domenica 5 gennaio 2014

La mia su Orfani, e altro.

La prendo molto alla larga: non sono mai stato un lettore Bonelli e/o bonellide, è un formato che non mi ha mai attirato, un tipo di fumetto (nella gabbia, nella costruzione narrativa, etc.) con cui non mi sono mai sentito in linea, che sostanzialmente mi annoia. Sono cose che ho detto e ridetto infinite volte, quindi nulla di nuovo. Ma.

Ma sto acquistando e seguendo Orfani.
Non solo: acquistandolo, di fatto sto supportando Orfani.
E qui apro la prima di una lunga serie di parentesi.
Cioè un concetto che applico da sempre (generalmente quando si tratta di autoproduzioni e/o produzioni indipendenti) ma che - in questo caso - vale per molti dei fumetti che sto acquistando ultimamente, pur non rientrando propriamente nel loro target abituale. Forse semplicemente perché molti degli autori con cui io stesso ho mosso i primi passi (o che sono venuti DOPO ma di cui ho seguito i primi passi) piano piano stanno raggiungendo quei lidi editoriali.
Quindi mi ritrovo ad andare in edicola e a comprare i Tex disegnati da Leomacs; o la miniserie Metamorphosis (Aurea) di Giacomo Bevilacqua, così come il suo nuovo seriale del Panda (Panini); o ancora il Long Way di Diego Cajelli (Aurea) e alcuni numeri de Le Storie (La redenzione del samuraiMexican StandoffI fiori del massacro) fino a Il grande Belzoni di Walter Venturi e - per l'appunto - a Orfani. Che leggerò nelle sua interezza. Anche ci fosse una seconda serie. O una terza.

Ed ecco il punto. Un punto che non a caso lo stesso Walter, che è uomo di cervello assai più fine di quanto lui stesso spesso non voglia far credere (non nel senso che sia scemo, ma che spesso si barrica dietro un tipico atteggiamento romanesco tutto all'insegna del «A me che me frega?»), proprio all'ultima Lucca Comics - mentre scambiavamo due chiacchiere - ha voluto farmi notare: nonostante tutto ciò che si voglia dire, io nell'acquistare un determinato albo sto supportando quel progetto e quell'autore. Capite?

Ci vuole poco a farti passare per uno CONTRO quella roba.
Da loro che però aspettano sempre che quell'albo gli venga regalato.
Da loro che lo incensano sul web e lo difendono a spada tratta, ma non lo acquistano.
Quindi lo ripeto nel caso tu non abbia capito bene il senso: acquistando Orfani, io lo sto supportando nei fatti MOLTO più di te che ne straparli su Facebook dopo che Roberto o Emiliano te ne hanno regalato una copia!!!
Fine della prima parentesi.

Eddaje, su… in fondo siam tutti colleghi, no?
Si, certo: colleghi #stocazzo

Veniamo allora ad Orfani e a me.
Che lo scorso 16 ottobre è uscito il primo numero. E a Lucca doveva ancora uscire il secondo, ma CHIUNQUE abbia incontrato in fiera voleva sapere cosa ne pensassi. E io invece fino ad oggi (che nel frattempo è già uscito anche il terzo) non ho ancora speso una sola parola al riguardo, né qui né altrove. Nulla. Nemmeno con Paolo Campana che pure ne cura la grafica.
Nemmeno con lui che i fumetti Bonelli non se li è mai cagati in vita sua, ma che nei corridoi della fiera mi diceva tutto esaltato: «Le proiezioni parlano già di ottantamila copie vendute!!!»
E lo diceva a me. A me che delle vendite di Orfani non potrebbe fregarmene una cippa di meno.
Figuriamoci di una "proiezione" peraltro assolutamente infondata!

Forse fino ad oggi l'unico a cui abbia veramente dato un parere sincero su Orfani è stato Giulio Fermetti mentre, proprio a Lucca, ci mangiavamo un kebab alle quattro e mezza del pomeriggio! E se l'ho fatto con lui, è solo perché - oltre ad essere una persona squisita, colta, ironica e e intelligente - è anche "fuori da un certo giro". E' un vero lettore, non un autore. Con il quale si riesce ad avere un vero dialogo. Ma sto divagando.

Non sono mai entrato nel merito dei contenuti, dicevamo.
E' vero. Ma è altrettanto vero che - invece - sull'operazione di promozione che è stata fatta per il suo lancio eccome se mi sono espresso. E anche qui (nonostante gli stessi "loro" di cui sopra vogliano pensarla) mi sono testimoni tutti coloro ai quali ho detto che è stata UNA GRANDE OPERAZIONE DI MARKETING E DI COMUNICAZIONE. Studiata bene. Realizzata meglio. Straordinariamente efficace. Insomma: OTTIMA. E sia chiaro a tutti che non sto affatto scherzando. Ne sono rimasto molto colpito, tanto più in virtù del fatto che - da un anno a questa parte - pur essendomi allontanato molto dai fumetti mi sono invece "immerso" totalmente nella comunicazione e nel marketing.
Ecco perché non posso che aver AMMIRATO un'operazione del genere. Fatta nel modo in cui è stata fatta, utilizzando al loro massimo potenziale i social networks, il viral marketing, l'innalzamento a palla dell'hype. Quindi ben vengano operazioni analoghe nel (micro)mondo dei fumetti, in questa eterna guerra dei poveri, in questa sconfinata provincia dei veri imperi economici.

Questa mia ammirazione non l'ho tenuta per me nemmeno con Alessandro Bottero, e non parlo a caso di lui. Anzi: parlo di lui perché adesso - giocoforza (e mio malgrado) - finiamo a parlare anche di Fumettodautore, che dello screditare Orfani sembra averne fatto (tristemente) la sua crociata personale.
Se parlo di Bottero e non di Giorgio Messina, è perché evidentemente su questo argomento a Giorgio non ho davvero niente da dire. A Lucca nemmeno l'ho incrociato, che pare essere stato più occupato a schivare schiaffi da chi storicamente non ne ha mai fatto volare uno in vita sua!

Perché questa sorta di crociata contro Orfani è sciocca. E' ottusa. E' inutile.
Così come sciocca, ottusa, inutile e soprattutto SCONTATA è stata la recensione al primo numero, che sembrava scritta e pronta all'uso prima ancora di averlo letto. Così come sciocche, ottuse e inutili sono le continue frecciate e le continue insinuazioni che fanno al fumetto e/o al suo scrittore anche quando stanno parlando di altro. Magari dedicando un editoriale alle piccole realtà "invisibili" che potrebbero sfuggire all'interno di una fiera enorme come quella lucchese. Un editoriale che prefiggendosi questo fine avrebbe senso. Allora perché dedicare due terzi del pezzo a (ri)parlare di Orfani?

Non mi piace affatto questo atteggiamento di FdA.
Non mi piace, l'ho detto a Bottero, lo sottoscrivo anche adesso.

Ma non mi piace nemmeno l'atteggiamento opposto.
Non mi piacciono gli insulti, le gogne pubbliche, i "tutti contro uno".

Allora se non ti piace Orfani, se lo ritieni una cazzata, non leggerlo. Non dargli peso e considerazione. Ma allo stesso modo se non ti piace FdA, se lo ritieni una cagata, non leggerlo. Non dargli peso e considerazione.

C'è stato uno status di Facebook che mi fece sorridere lo scorso ottobre dopo l'esordio di Orfani in edicola. Mi dispiace non averlo copiato (perdendone così anche la fonte) ma - proprio riferendosi alla nuovissima serie Bonelli e alla totale copertura mediatica che quel giorno sembrava avergli dedicato il web - recitava più o meno: «Quello che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo lo chiama farfalla. Quello che per il mondo del fumetto oggi sembra la Rivoluzione, per il resto del mondo non è nemmeno tra i primi dieci trend topic di Twitter»

Questo per dire com'è comunque soggettiva la PERCEZIONE che un determinato/specifico settore può avere del web. Per dire che - quel giorno - in prima posizione su Twitter (si, ero andato a controllarlo) mi pare ci fosse l'hashtag #moreno di Amici di Maria De Filippi!

Notate bene che fino a qui non ho ancora parlato dei contenuti di questa serie (e tra l'altro nemmeno lo farò). Allora perché, arrivati a questo punto, lo sto facendo notare nuovamente? Perché apro una seconda parentesi. Ecco perché.
Interamente dedicata agli autori.

Si, gli autori. Non i lettori, che ne fanno molto più semplicemente un questione mi piace/non mi piace. Gli autori, quelli che sin dallo scorso 16 ottobre stanno difendendo come non mai la bontà dell'operazione, partecipando (con un potere di ubiquità che peraltro mi meraviglia) ad ogni dibattito, ogni polemica, ogni flame che da due mesi e mezzo a questa parte infiamma il web e i social networks.
Difendendone ad ogni attacco (soprattutto nei luoghi non abitualmente dedicati al fumetto) la qualità eccelsa, i disegni straordinari, la colorazione senza precedenti e via dicendo.

Cito a memoria anche uno status FB di Luca Bertelé (che ora non mi va di andare a cercare, ma c'è) in cui diceva più o meno: «Ma è possibile che certa gente non capisca quante nuove opportunità per il fumetto italiano possa aprire il successo di Orfani?»
Potrei andarle a pescare una ad una, certe affermazioni degli autori.
Se ne avessi più voglia e più tempo. Fidatevi.

La cosa che in assoluto mi è saltata più all'occhio in questi due mesi e mezzo, è stato proprio questo schieramento compatto degli autori intorno ad Orfani. Uno schieramento che non ammette replica o dibattito. E' uno scatto automatico, un serrare i ranghi.
E ci può stare, ci mancherebbe: amici degli amici. Amici degli amici degli amici. Grande affetto. Grande stima. Massimo rispetto. Faremo grandi cose, fratello. Anzi sei più di un fratello nella notte, bro!
Dove sto andando a parare?

Che nel 99% dei casi l'argomentazione si basa sulla qualità eccelsa, sui disegni straordinari, sulla colorazione che non ha precedenti, sulla grande operazione di rinnovamento della Bonelli, sul prezzo tutto sommato contenuto (per noi che conosciamo certe dinamiche produttive), sui volumi deluxe che ne farà la Bao Publishing, sulla strada che può effettivamente spianare il successo di questa serie.
Ma nel 99% dei casi suddetti autori omettono i contenuti. Sembrano sorvolare. Preferiscono non parlarne. Non si esprimono mai sulla storia vera e propria.

Di fonte a lettori e/o detrattori che magari - da appassionati cresciuti a pane & fantascienza - ne contestano il visto e rivisto, la Fanteria dello SpazioHalo, il Signore delle MoscheCapitan Power e chi più ne ha più ne metta, essi rispondono sempre riportando l'attenzione ai disegni, alla colorazione, al prezzo, al rinnovamento, alle nuove opportunità che si aprono.
Eppure ne avessi sentito uno - e dico uno! - che abbia detto chiaro e tondo che 'sta storia è una figata assoluta!!!

Nemmeno Ottokin che ne cura la grafica o Gud che gli dedica pure le sue spiritose tavole mensili. Nemmeno nessun altro (e nemmeno nelle recensioni). La storia sembra un argomento tabù. Però «che disegni, che colorazione, che prezzo, che rinnovamento, che opportunità per il fumetto italiano!»
Si, d'accordo. Ma il plot, la trama, i dialoghi, l'impianto narrativo, lo storytelling: allora, colleghi tutti riuniti… Orfani è una figata oppure no?
E sia chiaro che ve lo sto chiedendo davvero.

Beh, abbiamo capito: è una grande opportunità per il fumetto italiano. E grazie al cazzo, ma guarda un po'.
Quindi perché non diciamo le cose come stanno, visto che anche un Mauro Uzzeo è capace di invocare "onestà intellettuale" quando si tratta di chiederla ad un certo "giornalismo serio"?

Allora diciamolo con la stessa onestà, dai.
Perché anche se la storia - da autori, scrittori e/o sceneggiatori - non vi avesse esaltato granché (o vi avesse addirittura fatto cagare) GUAI ad esternarlo esplicitamente con il rischio che possano stranirsi Roberto e/o qualcuno in Bonelli… mmmh?
Guai a correre anche la minima possibilità di "inimicarseli" in qualche modo, perché il 99% di questi autori - augurandosi che Orfani abbia successo e faccia davvero da apripista - sta già preparandosi sul desktop il suo progettino per la prossima serie da proporre a via Buonarroti ;)

Eh, eh, eh... #daje

Ognuno si coltiva il proprio orticello, miei cari.
Ed è più che legittimo, ci mancherebbe!
Ma se quelli di FdA lanciano inutili badilate di merda (lo abbiamo detto) la schiera compatta di autori che difende Orfani può davvero dire di farlo con onestà intellettuale? O sta semplicemente evitando qualsiasi possibile conflitto con chi domani potrebbe dargli da lavorare?
#solodomande

Ora finalmente vengo a me.
A me che acquisto Orfani, mese dopo mese.
Io che non sono un abituale lettore Bonelli. Io che non sono nemmeno un gggiovane e non sono mai stato un videogiocatore.

Vado nuovamente a memoria: un paio di mesi fa, sempre il buon Uzzeo - scrivendo tra i commenti di uno status che aveva pubblicato Alessandro Di Virgilio (che dovrei nuovamente andare a cercare, ma non ne ho nuovamente voglia) - scriveva qualcosa sul fatto che certe considerazioni e/o certe critiche (in quel momento riferite a dei dati di vendita sbandierati come un fallimento) andrebbero argomentate maggiormente, altrimenti restano sterili allusioni di poco valore.

Bene, chissà se sto argomentando sufficientemente?
Intendo: se questo grande esperimento editoriale nasce con l'intento di aprire nuovi segmenti di target, andando a scovarli tra i "giovani" e i "videogiocatori", non sarà che - da questo punto di vista - ai giovani e ai videogiocatori continua a non importagliene una sega dei nostri amati fumetti?

Si è parlato di un venduto di circa cinquantamila copie.
Che per quanto mi riguarda sono un botto!!! Tanto più in un Paese i cui abitanti leggono sempre meno.
Cinquantamila copie? Tanto di cappello, signori.

Ma probabilmente sono cinquantamila persone che leggono già abitualmente fumetti.
Sono più o meno i lettori che concorrono abitualmente ai numeri della Bonelli.
Magari qualche lettore nuovo c'è, come me (che ai fini di una statistica Bonelli, in fondo sono effettivamente "nuovo"). Ma non giovane. E non videogiocatore.
Magari uno che ne sa qualcosa, questo si. Esattamente come il popolo che frequenta la rete, i siti dedicati al fumetto, i blog o le pagine social degli autori. Cioè un target (sul web, molto più esiguo di quel che si voglia credere) che CONOSCE GIA' il progetto, perché è quasi due anni che ne sente parlare. Che SA GIA' bene cosa sta per uscire, chi è che lo scrive, chi è che lo disegna, di cosa tratta, etc. Ma sono comunque lettori che - nonostante la straordinaria campagna promozionale che è stata fatta - non arrivano da nuovi segmenti o da altri mercati.

Ecco: da questo punto di vista, secondo me ha molto più senso uno stand Bonelli/Multiplayer al Salone del Libro di Torino, dove puoi intercettare un lettore adulto, curioso, magari già orientato alla fantascienza, che non lo stesso stand all'Area Games di Lucca, dove alla fine della fiera (in tutti i sensi) al giovane/appassionato videogiocatore incallito del tuo fumettino tutto a colori gli frega poco o niente!
Mi perdoni Diego, ma è un po' come illudersi di andare a trovare nuovi lettori tra i cinesi di via Paolo Sarpi.

Che vuol dire? Che il target di Orfani - così come quello di Long Way - siamo sempre noi, cioè quelli che leggono già i fumetti. Fine della storia.

Concludendo: difficilmente diventerò un lettore di Tex, di Zagor o quant'altro. Ma sto leggendo e continuerò a leggere Orfani, così come qualche altro speciale Bonelli. Che già di per sè implica un grande cambiamento personale. L'abbattimento di molti pregiudizi. E per uno come me - credetemi - non è affatto cosa da poco.