giovedì 26 marzo 2009

Special Unit Samples.


Ora che è stata pubblicata anche su "Mega", posso finalmente postare la copertina del prossimo numero del mio Massacratore... che - per la cronaca - è il 7° numero!!!
Verrà presentato in anteprima al Napoli Comicon e subito dopo a Torino Comics, per poi raggiungere le fumetterie di tutta Italia. Ma cosa contiene questo nuovo albo?

Innanzi tutto "Special Unit Samples".
Esistono buoni fumetti, ed esistono editori che pubblicano buoni fumetti polizieschi. Poi esistono anche editori che pubblicano fumetti sui Carabinieri, che invece starebbero meglio nelle barzellette. Anche perché lì almeno ci fanno ridere, mentre nella realtà - quella più dura, quella delle nostre cronache quotidiane - c'è ben poco da ridere quando ci son di mezzo loro, che certi eroismi non sono altro che retorica a buon mercato e buonismo adatto alle fiction di Rai e Mediaset.
Ma - senza alcuna vena polemica - il Massacratore in questo numero se la prende SOLO con dei personaggi di un fumetto, che saranno pure Carabinieri, d'accordo, ma solamente sulle pagine del loro bel giornalino propagandistico. Quindi tra finzione narrativa, puro non-sense, campionamenti, interpolazioni e la solita abbondante dose di sangue & ironia, stavolta l'obiettivo del nostro caro Massa è l'Unità Speciale più discussa d'Italia (quantomeno nelle edicole tra i fumetti, perché altrimenti non ti conosce nessuno, sei non sei un Distretto, una Squadra o un Ris della tivvù).
Ad ogni modo, cosa io pensi di questo tristissimo progetto mensile della Eura Editoriale ho già avuto modo di scriverlo proprio qui. Resta chiaro che "Special Unit Samples" non è una storia CONTRO i Carabinieri, ma casomai contro i personaggi (e gli autori?) di un fumetto sui Carabinieri.

Ehm.

Si, beh, insomma...

Anche un po' contro i caramba, essù!!!

Eh eh eh ;)

In appendice, troviamo come sempre la strip del Mangiatore di Paolo "Ottokin" Campana, oltre alla seconda ed ultima parte di "Storia d'amore senza Dylan Dog", scritta da Alessio Danesi e disegnata da Michele Duch.
E se ancora non bastasse, al centro dell'albo: il Massacratore Vs. BARACK OBAMA, ultimo vittorioso capitolo del ritorno della Classifica... ma su questo, per saperne di più, vi rimando qui.

Il Massacratore n°7: "Special Unit Samples"
aprile 2009 • 32 pagine B/N + copertina colore • spillato • € 4,00
LISKA Prod® + Bottero Edizioni.

martedì 24 marzo 2009

I miei U2 • 1984/88


Leggo dovunque recensioni entusiasmanti sul nuovo album degli U2, "No line on the horizion". Dicono che sia "il loro grande ritorno al rock", con una grande produzione di Brian Eno e Daniel Lanois, e con un Bono più in forma che mai (cit: "Al centro della scena la voce di Bono, recuperata dagli abissi dov'era andata a perdersi. Gli strumenti gli fanno aria intorno, lucine noise la decorano come una cometa e in più di un brano è un'emozione ritrovare quella intensità e struggimento da qualche parte tra la testa e il cuore").
Non saprei: dicevano quasi lo stesso per lo scorso "How to dismantle an atomic bomb" (2004) eppure dopo un po' di ascolti - per quanto mi riguarda - è passato nel dimenticatoio.
Io ho appena finito di scaricare illegalmente "No line on the horizon" e devo ancora ascoltarlo come si deve, quindi non posso azzardare giudizi che sarebbero prematuri. In qualsiasi caso - se fosse davvero valido come dicono - andrò a comprarmi il CD in un negozio, promesso.

Ma i "miei" U2 - quelli che ho amato davvero - hanno un periodo ben preciso, cioè da "The Unforgettable Fire" del 1984 a "Rattle and Hum" del 1988, con "The Joshua Tree" (del 1987) come apice della mia passione. Tutti rigorosamente in vinile, ovviamente (compreso il doppio "Rattle and Hum", la cui sola confezione mi mandava in un brodo di giuggiole!!!). Se includessi anche "War" dell'83 e il successivo live "Under a blood red sky" mentirei, perchè ero troppo piccolo, avevo tredici anni e - facendo due calcoli - chiunque della mia età vi dicesse una cosa del genere lo farebbe solo per atteggiarsi a rockettaro, quando probabilmente si ascoltava ancora le sigle dei cartoni animati (va da sè che quegli album, insieme a "Boy" e "October", casomai li ho "recuperati" in seguito).

Ma il periodo 1984/88 l'ho vissuto veramente, e quando gli U2 suonarono allo Stadio Flaminio con il loro tour di "The Joshua Tree" (a Roma, nel 1987) io ero lì. Un'emozione che non dimenticherò mai. In realtà li ho visti nuovamente al Flaminio anche nel '93, per il tour relativo a "Zooropa" (mi avevano regalato i biglietti Rebecca e Alessandra, me lo ricordo ancora) ma la band era già entrata nel periodo elettronico, che non ho mai amato particolarmente. Infatti i due concerti a cui ho assistito in quell'arco di anni erano completamente diversi l'uno dall'altro: il primo con un palco enorme ma sobrio, con chitarre, basso, batteria, tastiere, amplificatori e microfoni; il secondo un marasma confusionario di luci e schermi led, messaggi subliminali, computer e campionatori a profusione, un'apoteosi al limite della techno!!! (e ad aprire il loro concerto in veste di supporter, una band semi-sconosicuta che rispondeva al nome di Pearl Jam, eh eh eh)...

Ad ogni modo, quando sento dire che gli anni '80 dal punto di vista del rock non hanno dato nulla, io rispondo sempre: "Come no? E gli U2?"
Che poi, tra l'altro, non sono nemmeno gli unici.

martedì 17 marzo 2009

Che - L'argentino

>>> UPDATE 20.03.09

Tra la frenetica attesa per "Watchmen" (che paraltro si sta sorprendentemente rivelando un FLOP a livello di incassi in tutto il mondo) e la promozione web (?) di "Dragonball: Evolution" mi stavo quasi dimenticando un altro film che aspettavamo trepidanti da un sacco di tempo, cioè l'ambiziosissimo film biografico - in due parti - dedicato al comandante Ernesto "Che" Guevara De La Serna, che uscirà nella sale italiane il prossimo 10 aprile 2009. O meglio: "Che - L'argentino" il 10 aprile, mentre "Che - Guerriglia" (il secondo film) il 1° maggio successivo.

Che dire, per ora? Benicio Del Toro è un attore con le contropalle, e in questo progetto non interpreta il Che: è il Che!!! (sembra davvero di vedere lui, come mi capitò solo con Val Kilmer quando interpretò Jim Morrison nel lungometraggio sui Doors diretto da Oliver Stone, dove piano piano dimenticavi che quello sullo schermo fosse Kilmer). Alla regia, un altro fuoriclasse come Steven Soderbergh, la cui sola firma dovrebbe essere una garanzia di grande qualità. Insomma: ci sono tutte le carte in regola per supporre due film eccellenti (la celebre Variety - per esempio - lo definisce "il capolavoro assoluto di Soderbergh e Del Toro").

Giovedi sera avrò l'anteprima stampa, e vi saprò dire.
Nel frattempo, gustatevi i trailers in italiano:
• Quicktime 850k
• Windows Media Video 850k

• • •

>>> UPDATE 20.03.08

Che fosse un film ambizioso lo abbiamo già detto. Che fosse anche così straordinariamente credibile no. Bene, ora lo abbiamo visto. Se il cinema di Steven Soderbergh è sempre stato sobrio, raffinato ed essenziale, "Che - L'argentino" sublima questi suoi criteri stilistici: un film assolutamente asciutto, senza fronzoli, che non lascia alcuna concessione a libertà e/o necessità proprie del grande schermo. Le sequenze del Che a New York (quando andò a parlare all'Onu) in bianco e nero sgranato, con l'intervista di una giornalista americana che le accompagna, sembrano tratte da un documentario, nemmeno più scene girate e recitate. A fare da contraltare, il contrasto delle foreste cubane, rese in tutta la meraviglia della loro natura.

D'altronde, forse, era l'unico modo possibile per realizzare un grande film su un'icona come Che Guevara. Che viene raccontato esattamente per quello che è, grazie ad una documentazione del regista e degli sceneggiatori che è durata più di sette anni. Grazie alla quale - aldilà dei fatti storici/cronologici (lo sbarco a Cuba sul Granma, i primi due anni passati nelle montagne ad addestrare i soldati, le prime incursioni di guerriglia in Sierra Maestra, la presa di Santa Clara) - il Comandante ci viene raccontato e mostrato non come un granitico eroe da blockbuster, ma come un uomo (colto) con la sua umanità, limiti compresi.
Lo vediamo sfiancato dell'asma durante le lunghe marce (avendo paura dei suoi stessi colpi di tosse quando bisognava nascondersi tra la vegetazione dalle ronde dell'esercito regolare di Fulgencio Batista), scherzare con i suoi compagni di ventura, addestrare severamente le truppe, pretendendo da loro non solo il fucile ma anche la capacità di leggere e scrivere, bere rum e sbragarsi con il sigaro in bocca nei (pochi) momenti di riposo, curare i malati (che fossero combattenti feriti in battaglia o povera gente dei villaggi) e anche cedere alle lusinghe della sua stessa popolarità, quando il popolo cubano invocava il suo nome a gran voce.

Per Benicio Del Toro (che è anche produttore del film) è probabilmente la più grande interpretazione della carriera; nelle abili mani del regista, è immerso nel personaggio come fosse il ruolo della sua vita. Già premio Oscar come miglior attore non protagonista per "Traffic" (sempre di Soderbergh), vedrete che stavolta non lo vincerà solo per l'ovvio "imbarazzo" che potrebbe comportare sia in termini artistici che politici, visto che gli Oscar son pur sempre un premio americano (pensate ad esempio che, nonostante il doppiaggio in italiano, il film in lingua originale - a parte l'intervista newyorchese - è completamente recitato in spagnolo).

Insomma: promosso a pieni voti. Non solo per chi ama questo uomo e la sua storia, ma per chiunque ami il buon cinema e magari - abbandonando eventuali pregiudizi di parte (culturali o socio-politici) - abbia voglia di conoscerne il pensiero e le azioni, forse per la prima volta.

"Che - L'argentino" si conclude dopo la vittoria a Santa Clara (nell'unica parte realmente d'azione del film) e la colonna del Comandante che - subito dopo - si mette in viaggio verso l'Havana per ricongiungersi con le truppe di Fidel Castro (grande prova d'attore anche per Demiàn Bichir, che lo interpreta magistralmente). Non resta che aspettare il secondo film - "Che - Guerriglia" - per seguirlo fino ai suoi ultimi giorni in Bolivia.

domenica 15 marzo 2009

Massa guest stars.

La segnalazione del nuovo blog di Luca (nel post precedente) mi ha fatto venire in mente che sono in possesso di parecchie belle pin-up del Massacratore realizzate da altrettanti validi artisti per i tre volumi del REMIX.
Considerando che quei volumi se li sono letti/comprati in quattro, non mi sembrava giusto che venisse negata al resto del mondo la visione di suddette meraviglie, quindi le [ri]pubblico tutte in questa sede senza nemmeno bisogno di ringraziare nuovamente i loro autori, che tanto l'ho già fatto mesi fa!!! • (scherzi a parte: le loro illustrazioni parlando da sole, e qualsiasi altra mia parola sarebbe davvero inutile).
Se vi va, potete cliccarle per ingrandirle...


• David Vecchiato [Diavù] + Paolo Campana [Ottokin]


• Andrea Domestici + Niccolò Storai


• Cristiano Cucina + Walter Venturi


• Saverio Tenuta + Mauro Muroni


• Giuseppe Manunta + Fabrizio Verrocchi [Thomas Magnum]


• Maurizio Ribichini + Gabriele Di Benedetto [Akab]

BONUS TRACK:

• Riccardo Burchielli + Leomacs
Che non erano presenti propriamente sui REMIX, ma rispettivamente nel 1° e nel 2° numero della nuova serie del Massa... però valeva comunque la pena mostrarli, no? ;)

sabato 14 marzo 2009

Anche Luca con noi.


Apprendo da Diegozilla che - finalmente! - anche l'amico/collega/ex-socio Luca Bertelè s'è deciso ad aprire un suo blog personale. Non so come mai abbia preso questo decisione soltanto ora, ma - oltre che dargli il mio personale benvenuto in questa grande community di autori/bloggers - lo aggiungo moooOOOooolto volentieri tra le mie "connessioni" sul lato dx. Non solo per amicizia, ma anche in omaggio allo stile e all'eleganza che da sempre caratterizzano il suo disegno. Quindi fateci subito un salto.

Mi fa inoltre piacere che tra i primi post che ha pubblicato, ci ha messo una sua bellissima illustrazione del Massacratore. Con l'occasione pubblico anch'io la stessa pin-up (sempre meglio che una foto del Bertelè, no?) che Luca aveva realizzato da "ospite" per il primo volume del Massacratore REMIX.

• Tra l'altro al ragazzo (e alla sua dolce metà Manu) - come per alcuni di noi ultimamente - sta per arrivare un di quelle BOTTE DI VITA VERA che nemmeno se l'immagina, che lo trascinerà a forza FUORI da qualsiasi universo virtuale (che sia videoludico o a vignette). Non posso quindi che rivolgergli i miei più sinceri auguri... e anche un po' della mia solidarietà!!! Ah ah ah ;)

martedì 10 marzo 2009

[anche] la mia su Watchmen.


Finalmente sono riuscito a vederlo anche io, e dico "finalmente" perchè - oltre alla trepidante attesa durata mesi - ne valeva davvero la pena. Accidenti, un gran bel film, dinamico, spettacolare, di spessore (tanto narrativo quanto politico), di quelli che non vedi l'ora di gustarteli di nuovo. Ma stavolta la mia non sarà una recensione. Saranno piuttosto pareri "a caldo" (anche perchè altrimenti scriverei una recensione talmente entusiasta che sembrerei pagato dalla Warner!!!).

Una sigla iniziale fantastica (e già da quella capisci che stai per vedere una pellicola unica). Regia sapiente, fotografia impeccabile, atmosfere e colori azzeccatissimi, colonna sonora "non originale" di prima qualità (non a caso autori come Bob Dylan erano citati anche nell'opera originale), grande cura nei particolari e nelle ricostruzioni (le insegne, le locandine, i luoghi), così come tutto il contesto fanta-politico di metà anni '80 (gli Usa che hanno vinto la guerra in Vietnam, Nixon ancora Presidente nel suo terzo mandato, la guerra fredda in pieno atto con una Russia pronta a sferrare l'olocausto nucleare). L'unico vero "obolo" da versare al media cinema (della serie: "Altrimenti i produttori non sganciano un dollaro!!!") sono i costumi - comunque belli - da supereroi ipertrofici e le scene di combattimento in stile "Matrix", che oramai - a livello iconografico - abbiamo già visto e rivisto. Ma tant'è, è un prezzo che siamo disposti a pagare volentieri: tutto il resto fila via liscio come l'olio. Alla grande. Trama compresa.

Eh, si, anche la trama... perchè a me quei PURISTI che restano indignati se qualcuno osa "cambiare il finale" al loro Sacro Maestro Guru Alan Moore* stanno davvero un po' sulle palle, e qui lo dico una volta per tutte. Innanzi tutto perchè quel "qualcuno" si chiama Zack Snyder, e film dopo film sta dimostrando di essere uno davvero in gamba, altro che chiacchiere!!! In secondo luogo perchè Moore (a cui qualsiasi lettore di fumetti sano di mente riconosce un ENORME talento, ci mancherebbe) la mattina caga come qualsiasi altro essere umano, e - come chiunque altro su questa Terra - può addirittura essere migliorato. Incredibile, vero? Senza nulla togliere al fatto che il suo "Watchmen" del 1986 resti un capolavoro assoluto e indiscutibile.
* [che poi Moore, nella sua ipocrisia, non voglia vedere il proprio nome nei titoli - così come già fece per "V for Vendetta" - rinunciando di fatto ai diritti come autore in virtù della sua immagine di oscuro eremita inglese geniale e scorbutico non ci credo nemmeno se lo vedo, come se - fosse anche sottobanco - non gli arrivassero fiumi di denaro da Hollywood per questi film tratti dai suoi fumetti]...

Quindi alla faccia di qualsiasi purismo/integralismo, il finale diretto da Snyder (che qui non svelo) è addirittura più funzionale di quello di Moore, pur rispettando pienamente il fumetto originale. Perchè il punto è proprio questo, signori miei, che - a sentir tutte le voci che circolavano in rete - sembrava avessero CAMBIATO 'sto famoso finale, ma (calamari alieni giganti a parte) il senso finale del film è ESATTAMENTE LO STESSO del fumetto.
E su, dai, possibile che nessuno sembri volerlo scrivere? Non solo (alzo il tiro): è addirittura migliore, trasportato al cinema, ai fini della scorrevolezza e della comprensione della storia, tantopiù per quelle milionate di spettatori che "Watchmen" non l'hanno nemmeno mai letto.
E ora non voglio nemmeno entrare nel discorso di chi si indigna per un finale cambiato (?) solo "per sentito dire", nel senso che magari una copia di "Watchmen" ce l'ha pure in casa, ma sono anni che lo sfoglia senza averlo mai letto (perchè non lo invoglia, è troppo voluminoso, troppo lungo) eppure è pronto a sparare a zero dal proprio blog sui cambiamenti apportati dal regista... e - tanto per non smentire la propria imbecillità - magari anche PRIMA di aver visto il film!!! Roba da pazzi, eh?

Ci sono intere sequenze (e interi dialoghi) di questo "Watchmen" cinematografico che sono IDENTICHE al fumetto, con un mucchio di omaggi e citazioni che trasudano amore e devozione per questa opera da parte del regista. Ci sono altre parti del film in cui Snyder si prende alcune libertà, è vero, ma sono realizzate con mestiere, intelligenza e soprattutto COERENZA, al fine di rendere una visione fluida ed intrigante. Gli UNICI cambiamenti sono nell'estetica, o casomai nello stile, mai nel contenuto vero e proprio. Come nel finale di cui sopra, per l'appunto.

Per quanto mi riguarda, non aspetto altro che l'uscita del dvd, per potermelo vedere e rivedere scena dopo scena (magari dopo aver letto nuovamente il fumetto, per l'ennesima volta, dato che NON L'HO FATTO prima di andare al cinema). Dicono che nei negozi arriverà anche un'edizione in due dischi, il secondo del quale è il cartone animato tratto da "I racconti del Vascello Nero" (cioè il fumetto che leggeva un ragazzo DENTRO al fumetto di "Watchmen") che non è stato possibile inserire nel film, già troppo lungo con la sola storyline principale. Bene. Benissimo. Ce ne fossero di più di comic-movies ai livelli di quelli di Snyder.

• P.S. = E visto che alla fine io non l'ho scritta, allora - se vi va - leggetevi QUESTA ottima recensione firmata da Thomas Magnum ;)

mercoledì 4 marzo 2009

C'è posta per te...


Davvero una sorpresa (o meglio, un flash) rientrare a casa e trovare nella cassetta della posta - per la prima volta - la prima lettera* indirizzata a Giulia Piccoli... eh si, che strano effetto!!! :)

* [non l'ho ancora aperta, ma credo si tratti semplicemente della sua tessera sanitaria].

lunedì 2 marzo 2009

Roma 28.02.09 • Caparezza live


Sabato scorso, approfittando per la prima volta in due mesi di una VERA serata "libera" da biberon e cullate (che Tere è andata a dormire da sua mamma, portandosi Giulia) me ne sono andato al concerto di Caparezza organizzato da Radio Rock all'Atlantico Live, che poi sarebbe l'ex PalaCisalfa all'Eur. Non sono andato propriamente a fare il ggiovane con due G, dato che - nonostante la mia età e nonostante non fossi lì in veste di "papà" - ero perlomeno una specie di "zio", perchè ci sono andato col mio amico/testimone Roberto e i suoi due figli di 11 e 13 anni (roba che io alla loro età non ero ancora MAI andato ad un concerto, eh?). Di fatto, è stata un'improvvisata, perchè fino a quella mattina non sapevo nemmeno che Caparezza suonasse a Roma, ma poi Robi all'ora di pranzo mi ha proposto di andare con loro. Solo che io non avevo il biglietto, e ovviamente non avevo nemmeno fatto la richiesta per un accredito stampa nei giorni precedenti...

Com'è, come non è, sono entrato lo stesso ;)
Vi spiego meglio: ho provato a giocarmela lì per lì direttamente con il tesserino da giornalista (cosa che non andrebbe mai fatta) ma alla cassa accrediti non m'hanno cagato. D'altro canto avevano pure ragione. In effetti la serata (con mia grande sorpresa) era completamente SOLD OUT, quindi le ragazze dell'ufficio stampa di Radio Rock mi hanno spiegato con molta gentilezza che non avevano nemmeno più quel po' di biglietti omaggio che solitamente si tengono da parte per gli smemorati dell'ultimo minuto come me. Io a quel punto mi sarei pure comprato il biglietto, ma erano DAVVERO finiti tutti. Quindi niente biglietto.
Il trucco, allora, sono state le chiacchiere + la presenza di Gabriele e Tommaso, i due figli di Robi. Arrivati all'ingresso vero e proprio, quello con i ragazzi dell'organizzazione che strappavano i biglietti e i Carabinieri che controllavano gli zainetti, abbiamo detto al tipo: "Guarda, avevamo comprato 3 biglietti per noi, ma lui (indicando Tommaso, il più piccolo) alla fine è voluto venire per forza e non ci sono più biglietti. Che ce lo fai entrare lo stesso, per favore?"... si, insomma, come se fosse Tommi quello senza biglietto, non io. E il tipo alla sbarra, una volta consultato il suo responsabile, ci ha fatti entrare in quattro, suggerendoci pure di andare in una delle due piccole platee laterali, che sono rialzate, non nel parterre... che per dei bambini sarebbe stato un gran casino. Un VERO casino, non posso che confermarlo. Una marea di gente colorata, allegra, fricchettona, fumata e bevuta, pogante e rockeggiante. Metà di loro, secondo me, non era nemmeno il pubblico di Caparezza, ma il popolo di Radio Rock sempre presente ad ogni appello. Comunque sia, anche non fossero stati lì propriamente per lui, li ho visti con i miei occhi TUTTI entusiasti!!!

Che dire? Caparezza dal vivo l'avevo già visto qualche anno fa al Villaggio Globale, ma nel frattempo il ragazzo è cresciuto, sia come persona che come artista. E ha fatto un concerto con i controcazzi, credetemi: potente, coinvolgente, ritmatissimo e divertente. Si, divertente. Con tutta una serie di "siparietti" sarcastici, politici e comici tra un pezzo e l'altro (travestimenti, luci, battute, mille oggetti di scena: chitarre di gomma, cappelli, maschere, pupazzi, stronzi gonfiabili volanti); con un feedback E.N.O.R.M.E da parte di tutto il pubblico presente in sala, che urlava, batteva la mani, saltava, pogava, rispondeva alle domande, rideva, cantava pezzo dopo pezzo. C'era tanta gente, davvero tanta. Non avevo mai visto il PalaCisalfa così pieno, nemmeno ai concerti dei Subsonica o di Method Man (The Original Wu Tang). Ad ogni modo: bello e spassoso. A tratti anche emozionante (nel senso che sentire dal vivo "Storia di Luigi delle Bicocche" con lui che cantava con un cappio al collo, mi ha nuovamente/sinceramente emozionato). Complimenti.

C'è solo un unico appunto che farei a Caparezza: d'accordo la scaletta (che in linea di massima comprendeva quasi interamente l'ultimo album "Le dimensioni del mio caos" e la maggior parte dei suoi singoli precedenti) e d'accordo dimenticare una volta per tutte l'ombra di MikiMix... ma - anche fosse un pezzo che in qualche modo vuole rinnegare (perchè mai?) - secondo me NON HA SENSO non eseguire "Fuori dal tunnel", tantopiù considerando che probabilmente la maggior parte delle persone che sono venute e vederti (pagandoti) vorrebbero ascoltarla. E magari pensavano pure che l'avessi tenuta per ultima, un po' come "Albachiara" per Vasco. Invece alla fine, anche dopo la presentazione della band, la classica finta uscita dal palco, il rientro e i bis... niente "Fuori dal tunnel".
PERCHE'?