta la schiera di villette. E chissà quanti cazzo di topi c’erano là sotto.
Alcuni di loro avevano trovato questa uscita nella nostra cucina. E per almeno un paio di settimane ci fu la grande caccia al topo. Roba che a me e ai miei fratelli divertiva pure. Ma a mio padre no. A lui facevano schifo.
Tentammo di tutto: trappole in metallo comprate al ferramenta, cibo avvelenato, carta con la colla. Se non ricordo male un paio li prendemmo pure, con ‘sti trucchetti. Ma continuavano ad essercene altri. Fino al giorno in cui - svuotando lo scomparto sotto al lavandino da tutto quell’inutile botto di detersivi bottiglie stracci e barattoli vari, probabilmente lì immobili da anni - scovammo il famoso buco nella parete, proprio dove il tubo dello scolo si piega ed entra nel muro.
Ma evidentemente un paio di quegli schifi erano rimasti fuori, quando chiudemmo il buco. Perché continuavamo a trovare tracce della loro presenza. E la notte, anche qualche squittio. Alla fine, scoprimmo che – non potendo rientrare nel muro – di giorno si nascondevano sotto al forno a gas. E fu guerra vera. Con fuoco e manici di scopa. Intrappolati là sotto, con il calore del forno a tutta manetta, schiacciati e infine spappolati da una vecchia scopa di legno. A mio padre venivano i conati di vomito, mentre procedeva con la loro esecuzione.
Non mi stupisce, quindi, che ancora oggi mi parli male dei ratti.

Come l’ultimo film della Pixar, quel “Ratatouille” che tutti quelli che lo vanno a vedere dicono essere una gran figata. E lui non capisce come si possa andare al cinema a vedere un film con dei ratti come protagonisti.
Inutile spiegargli che tutta la cultura dell’intrattenimento popolare si basa sui topi. Che nel nostro immaginario collettivo, sin da bambini, c’è già la figura del topo. Che il più grande e famoso personaggio animato del mondo sia il Mickey Mouse della Disney, ma se ne potrebbero trovare altri mille. Come Jerry di Tom & Jerry, come Speedy Gonzales, come Fievel, come Stuart Little, come Basil l’investigatopo. Come Fichetto di Grattachecca & Fichetto, come Autogatto e Mototopo. O addirittura come Topo Gigio o il Rat-Man di Leo Ortolani.
Il punto è che quelli sono personaggi di fumetti e cartoni animati. Sono carini. Sono divertenti. Sono teneri. Invece i ratti, quelli veri, fanno schifo. E dicono che saranno gli unici a sopravvivere alla guerra atomica, se mai ce ne sarà una. Loro e i ragni. Ovvero le due categorie di esseri striscianti che a me fanno più schifo. Cazzo: ratti e ragni sopravvivranno all’olocausto nucleare, la razza umana no!

Un altro flashback: la metropolitana di Londra.
Io e la mia tipa di allora alla fermata di Leicester Square. Chiacchieravamo del più e del meno, aspettando che arrivasse la metro. Che poi non la sopporto la metro di Londra. Si, d’accordo: gran belle rete di collegamento, come a Parigi, come a Madrid. Ma è angusta, stretta, puzzolente. Se ti siedi, le tue ginocchia scontrano con quelle della persona seduta di fronte a te. A Roma c’è spazio, accidenti. C’è lo spazio per la gente in piedi. E poi quei tunnel, così piccoli. Evidentemente proporzionati alle carrozze della metro, che immagino abbiano un diametro davvero contenuto. Roba da claustrofobia, anche quando prendi l’ascensore per scendere giù fino alle banchine. Che certe fermate non hanno nemmeno l’alternativa delle scale: c’è solo l’ascensore!
Aspettavamo che arrivasse la metro, insomma, e per puro caso ci cascò l’occhio sulle rotaie, perché in effetti – con la coda dell’occhio – si percepiva del movimento. Ratti. A decine. A centinaia. Dio, che schifo. Un via vai proprio lì sulle rotaie, che probabilmente conoscono l’orario della metro meglio di noi. Quando sentono vibrare le rotaie, spariscono. Sanno come funziona, i maledetti. Non ne rimane schiacciato nemmeno uno. Poi – come la metro riparte – sbucano nuovamente da buchi, giunture, interstizi, e se guardi verso il basso vedi nuovamente il terreno muoversi. Sono loro.

A Roma, quando guardo verso le rotaie, non vedo topi.
In realtà una volta ne ho visto uno, ad essere sincero. Solo uno.
Sia chiaro: non voglio dire che Roma sia più pulita di Londra. Casomai che è meno zozza. Magari non c’è puzza di cipolle ad ogni angolo della strada, magari non mettono la moquette pure nei bagni dell’albergo, magari non ha locali sporchi come certi loro bar e ristoranti, magari non si avvistano tutti quei ratti alle fermate della metro, ma sicuramente anche Roma ha la sua bella sporcizia. Quindi anche il suo bel numero di ratti striscianti.
Sotto le strade e i tombini, dentro ai palazzoni, nelle cantine e nei box, attraverso le tubature, dentro le intercapedini dei muri, tra i secchioni dell’immondizia, giù fino alle fogne. Una connessione infinita, la mappa di una Roma nascosta che li porta dai canali di scolo delle fontanelle fino al Tevere. Il biondo Tevere. L’apoteosi del ratto. Brrr.
Altro che Walt Disney.
Mi viene in mente il caro vecchio Paz, più che altro. E non il suo Topolino tossico, che la Disney voleva pure querelarlo. No. Mi viene in mente questa vecchia vignetta di Andrea Pazienza, dove un topaccio scheletrico, malato e puzzolente – pisciando dall’argine di una fogna con la cappella tra le mani – diceva: “Dice che uno è morto perché ha bevuto l’acqua del Tevere! E ci credo! Fa schifo! Mo’ per esempio io, dovessi dire “Sto bene!”, non lo posso di’! Sto male, sto! Piscio in continua! E secondo me il Tevere c’entra! C’entra, c’entra”.

A volte mi metto ad immaginarmeli tutti ‘sti topi.
Migliaia. Decine di migliaia. Centinaia di migliaia. Milioni.
Che si muovono, strisciano, squittiscono, mangiano, cagano, scopano e si riproducono. E mi perdo in un mio trip tutto personale: immagino di andare in alto, di poterli vedere tutti dall’alto, come se tutta Roma fosse una mappa sotto di me, un grande schermo nero con impressa la cartina della città, e loro fossero dei puntini rossi luminosi, che posso vedere anche in trasparenza, dovunque essi siano. Migliaia di puntini rossi. Milioni. Che si muovono, si muovono, si muovono. Sempre più rosso. Una grande macchia rossa che si muove. Alla fine vedo solo un’unica immensa massa rossa, luminosa.
E mi prende male.
Meglio non pensarci, che altrimenti mi vengono i conati di vomito come a mio padre.
Anche se so che una visione del genere corrisponderebbe parecchio alla realtà, preferisco non saperlo. O quantomeno fare finta.

Ben altra cosa sono i pipistrelli.
E non solo perchè sono in fissa per Batman.
I pipistrelli, innanzi tutto, volano.
Mentre i ratti strisciano.
Nelle fogne.
Nell'immondizia e nella merda.



© & ® 2008 Stefano Piccoli

mercoledì 2 gennaio 2008

Il "mio" Capodanno.


Pietralunga, Gubbio, Città di Castello, Perugia.
• Se vuoi, clicca sull'immagine per ingrandirla.

venerdì 28 dicembre 2007

Anno nuovo...


Lo scorso 16 dicembre questo S3Kenoblog compiva un anno. Il mio primo post diceva: "Le Verità Assolute - mi auguro lo si capisca da subito - è volutamente ironico. Perchè queste presunte VERITA' saranno soltanto MIE, quindi del tutto soggettive. Nel bene e nel male, aldilà del loro cercare polemiche senza volerlo davvero, anche se è probabile che succederà. Perchè di certo saranno sempre SCHIERATE"...
Nei giorni successivi - fino a ridosso del Natale - me lo sono riletto un po', mese dopo mese: riflessioni personali, recensioni, cose divertenti e cose serie, qualche considerazione un po' polemica (è vero) ma soprattutto quel senso di "schieramento" che - così proprio del mio carattere - già prospettavo anche al lancio di questa avventura.

Probabilmente, il suo apice l'ha raggiunto a giugno, in quella che ormai scherzosamente chiamo la bagarre Katzyvari (lo "scontro" tra Bottero Edizioni ed Edizioni BD, o meglio tra Alessandro e Marco, cui hanno fatto seguito relative scelte e schieramenti degli autori/amici coinvolti); sono passati molti mesi, e ovviamente il fomento di qui giorni è bello che passato, ci mancherebbe! Toni e modi si sono placati, e - soprattutto dopo Lucca Comics - la posizione di ognuno di noi, nella sua stessa sedimentazione, si è quantomeno chiarificata/chiarita. Questo non vuol dire che, anche rileggendo oggi, io non pensi più o meno le stesse cose di allora, perchè - limite mio? - non ho MAI accettato da nessuno (nemmeno dai miei datori di lavoro) alcun atteggiamento di onnipotenza e/o prepotenza. E mai li accetterò.

Paradossalmente, però, la cosa che in assoluto ritengo più "grave" di tutto l'anno NON è successa su queste pagine (pur essendo accaduta nell'irrealtà del web). E' qualcosa che - giocoforza, checchè se ne voglia dire - è intrinsecamente legata a QUELLA bagarre, quasi come fosse una sorta di suo fastidioso residuo, una conseguenza. E' qualcosa di cui mi dispiaccio tutt'oggi, che mi rattrista molto. Eppure qualcosa in qualche modo anche giusta, inevitabile.

E dunque ora arriva il 2008.
Gli andrò incontro nei prossimi giorni, girando tra Gubbio, Città di Castello e Perugia.
E' un anno pieno di aspettative, per quanto mi riguarda. Un anno che sarà un grande anno. Lo sento. LO SO.
Nel 2008 mi sono prefissato di raggiungere quattro importanti obiettivi (che non mi piace chiamare semplicemente "progetti"); due di essi NON riguardano i fumetti. Uno di essi non riguarda nemmeno la sfera professionale.
Se entro la fine del prossimo dicembre li avrò raggiunti o meno... beh, mi auguro che saremo ancora QUI a parlarne.
Tireremo le somme. E solo allora vedremo se - come dico spesso - il tempo mi avrà dato ragione.

Auguri a tutti ;)
***HAPPY NEW YEAR***

domenica 23 dicembre 2007

giovedì 20 dicembre 2007

American Gangster.


Lo scorso 28 settembre (proprio QUI sul mio blog) parlavo del nuovo film di Ridley Scott, cioè "American Gangster", che uscirà nei cinema italiani il prossimo 18 gennaio 2008. Dicevo di non vedere l'ora di vederlo... bene: IERI POMERIGGIO L'HO VISTO!!! Yeeeah :)

Proiezione in anteprima per la stampa nella saletta privata della Universal.
E che dire? Che "me lo sentivo": un film S.P.L.E.N.D.I.D.O!!!
Un Ridley Scott in grande grandissima forma, finalmente. Che firma un gangster movie che può tranquillamente andare ad affiancarsi ai capolavori di De Palma e Scorsese (e chi mi conosce, sa che sono uno che non usa spesso la parola "capolavoro"); Denzel Washington e Russel Crowe in straordinarie prove d'attore, diretti magistralmente in un crescendo che li vede uno di fronte all'altro solo alla fine del film.
Tra le chicche del tutto personali, anche Common (uno dei fratelli del narcotrafficante Frank Lucas) e The RZA (uno degli uomini della task force del detective Richie Roberts). Per non parlare della colonna sonora: il grande soul degli anni '70 che accompagna tutta l'ascesa dell'impero criminale di Lucas... con il contrasto di un solo pezzo rap (dei Public Enemy) nella scena finale, quando un po' invecchiato esce di prigione, e siamo oramai nei primi anni '90. Non dico altro.

Beh, magari per farvi venire l'acquolina in bocca... beccatevi il (lungo) trailer IN ITALIANO del film!!!

> in Windows Media:
HIGHMIDLOW

> in Quicktime:
HIGHMIDLOW

> in Real Media:
HIGHMIDLOW

A very special THANX to my homeboy Kento and to all the "Way To Blue" staff ;)

mercoledì 19 dicembre 2007

S3Keno & Tere presents...


Le festività natalizie si avvicinano e quindi "jingle bells jingle bells jingle all the way"...
Ma se volete davvero spisciarvi con due sane risate guardatevi QUESTO!!!

S3Keno & Tere elfi di Natale, in esclusiva per tutti voi, yeah.
E poi - non fate i vaghi, su - grazie a questo Elf-Yourself via alla grande con il vostro filmatino personalizzato (cliccando - alla fine del balletto - su "make your own") che potrete spedire a parenti, amici, colleghi e chi-vi-pare... e ci andranno in fissa tutti!!!
Per ora: i primi AUGURI beccateveli da noi :)

lunedì 17 dicembre 2007

Di certe grandezze, di certi autori.


Me li ricordo bene, sotto al palco. Anche perchè spesso ero lì con loro. Me lo ricordo bene il loro atteggiamento alle jam, anche quando si esibivano per la stessa causa.
Se suonava lo Zoo di Roma, e tirava giù mezza Arena, tutto il pubblico si esaltava, ma loro no.
Non sarebbe stato abbastanza
cool. Quindi mani in tasca, o braccia incrociate, al massimo un movimento della testa, a tempo.
Ma guai ad applaudire. Quello non si faceva mai. Non era cosa.
B-boyz nudi e crudi. Attitudine da duri. Nessuna concessione.
Poi si davano il cambio, perchè su quel palco c'erano microfoni da passare in nome della causa.
E si ripeteva lo stesso copione: se suonava Robba Coatta, e tirava giù l'altra metà dell'Arena, guai a battere le mani se eri dello Zoo.
Il pubblico si esaltava ancora, ripeteva ogni rima a memoria, cantava, ballava e applaudiva.
Per gli uni come per gli altri: era una jam, era rap.
Ma tra loro no. Non era cosa. Non ci si concedeva nulla.
Anche quando vedevi che gli altri stavano spaccando...


Stacco.
DICEVAMO DANIJEL ZEZELJ.
Volevo infatti tornare su un argomento che affrontavo nell'intro del Massa n°4, sapendo bene che - altrimenti - lo avrebbero letto solo i quattro lettori di quell'albo. Parlandone anche qui, diventano almeno otto. Cioè il doppio ;)
• E se qualcuno capitasse su questo blog per puro caso, di semplice passaggio, sappia che mi sto riferendo alla sua storia "Limbo Inc." contenuta all'interno di QUESTO fumetto.

Bene.
Io amo questo autore da anni, da PRIMA di conoscerlo di persona. Non è un caso che nel '93 gli chiedemmo di collaborare a Katzyvari, così come non è un caso che nel '95 gli chiesi di realizzarmi un paio di copertine per la prima serie regolare del Massacratore. Ad ogni modo, credo di avere in casa TUTTI i suoi volumi, da quei primi anni '90 fino ai più recenti. Non lo trovo solamente un disegnatore eccezionale, dal grande talento grafico e pittorico, ma anche un narratore sensibile e poetico.
Mi è capitato spesso di sentirlo "criticare" per questo. Per le sue storie, intendo (mai per i disegni), che in alcune occasioni hanno sfiorato l'ermetismo. Un'idea rafforzata dal fatto che proprio a ridosso dell'ultima Lucca Comics - dove veniva presentato il suo ultimo libro "King of Nekropolis" (Hazard Edizioni, € 13,50) - ho avuto modo di leggere molti commenti di lettori che, apprezzandolo, dicevano cose del tipo: "Finalmente una bella storia dalla sceneggiatura solida, bella da leggere"...

Ad ogni modo, personalmente non l'ho MAI messo in discussione.
Anche da lontano, ho sempre continuato a seguirlo e leggerlo.
Dico "da lontano" perchè proprio nel '95 Danijel si trasferì negli Stati Uniti, dove poi si è spostato e dove vive tuttora.
In questi 12 anni, è anche diventato un autore della Madonna: fumetti per Marvel, DC e Vertigo, illustrazioni per il New York Times, per Harper's Magazine, per il San Francisco Guardian o il Washington Chronicle, campagne pubblicitarie di copertura mondiale per la Nike, oltre ad una marea di locandine per cinema ed eventi musicali, di copertine per libri e dischi, di mostre ed esposizioni personali in tante città del mondo.
Un autore - insomma - che possiamo certamente definire molto AFFERMATO.

Un autore che avrebbe tutti i motivi del mondo per camminare ad un metro da terra.
Tirandosela, se volesse, con molta più legittimità di tanti artisti nostrani. E che - proprio in virtù della sua affermazione professionale - potrebbe non avere tempo (e voglia) di stare appresso a piccoli progetti di editoria indipendente, tantopiù se considerassimo i compensi con i quali oramai è abituato a lavorare.
E invece è rimasto la persona più gentile del mondo.
Disponibile ed umile come pochi.
Come dire: LA MISURA DELLA GRANDEZZA.
• Ecco di cosa parlavo in quell'editoriale.

Di come spesso siano proprio i più grandi ad essere i più umili.
Di come spesso siano invece i più meschini a cedere al fascino di un'onnipotenza editoriale che peraltro nemmeno esiste.
Di come un autore affermato a livello internazionale ti DONI una sua storia inedita di dieci tavole, spedendotele dall'altra parte del mondo, dopo che magari tu gliene avevi chiesto (timidamente) una breve di quattro/sei.
Di come uno a quei livelli, forse proprio perchè la sua vita è lì a Brooklyn, se ne fotta delle nostre liti di provincia, delle nostre polemichette da web, di certe prepotenze da signorotto feudale, di chi fa la voce grossa, di chi dice "Io con quell'editore non pubblico", di chi parla alle spalle, di chi si fa i calcoli, sia in termini di strategia che in termini di denaro.

Lui è Danijel Zezelj.
Vive e lavora a New York.
Se gli va, ti regala una storia.
Lo fa per amicizia, per stima, per affetto ad un nome, ad un progetto, ad una storia che per qualche tempo - tanti anni fa - è stata anche la sua. Senza paranoie. Senza secondi fini. Senza rotture di coglioni.
Un vero grande, signori.

Stacco.
Dopodichè li vedo anche qui.
Subito pronti ad attaccare, a bocciare, a criticare, se pubblichi qualcosa che (secondo loro) è discutibile.
Ma se poco poco fai qualcosa di buono - e se coloro con cui la fai sono inattaccabili - allora il silenzio.
Non i complimenti (non sia mai). No: il silenzio.
I complimenti, casomai, arrivano numerosi da pubblico e lettori, che (metaforicamente) applaudono.
Ma loro no, i cari "colleghi" fumettari. Autori nudi e crudi.
Guai ad applaudire. Non è cosa.
Nessuna concessione.

Nella valle di Elah.


Anche io al cinema in questo freddissimo weekend, scegliendo questo film.
Non fosse bastata la tripletta formata da Tommy Lee Jones, Charlize Theron e Susan Sarandon, c'era il regista - Paul Haggis - ad attirarmi in sala, quasi sulla fiducia. Perchè (ho già avuto modo di dirlo più volte) credo che il suo "Crash" del 2004 - insieme ad "Inside Man" di Spike Lee - siano i due più bei film che ho visto negli ultimi cinque anni.

"Nella valle di Elah" non mi ha emozionato come "Crash". Non è a quel livello, e questo lo chiarisco da subito. Ma è comunque un bel film. Algido nei colori, asciutto nella trama. Tommy Lee Jones è magistrale; la Theron - film dopo film - è sempre più brava (anche se continua ad "imbruttirsi" per dimostrarlo); la Sarandon ha una piccola parte, ma da fuoriclasse.
E il regista LI USA al massimo del loro talento.

Una base militare nel midwest, con la classica cittadina di provincia che le è cresciuta attorno. Giovani soldati appena rientrati dalla guerra in Iraq e da quelle crudeltà che gli Usa ammettono a fatica. Un padre che - da veterano - crede ancora nell'onore militare. Un figlio che sembra scomparso. Una madre che non accetta una nuova perdita. Un'indagine durante la quale si sovrappongono differenti verità, quelle civili e quelle militari. La guerra intesa come errore, che smaschera ogni aspirazione ad essere "esportatori" di democrazia. I segni di uno squilibrio mentale di chi viene mandato giovanissimo a certi orrori e che - quando torna, da reduce - ne rimane segnato per sempre, irriconoscibile anche agli occhi di un genitore. La bandiera americana issata al contrario, come un resa, per urlare: "Abbiamo bisogno di aiuto".

Sarebbe sbagliato considerare "Nella valle di Elah" come un semplice film di denuncia (nel nel grande schermo si trasforma troppo spesso e troppo facilmente in retorica). E nemmeno come un film/inchiesta. C'è un omicidio senza senso, avvenuto in suolo americano; c'è un'accusa molto esplicita all'attuale amministrazione che governa il Paese, d'accordo. Ma è soprattutto un'indagine nei luoghi della mente, diretta con grande sensibilità e soprattutto con grande sobrietà.
Lo scontro biblico tra Davide e Golia (avvenuto proprio nella valle di Elah, da cui il titolo) è la metafora su cui Haggis costruisce questo percorso introspettivo teso alla ricerca della verità, anche se significa ammettere le proprie sconfitte. Che non sono belliche, ma umane.

giovedì 13 dicembre 2007

Poesia: Viva l'ODG.


Ogni dicembre - puntualissimo - mi arriva per posta il bollettino con la quota annuale da versare all'Ordine entro il 31 gennaio successivo. Ogni dicembre, la stessa rima mi frulla per la testa. E dunque...

Poesia.
Viva l'Ordine dei Giornalisti,
che solo quanno c'è da batte cassa,
se ricordano che esisti.


Recensione del critico letterario.
"Mortacci loro".

Nota dell'autore.
"Ecco. Mo' me radiano dall'albo!!!"

martedì 11 dicembre 2007

Giorno più, giorno meno.


Vado al Giaime 2007. Abbastanza triste. Poca gente. Pochi artisti di quelli che pensavo io (cioè quelli che con Giaime c'erano davvero amici). Tante facce nuove sul palco, che non conosco. E' il rap della nuova generazione, che sento già lontana. Tanti pischelletti sotto al palco, che mi fanno sentire un "vecchietto" (old school?); è la stessa sensazione che provano quei (pochi) superstiti dello Zoo di Roma lì presenti quella sera. Bevo solo un paio di birre. Vado via presto.

Vado alla mostra di Paul Gauguin al Vittoriano. Una serata speciale, con il museo aperto "fuori orario" solo per noi, e con tanto di guida privata (erano secoli che non seguivo una mostra con la guida). Non male. Io amo Gauguin. Ci sono pezzi dall’Ermitage di San Pietroburgo, dalla National Gallery of Art di Washington, dal Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen, eppure mancano le tele più importanti. Come OGNI VOLTA che Roma prova ad organizzare qualcosa di importante. Alla fine del percorso, mega ricevimento/buffet nel roof garden della terrazza panoramica. Sfizioserie a go go, e ottimo vino. Mi affaccio dal balcone della terrazza, sui Fori Imperiali, con il Colosseo illuminato che troneggia sul fondo. E palazzi, cupole, ringhiere, sanpietrini, tetti a perdita d'occhio. Roma è davvero meravigliosa, anche di notte, quando è illuminata dal suo caratteristico arancione.

Vado al Da Bomb 2007. Incontro un botto di persone. Chiacchiero fumo e bevo (parecchio) con tutti. La nuova formazione degli Inquilini fa il suo esordio. Decisamente convincente. Quasi militante. Un'apologia alla lotta armata. O meglio: alla difesa armata. Muoio dalla curiosità - a questo punto - nel sentire anche i nuovi pezzi di Kento solista con il suo "Sacco o Vanzetti". Nel frattempo me la chiacchiero pure col Piotta, ma non di rap. Di certi editori e certi libri, anche perchè a gennaio esce il suo.
Dj Gruff, quando sale sul palco, è il più grande di tutti. Passano gli anni, ma lui resta il Numero Uno. Non c'è storia, nemmeno nei contest di livello mondiale. Fa uno show di turntablism e strofe (anche canticchiate in salentino) che manda a casa tutti; le sue dita scivolano leggere sui vinili, in una coreografia di lucidi movimenti tra mixer e ruote d'acciaio, con scratches che solo lui riesce ad inventare.
Gruff prima e dopo lo show fa tristezza. Nel backstage, completamente sfatto, completamente solo. Senza nessuno che ci chiacchiera, nonostante l'allegra caciara e il numeroso viavai di persone. Che non se lo cagano.

Trovo finalmente il tempo di leggere "Ilaria Alpi - Il prezzo della verità" di Marco Rizzo e Francesco Ripoli (Becco Giallo, € 15). Veramente molto bello, a tratti emozionante. Marco ha fatto una gran bel lavoro, sia di documentazione che di scrittura. Su questo non avevo dubbi. Mentre la vera "sorpresa" sono i disegni di Ripoli, che NON conoscevo. Ed è davvero assai bravo, accidenti.

Vado a Più Libri, Più Liberi la mostra mercato della piccola e media editoria al Palazzo dei Congressi dell'Eur che - anno dopo anno - sta CRESCENDO davvero bene. Ci passo diverse (piacevoli) ore dentro, che tanto fuori piove e fa freddo. Acquisto qualcosa. Ma soprattutto becco chi devo beccare. Chiacchiere che diventano fatti, che rimandano a nuovi appuntamenti. E vado via proprio con ciò che volevo prima di entrare.

Vado al mercatino di Natale di Emergency, dove Tere sta facendo i suoi turni da volontaria (per indirizzi, date e orari cliccate QUI). Ci vado pensando di trovare il solito mercatino un po' fricchettone, con le solite robe eque & soldiali, e invece rimango stupito dalla varietà/quantità di offerte, di prodotti, di idee regalo (infatti faccio compere). Ottima organizzazione. Altro che bancarelle: a Roma, l'hanno allestito all'interno del bel palazzo della ADN-Kronos di Trastevere. Fateci un salto, se ne avete modo.

lunedì 10 dicembre 2007

S3Keno interviù.


Comicsblog.it mi ha fatto una breve intervista.
Mi ha fatto piacere, son contento.
Se dovesse interessarvi, la trovate QUI.
Oh, yeah.

mercoledì 5 dicembre 2007

Fuori dal passato.


Gli spiegai che i romanzi migliori non sempre erano quelli che vendevano meglio; che gli stili complessi e le storie ambigue lasciavano perplessi molti lettori. Gli dissi che i miei libri, pur vendendosi molto bene, erano considerati troppo cupi, complicati nell'intreccio e implacabilmente violenti per salire in testa alle classifiche.

Lui mi chiese se ero disposto a cambiare il genere di libri che scrivo per aumentare le vendite. Io risposi:
"No". Mi domandò se avrei cambiato il genere di libri che scrivo se avessi saputo di portare un determinato stile o tema fin dove riuscivo ad arrivare. Risposi: "Si". Mi domandò se i personaggi dei miei libri tratti dalla vita reale riescano mai a sorprendermi. Io risposi: "No, perchè il rapporto che ho con loro è di sfruttamento".

martedì 4 dicembre 2007

Step.04: Katzyvari 2.1



E ora tocca al Massacratore, che mi sembra pure giusto.
Che Lucca Comics è finita un mese fa, ed è da prima di Lucca che dico "poi parliamo del Massacratore".
Che nel frattempo è arrivato in fumetteria. Quindi C'E'!!!
Che il 4° numero della nuova serie targata Bottero Edizioni è intitolato "Katzyvari 2.1" (e ora vi dico pure perchè) e che se in questo post c'è scritto STEP.04 è perchè - senza voler alimentare nuovamente alcuna polemica - prima erano venuti lo step.01, lo step.02 e lo step.03.

Dunque: "Katzyvari 2.1" nasce prima di tutto come un gioco.
Poi - ma solo POI (chiaro?) - anche come una leggera provocazione.
Nell'editoriale interno, io stesso lo definisco "una risposta armata".
Le armi non sono coltelli o pistole: sono matite, pennarelli, idee e artisti/amici che hanno partecipato al gioco.
E la risposta di cui parlo è rivolta solamente a chi attua certe prepotenze editoriali.

Detto questo, "Kaztyvari 2.1" è SOLO un titolo.
Un numero SPECIALE non solo nei contenuti, ma anche nelle 48 pagine (al posto delle solite 32) mantenendo però INVARIATO il prezzo di copertina, che resta di 4 euro.

Oltre alla mia storia del Massa (stavolta impegnato in un divertente "back to the basics" di vecchio stampo, contro il programma "Affari tuoi" di RaiUno) stavolta non c'è solo una semplice storia breve in appendice. No, stavolta a bordo è salito prima di tutti il grande Danijel Zezelj con una splendida storia INEDITA di 10 pagine, "Limbo Inc." (che a certi prepotenti di cui sopra non sarebbe costata meno di 2.000 dollari). Poi il noto scrittore Enrico Brizzi in coppia con Maurizio Manfredi, con il primo episodio di "SuperTognazzi";. Poi ancora Lorenzo "Lollo" Bartoli con un suo bel racconto ("La Faida") illustrato per la prima volta da Paolo "Ottokin" Campana. E se tutto ciò non bastasse, anche Ed! con il suo Bonny-Ed, anche il Mangiatore, anche un insolito incontro con la pornostar Jenna Jameson (che - per pura vanità personale - volendo potete leggere anche QUI).

Senza che vi ricordi che - insieme al Massacratore n°4 - arriva in fumetteria anche il secondo volume del suo REMIX.
Che ha 128 pagine, che costa 16 euro, che spacca!!! Oltre alla saga di "Italian Superiros" (con Berlusconi, Fini e D'Alema), a "Prendilo!" (con i Take That), a "Rappowa" (con Jovanotti), a "In Dub" (una delle mie storie preferite di sempre) e a "Rock Escalation" (con Piero Pelù/Litfiba, i Green Day e Bono/U2) ci trovate pure delle chicche come "Intervista impossibile" e "Virgo ama". Completano il volume le firme di Walter Venturi, Michele Ginevra, Cristiano Cucina, Marco Rizzo, Alessio Danesi, Luca Carta, Mauro Muroni e Saverio Tenuta.

Inoltre, nel nuovo aggiornamento del mio sito Liskaprod.it, in homepage trovate le prime 3 storie della nuova serie del Massa (cioè "Ama e difendi", "Pornophilia (cube)" e "Kouassi Story") disponibili in download GRATUITO per chiunque abbia voglia di leggerle!!!

Ovvio, infine, che vi inviti nuovamente a visitare la Classifica del Massacratore, che è già al suo 2° aggiornamento. Venite a farci un salto, VOTATE il personaggio che vorreste vedere massacrato (a fumetti) e divertitevi a leggere i commenti di tutti gli altri!!! ;)

sabato 1 dicembre 2007

Cuori da bar.


Ieri pomeriggio, con Roma mezza immobilizzata dallo sciopero dei mezzi, sono andato alla presentazione del libro "Cuori da bar" (Edizioni BD, € 10) dell'amico Lorenzo Bartoli, in una bella libreria al Testaccio.
C'era parecchia gente. Ho assistito a presentazioni di scrittori comunemente ritenuti "più famosi" con meno gente, giuro!!! Ovvio che molti fossero amici, colleghi e conoscenti vari. Ma tant'è. L'atmosfera era calda e - per l'appunto - assai amichevole. E poi c'era Remo Remotti.

Dopo una presentazione molto "ispirata" del Rrobe nazionale, Remotti ci ha deliziato con la lettura di tre racconti tratti da questo libro, che - a proposito - dovete acquistare per forza!!!
Remo Remotti è un grande personaggio della nostra Roma. Un grande, dico davvero. Schietto, genuino, bestemmiatore come pochi, molto più COLTO di come a volte lui stesso sembra voglia far apparire.
L'unico suo "limite" (se così lo vogliamo definire) è che gli piace da morire parlare di se stesso. Non solo ieri in quella libreria. Ogni volta che l'ho visto (fossero presentazioni analoghe, fosse in TV), ogni volta lui parla di se stesso, della sua vita, delle sue poesie, delle sue conoscenze, dei suoi libri, della sua storia, delle sue canzoni, della sua pittura, anche quando dovrebbe parlare di qualcun altro, per cui magari è stato invitato.
Comunque sia, ci ha fatto ridere parecchio.
Anche quando si rivolgeva a Bartoli e Recchioni come fossero due pischelletti al loro debutto sulla carta stampata, dicendo a Lollo che insomma è bravo, che insomma 'sto libro è un ottimo aperitivo in attesa di un primo romanzo vero e proprio, che insomma che cazzo li fa a fare i fumetti?!? ;)
Fatto sta che al momento della lettura dei brani, era il personaggio giusto nel momento giusto.

Prima di andare via, mi sono comprato una copia del libro. La seconda, se vogliamo dirla tutta (su suggerimento dello stesso Lollo, quando per mail ne parlava come possibile "regalo di Natale"), che infatti regalerò. Un qualcosa - questo gesto di aprire i portafogli - che vedo sempre far poco agli AUTORI, anche se amici, presi costantemente dal loro "ruolo" per cui o ti viene regalata oppure niente. Che poi è un argomento di cui parlai un annetto fa anche con Ottokin, quando uscii il suo "I racconti del campetto"...
Vabbe', ma questa è un'altra storia.

Il punto - ora - è che dovete veramente acquistare e leggere questo libro.
Perchè è semplicemente bello.
Perchè Lorenzo cammina su questa terra a braccetto con il talento.
Perchè davanti a cose come stima ed amicizia non ci sono "convenienze editoriali" che reggano. E il resto delle chiacchiere stanno a zero, capite a me.