o anche: del mio debole - nemmeno troppo recente - per Dolcenera.
Mi piace, Dolcenera.
Mi è sempre piaciuta Dolcenera - al secolo Emanuela Trane, classe '77 - sin dalla prima volta che la ascoltai al Festival di Sanremo del 2003. Pensai: "Cazzo, questa è brava!"… e non solo per la sua voce, per come la modula, per come canta. Ma anche - attenzione! - per come suona il pianoforte.
E, più tardi, avrei scoperto anche per come scrive e compone.
A quel Sanremo lei partecipò con "Siamo tutti là fuori" e lo vinse nella categoria Nuove Proposte. Terminato il Festival, mi feci in quattro per conoscerla e intervistarla il prima possibile, perché - lo ripeto - mi aveva colpito molto (insieme a Patrizia Laquidara, che partecipava nella sua stessa categoria). Poi, su, una che come nome d'arte aveva scelto l'omonima canzone di De Andrè già la diceva lunga, no?
In seguito (non lo nego) l'ho seguita più o meno distrattamente.
Non ho i suoi primi album, quindi la mia era più che altro un'attenzione radiofonica, quando capitava e SE capitava. La consideravo molto brava, d'accordo, ma ero preso da altre cose. Francamente, rimasi pure un po' allibito quando nel 2005 la vidi partecipare ad un reality show (che peraltro vinse), prigioniera volontaria di un modello televisivo che non può che stritolarti. Ma tant'è: ognuno fa le proprie scelte, che non necessariamente devono corrispondere a quelle che faresti tu.
Bisogna però arrivare al 2009 (e ad altri due dischi pubblicati nel frattempo) prima di "Dolcenera nel Paese delle Meraviglie", quarto album della cantautrice pugliese/toscana. Che quell'anno presentò nuovamente a Sanremo con il singolo "Il mio amore unico", sfoggiando un nuovo look (che se già la trovavo bella, ora era pure donna!) e una presenza scenica inaspettata, abituati a vederla sempre seduta al suo pianoforte!
Non vi nascondo che non solo ho quell'album, ma l'ho CONSUMATO nel lettore della mia macchina a furia di ascoltarlo! L'attitudine rock di Dolcenera - pur restando fortemente legata alla tradizione del cantautorato italiano - si fa sempre più evidente. Pezzi della portata di "Come un sole splendido" (che trovavo fantastica) o "Date a Cesare" dimostrano chiaramente la maturità che sta raggiungendo sia come interprete che come autrice.
Ma di fatto, non è certo la breve esperienza televisiva che l'ha formata.
Lei canta e suona da tutta la vita, ha studiato/sudato a testa bassa sui tasti del pianoforte, ha solcato centinaia di palchi, ha fatto da supporter a diversi tour di altri artisti prima di poter cominciare a farne di suoi, a proprio nome, partecipando poi a grandi eventi musicali insieme ad artisti come Vasco Rossi, Zucchero o addirittura i Depeche Mode, esibendosi nel resto dell'Europa e confrontandosi anche con la composizione per il cinema.
E nonostante la mia più che nota posizione contro i talent show televisivi, sono proprio queste le skills grazie alle quali si diventa artisti completi.
Eccoci infine al 2011.
E' appena uscito il suo quinto album in studio - "Evoluzione della specie" - e qualche giorno fa me lo sono preso da Feltrinelli. Diciamo a scatola chiusa, sulla fiducia. Allora che dire adesso?
Che posso pur sempre ascoltarmi i Subsonica, Silvestri e gli Assalti Frontali (e cito questi tre solo perché ne abbiamo parlato recentemente)… ma nulla toglie al fatto che io mi ascolti - ripetutamente - ANCHE il nuovo disco di Dolcenera, è chiaro?
Undici tracce di stampo pop/rock.
A tratti più esplicitamente pop, a tratti più selvaggiamente rock (anche elettronico, come per il pezzo a.k.a. UOMO che da' il titolo all'album); "Il sole di domenica" è stato scelto come singolo di lancio, e non è affatto male. Ma l'album raggiunge momenti assai più INTENSI, credetemi. Tra tutte, segnalerei "Nel regime delle belle apparenze" (un gran bel testo espresso musicalmente con un sapore rockabilly) e soprattutto "Nel cuore e nella mente", che probabilmente è l'apice dell'intero lavoro in termini di arrangiamento (straordinario, di grande classe) e di suono - pieno, emozionale - che non ha nulla da invidiare alle migliori produzioni rock britanniche (compresi alcuni difficili controtempi delle batterie sulla melodia e sul cantato).
Aggiungo anche un suggestivo ed improvviso affondo di piano nell'ultimo minuto de "I colori dell'arcobaleno" e l'efficacia della traccia di chiusura - "Dagli occhi di una donna" - un'ironica filastrocca per mandolino (che poi, scoprirete, è tutt'altro che una filastrocca) dall'anima molto femminile.
Bene. A questo punto - se volete - potete pure cominciare a sparare sul pianista.
Che in questo caso sarei io, non lei.
Altrimenti SULLA pianista altro che proiettili…
sabato 28 maggio 2011
mercoledì 25 maggio 2011
In progress.
E' già da qualche tempo che sto lavorando ad un progetto decisamente AMBIZIOSO, ben sapendo che in certi ambienti (editoriali o imprenditoriali che siano) dove tutti sono amici di amici, dove vige la conduzione familiare, generalmente un progetto di tale portata deve in qualche modo essere "sponsorizzato" da una conoscenza, da un gancio, da una presentazione di qualcuno di autorevole, se non addirittura da una vera e propria raccomandazione.
Della serie: avete presente quell'amico che improvvisamente riceve i fondi per un festival annuale di formaggi alla menta e poi viene fuori che guarda caso suo zio lavora alla Regione nell'ufficio patrocini e che il cognato della moglie è proprio l'amministratore delegato della banca che fa da sponsor alla manifestazione?
Altrimenti - a certi livelli - è davvero impensabile arrivare con le tue sole forze.
Ecco: IMPENSABILE.
Eppure io ci sto pensando.
Anzi: lo sto facendo.
Senza nessun gancio, nessuna conoscenza, nessuna raccomandazione di chicchessia. Un po' come certi film americani degli anni '80 (penso a Michael J. Fox in "Il segreto del mio successo") dove tutto è possibile, tutto è idealizzato, dove una buona idea vale più di centomila raccomandazioni, e se ci credi davvero ce la fai.
Con semplice volontà, con tenacia.
Allora ci sto credendo.
Un progetto in realtà molto semplice, basato su un'idea.
O meglio: su un'INTUIZIONE.
Scrivo un post del genere solo a testimonianza di questo momento.
Perché ci vorranno settimane, mesi, forse un anno. E nella maggioranza dei casi (nonostante la mia volontà e le mia tenacia) so già da adesso che la cosa, mio malgrado, potrà non andare nemmeno in porto.
E dimenticheremo anche questo post.
Ma se invece in porto ci andrà…
Oh, se ci andrà… allora si che toccherà rileggere quanto scritto oggi.
E potrò davvero riconoscermene TUTTO il merito.
giovedì 19 maggio 2011
al parco con EMERGENCY • 2011
• Clicca per ingrandire
Un invito per tutti i miei amici e conoscenti…
No, anzi… che sto dicendo? Un invito a TUTTI i romani, anche quelli che non conosco!!!
Che con quest'anno siamo arrivati alla quinta edizione, accidenti :)
E dunque: domenica 29 maggio p.v. dalle ore 9:00 e per tutto il resto della giornata c'è l'EMERGENCY DAY del Gruppo Appio-Tuscolano… quindi alzate le chiappe dal divano e - soprattutto se avete bimbi (che c'è un'animazione straordinaria) - venite al Parco degli Acquedotti all'altezza di San Policarpo.
Che poi, per chi non ci avesse mai messo piede, beh… il Parco degli Acquedotti è BELLISSIMO, sapete?
Stands info & gadgets, pesche di beneficenza, mostre fotografiche, sport, passeggiate archeologiche con guide esperte, yoga shiatsu e tai chi, magia e giocoleria, letture e fiabe per i più piccoli, tanta tanta animazione… e volendo (organizzandosi prima) anche una bella occasione per fare un fantastico pic-nic nel verde del parco: cos'altro volete di più?
Oltre che sostenere Emergency, ci sarà da divertirsi!!!
Ci trovate lì, da mattina a sera.
Ebbene si, anche a me :)
• QUI il programma della giornata
E poi non venitemi a dire che non ve l'avevo detto con il giusto anticipo…
lunedì 9 maggio 2011
Peppino & Carlos.
Oggi, ricordando Giuseppe "Peppino" Impastato (l'attivista politico e conduttore radiofonico che dedicò la sua vita nella lotta alla mafia, assassinato il 9 maggio del 1978), un'occasione per rivedersi "I cento passi" di Marco Tullio Giordana o per acquistare e leggere il bel libro a fumetti "Peppino Impastato - Un giullare contro la mafia" " di Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso (Becco Giallo, € 14).
Oggi, ricordando Carlos Trillo, spentosi stanotte a Londra.
Uno dei più bravi sceneggiatori della scuola sudamericana, che ho letto sin dai tempi di "Eureka!", che ha scritto - tra gli altri - per disegnatori del calibro di Horacio Altuna, Jordi Bernet, Eduardo Risso ed Enrique Breccia, regalandoci serie straordinarie come Loco Chavez, Chiara di notte, Light & Bold, Chicanos, Cybersix e tante tante altre, entrando a pieno titolo nell'Olimpo dei più grandi autori della storia del fumetto.
giovedì 5 maggio 2011
La mia su THOR
o meglio: quella di Michele!
Ieri sera finalmente ho visto "Thor" anche io.
Premetto che Thor era IL MIO PERSONAGGIO PREFERITO quando ero bambino (altro che l'Uomo Ragno e i Fantastici Quattro, e comunque ben prima di "scoprire" gli X-Men o Batman) per via del suo martello Mjöllnir, per la possenza delle sue storie senza nemmeno sapere - a quella età - che magari erano scritte da Stan Lee e disegnate da Jack Kirby, per tutti i suoi richiami alla mitologia nordica (io che ero appassionato di miti e leggende, così come delle grandi epopee degli dei greci e romani che mio padre mi raccontava come fossero straordinarie favole senza fine). Insomma: se i miei mi portavano a un'edicola e mi dicevano di scegliere un fumetto, io sceglievo Thor!
Poi, crescendo, ho smesso di leggerlo.
In realtà ho smesso per un bel po' di leggere qualsiasi fumetto.
Ci sono "tornato" da grande, negli anni del liceo (ma questa è una storia che ho già raccontato); nei primi anni '90 grazie alla Play Press che gli dedicò un mensile (durato una sessantina di numeri, se non ricordo male) e che - senza che nuovamente ne sapessi nulla - pubblicò l'intero ciclo scritto e disegnato da Walter Simonson, che me lo fece amare una seconda volta.
Poi, nell'era di Marvel Italia e Panini, ho smesso nuovamente di leggerlo.
Comunque sia, di Thor ne so parecchio.
Ed è per questo che non voglio recensire il film.
Sono andato a vederlo insieme a Michele, my brotha. E ne parlerò proprio con le sue parole. Quelle di uno che abitualmente non legge fumetti (salvo qualche raro caso alla "V for Vendetta"); quelle di uno che magari può anche conoscere Odino e Loki, d'accordo, ma non sa nemmeno chi siano Heimdall, Lady Sif, Volstagg, Fandral e Hogun (figuriamoci Occhio di Falco, Luke Cage, Nick Fury o lo S.H.I.E.L.D.); quelle di uno che non ha gli strumenti NERDcessari per cogliere le citazioni agli albi, agli autori o ai personaggi Marvel stessi e i loro alter ego (come l'allusione a Bruce Banner o il gioco d'identità con Donald Blake, qui un "ex" di Jane Foster).
Quindi uscendo dalla sala, i suoi commenti sono stati più o meno questi: (1) "E' sempre bello ammirare Natalie Portman per un paio d'ore" (lui la adora) • (2) "Asgard era davvero da paura!!! Cosa si riesce a fare con la computer grafica oramai, eh?" (ma del tributo all'iconografia kirbyana, alla pari del Distruttore, ne è pressoché ignaro) • (3) "Bello l'inizio con la storia di Asgard e dei Giganti del Ghiaccio, la presentazione dei personaggi, l'arrivo di Thor sulla Terra, ma poi più andava avanti e più peggiorava"… e che altro dire?
Che fondamentalmente concordo con lui su tutta la linea.
Si, con lui che nemmeno legge fumetti!
Perché è vero che Natalie Portman è uno spettacolo.
Che la trasposizione di Asgard è fantastica e immaginifica.
E che TUTTI i film della Marvel scadono nel secondo tempo, dopo che origini personaggi e situazioni vengono presentati, dopo che le pedine vengono poste sulla scacchiera, dopo che viene chiarita nettamente la suddivisione tra bene e male… e tocca assistere al resto del film con l'inevitabile, lunghissimo, scontro tra l'eroe di turno e la sua nemesi. Vale per Spiderman, per gli X-Men e Wolverine, per Iron Man, per Hulk.
Tocca a me, ora.
Io confidavo MOLTO nella regia di Kenneth Branagh, proprio per il cinema da cui proviene. Al di là della Portman, di Anthony Hopkins o di qualsiasi altro attore potessero scritturare. E forse - a furia di leggere recensioni e commenti entusiasti su questo "Thor" da parte di tutti - le mie aspettative si erano esageratemente montate.
Non che non mi sia divertito, sia chiaro.
Ma me lo aspettavo molto più EPICO di quanto non sia.
E proprio lui, Thor, che nei fumetti ha sempre quell'aria superiore e distaccata di un Dio, quel modo "antico" di parlare, me lo ritrovo qui bello come il sole, alto biondo e perfetto, che sembra un coatto da palestra nei modi, nel combattere, nel flirtare con le pupe!
Oh, insomma: che fine hanno fatto il prode Balder e Beta Ray Bill? ;)
Ieri sera finalmente ho visto "Thor" anche io.
Premetto che Thor era IL MIO PERSONAGGIO PREFERITO quando ero bambino (altro che l'Uomo Ragno e i Fantastici Quattro, e comunque ben prima di "scoprire" gli X-Men o Batman) per via del suo martello Mjöllnir, per la possenza delle sue storie senza nemmeno sapere - a quella età - che magari erano scritte da Stan Lee e disegnate da Jack Kirby, per tutti i suoi richiami alla mitologia nordica (io che ero appassionato di miti e leggende, così come delle grandi epopee degli dei greci e romani che mio padre mi raccontava come fossero straordinarie favole senza fine). Insomma: se i miei mi portavano a un'edicola e mi dicevano di scegliere un fumetto, io sceglievo Thor!
Poi, crescendo, ho smesso di leggerlo.
In realtà ho smesso per un bel po' di leggere qualsiasi fumetto.
Ci sono "tornato" da grande, negli anni del liceo (ma questa è una storia che ho già raccontato); nei primi anni '90 grazie alla Play Press che gli dedicò un mensile (durato una sessantina di numeri, se non ricordo male) e che - senza che nuovamente ne sapessi nulla - pubblicò l'intero ciclo scritto e disegnato da Walter Simonson, che me lo fece amare una seconda volta.
Poi, nell'era di Marvel Italia e Panini, ho smesso nuovamente di leggerlo.
Comunque sia, di Thor ne so parecchio.
Ed è per questo che non voglio recensire il film.
Sono andato a vederlo insieme a Michele, my brotha. E ne parlerò proprio con le sue parole. Quelle di uno che abitualmente non legge fumetti (salvo qualche raro caso alla "V for Vendetta"); quelle di uno che magari può anche conoscere Odino e Loki, d'accordo, ma non sa nemmeno chi siano Heimdall, Lady Sif, Volstagg, Fandral e Hogun (figuriamoci Occhio di Falco, Luke Cage, Nick Fury o lo S.H.I.E.L.D.); quelle di uno che non ha gli strumenti NERDcessari per cogliere le citazioni agli albi, agli autori o ai personaggi Marvel stessi e i loro alter ego (come l'allusione a Bruce Banner o il gioco d'identità con Donald Blake, qui un "ex" di Jane Foster).
Quindi uscendo dalla sala, i suoi commenti sono stati più o meno questi: (1) "E' sempre bello ammirare Natalie Portman per un paio d'ore" (lui la adora) • (2) "Asgard era davvero da paura!!! Cosa si riesce a fare con la computer grafica oramai, eh?" (ma del tributo all'iconografia kirbyana, alla pari del Distruttore, ne è pressoché ignaro) • (3) "Bello l'inizio con la storia di Asgard e dei Giganti del Ghiaccio, la presentazione dei personaggi, l'arrivo di Thor sulla Terra, ma poi più andava avanti e più peggiorava"… e che altro dire?
Che fondamentalmente concordo con lui su tutta la linea.
Si, con lui che nemmeno legge fumetti!
Perché è vero che Natalie Portman è uno spettacolo.
Che la trasposizione di Asgard è fantastica e immaginifica.
E che TUTTI i film della Marvel scadono nel secondo tempo, dopo che origini personaggi e situazioni vengono presentati, dopo che le pedine vengono poste sulla scacchiera, dopo che viene chiarita nettamente la suddivisione tra bene e male… e tocca assistere al resto del film con l'inevitabile, lunghissimo, scontro tra l'eroe di turno e la sua nemesi. Vale per Spiderman, per gli X-Men e Wolverine, per Iron Man, per Hulk.
Tocca a me, ora.
Io confidavo MOLTO nella regia di Kenneth Branagh, proprio per il cinema da cui proviene. Al di là della Portman, di Anthony Hopkins o di qualsiasi altro attore potessero scritturare. E forse - a furia di leggere recensioni e commenti entusiasti su questo "Thor" da parte di tutti - le mie aspettative si erano esageratemente montate.
Non che non mi sia divertito, sia chiaro.
Ma me lo aspettavo molto più EPICO di quanto non sia.
E proprio lui, Thor, che nei fumetti ha sempre quell'aria superiore e distaccata di un Dio, quel modo "antico" di parlare, me lo ritrovo qui bello come il sole, alto biondo e perfetto, che sembra un coatto da palestra nei modi, nel combattere, nel flirtare con le pupe!
Oh, insomma: che fine hanno fatto il prode Balder e Beta Ray Bill? ;)
domenica 1 maggio 2011
Napoli 2011.
• Scorcio della città dalla ringhiera della funicolare di Montesanto.
Courtesy of Ottokin.
Caro diario,
ieri insieme a Paolo sono andato a Napoli. Per la precisione al Comicon, come ogni anno. Siamo partiti alle 8:00 dal bar e siamo arrivati a Castel Sant'Elmo alle 10:40, compreso di macchina parcheggiata al Vomero, che già di per sè è un'impresa.
A proposito: anche andare a Napoli con la macchina di Paolo, da passeggero, è qualcosa di davvero nuovo per me, ma magari ne riparliamo un'altra volta.
Ritirati gli accrediti e fatto un primo giro di saluti (che tanto in quei corridoi quasi vuoti era facile incrociare chiunque), abbiamo deciso di scendere alla Fiera d'Oltremare, che l'anno scorso non avevamo fatto in tempo. O non ne avevamo voglia? Non ricordo. Comunque sia, abbiamo preso la funicolare che arriva a Montesanto e da lì un trenino per la Fiera, che sta proprio di fronte allo Stadio San Paolo!
Devi sapere, caro diario, che questo trenino era quello che negli anni '50 collegava Trinidad a Cienfuegos, in quel di Cuba; poi Fidel Castro l'ha venduto al Comune di Napoli.
Giù alla Fiera ci aspettavano Roberto e Mariagrazia. Abbiamo fatto un giro in mezzo a librerie, stand di dolciumi e cosplayers. Ero convinto di spendere tanti soldi per comprarmi parecchie cose Marvel e DC agli stand della Planeta e della Panini, e invece alla fine ho preso solo "Young Liars" di David Lapham.
Nel frattempo mi hanno raggiunto anche Valeria e un paio di Andrea, ovverosia tre dei quattro Ottomani.
Dopo un po' ci siamo stufati e siamo tornati su al Castello. Prima di rientrare, abbiamo pranzato insieme, anche se nel chiacchierare con Paolo, Rob e Mariacosa mi sono dimenticato che avevo detto anche a Valeria e i suoi soci che avrei pranzato con loro!
Ma sai com'è: alla mia età ci si scorda sempre di tutto. Pazienza.
Alle 15:00 siamo andati all'incontro in Aera Pro sul fumetto digitale. Oltre al nostro Roberto, c'erano Marco Marcello che è stato per tutto il tempo attaccato al suo cellulare (anche maleducatamente, a volerla dire tutta), poi anche Piero, una signora della Mondadori di cui non ricordo il nome, un signore francese che però parlava in inglese, con Claudio e Stefano a fare da moderatori. Interessante, si. Ma non del tutto convincente. Riparleremo anche di questo, promesso!
Peraltro doveva finire per le 16:00 e invece si è protratto fino alle 17:00. Sicchè sono giunto con molto ritardo al mio stand, cioè la sempre più mitica Tunuè... soprattutto se consideriamo che avevo detto loro che mi sarei messo a disegnare alle 14:00 ;)
Allo stand c'erano Max, Concetta, Renato, Antonio, David, Daniele, Luca, Marina, Niccolò e tutti gli altri della banda. Come sempre una bellissima atmosfera, allegra e positiva. Tante dediche, tanti disegni e tanto charme generosamente elargito dal sottoscritto! C'è da dire che dentro alla Tunuè - a livello di autori - ci sono i Maestri e i Cialtroni (tra i quali nuovamente il sottoscritto); abbiamo quindi deciso che entro la prossima Lucca Comics, realizzeremo delle spillette metalliche da attaccarci addosso in modo che passanti occasionali e/o lettori abituali possano riconoscere gli uni dagli altri.
Visto che giocavo in casa, mi son preso "Gaia Blues" di Gud, "L'inverno del disegnatore" di Paco Roca e "L'uomo Bonsai" di Fred Bernard.
Poi ci sono state pure le premiazioni, ma io non ci sono andato. Salvo entrare in sala un paio di minuti per assistere proprio in quel momento alla premiazione di tale MP5 e chiedere, forse un po' troppo ad alta voce: "Ma chi cazzo è MP5?!?"
Subito dopo, per riprendermi, ho puntato il primo stand accanto alla porta di suddetta sala e ho acquistato "Tigre! Tigre! Tigre!" di Scott Morse (Bao Publishing) che magari provo pure a leggerlo a Giulia.
Insomma, caro diario mio…
Potrei scriverti altre mille cose sulla bella giornata di ieri, ma ce n'è una in particolare che vale la pena confidarti.
E cioè che ogni volta che vado al Comicon (e non mi succede nemmeno a Lucca!) mi torna una gran voglia di disegnare i fumetti. Non so per via di quale inspiegabile energia, ma è così.
Quindi devo assolutamente dare un giro di vite e rimettermi SERIAMENTE al lavoro su "Kuore e la notte più buia di Roma".
A love storytelling.
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