«Che un musicista si sa, e si misura con l'ambiente, che altrimenti è o non è, non è che un mestierante»
Tendo a fidami sempre del primo ascolto di un disco.
Mi fido del mio ISTINTO, sviluppato in quasi vent'anni di giornalismo musicale. Che poi - in realtà - è qualcosa di diverso dall'istinto vero e proprio. E' casomai una sorta di "mediazione istintiva" tra orecchio allenato (composizione, arrangiamento, suono, missaggio) e pancia, cioè la carica emozionale che un brano riesce a trasmettermi o meno.
Bene: i primi ascolti del nuovo album di Riccardo Sinigallia (che in passato, attraverso Ice One, ho conosciuto ed incontrato più volte nel suo studio e nei vecchi uffici della Virgin*, che ho ascoltato dal vivo durante un bellissimo concerto "seduti sul divano" a La Palma Club, che nemmeno esiste più) gratificano enormemente sia il mio orecchio che la mia pancia.
Sin dai sette minuti & passa della prima traccia "E invece io", subito emozionate. Per l'appunto.
Dove la voce di Riccardo entra quasi al secondo minuto, dopo pianoforte, chitarre acustiche e qualche voluto - quasi impercettibile - noise di sottofondo (come fossero le scariche elettrostatiche degli strumenti quando si attaccano per cominciare a suonare?). Una roba che l'avrebbe amata anche Battisti!
"Prima di andare via" mi ha convinto immediatamente, sin dalla sua prima esibizione sul palco dell'Ariston. Nonostante tutte le minchiate che sono state dette e scritte (dall'essere troppo tiromancinizzata alle accuse di plagio a "Le vent nous portera" dei Noir Desire). E nonostante Assante e Castaldo, quando - dal loro blog in diretta con il Festival - prendevano scherzosamente in giro la tipica strascicata romana: «Disci che non potremmo essere felisci» ;)
Non avevo invece avuto modo di capire a pieno "Una rigenerazione", forse per via dell'arrangiamento orchestrale di Sanremo. Ma ora che ho avuto modo di ascoltarla nella sua versione "in studio" posso invece dire che così rende davvero al massimo.
Davvero notevole la traccia che titola l'album, "Per tutti": sei minuti e mezzo di pura bellezza espressa in testi e musica. Verso la fine del secondo minuto rallenta, e parte una suite strumentale che culmina quasi un minuto dopo con un potente crescendo elettronico di daftpunkiana memoria (quella migliore, quella di "Discovery").
Ma è con "Le ragioni personali" che - secondo me - l'album raggiunge il suo apice. Mette i brividi, dalle liriche ai fiati. Più che la perfezione della forma-canzone, è semplicemente una canzone perfetta!
E siamo solo ai primi ascolti.
Non riesco a immaginare cosa ne potrò pensare quando lo assorbirò completamente, conoscendone ogni parola, la partitura di ogni strumento.
Della serie: cose buone che escono da Sanremo.
Assolutamente da ascoltare. Per intero.
* A volerla dire tutta, con Riccardo (e Frankie Hi-Nrg) siamo anche andati insieme ad intervistare Eva Henger alla sede di Diva Futura!!! #schicchi #RIP