domenica 18 febbraio 2007

Dicevamo Cuba

Dunque. Dicevamo Cuba.
Avrei davvero mille cose da scrivere, ma è così difficile riordinare tutti i pensieri e le sensazioni provate che non so da dove cominciare. Potrei parlare di un arrivo notturno in città, e le strade sporche e bagnate del Centro Habana che lì per lì, di notte, ti chiedi dove diavolo sei arrivato e in che bettola dormirai, oppure di verande piastrellate, piene di piante, colori, colonne, sedie a dondolo e gabbiette di uccelli che fumarsi l'ultima sigaretta dopo la doccia in infradito è un piacere. Potrei parlare di arresti notturni (di regime?) in San Rafael, oppure di piccole band che ad ogni ora suonano il son nei bar ad angolo delle vie del centro, quelli sempre aperti, con il ferro battuto decorato che affaccia sulla strada. Potrei parlare di una firma in più scritta nel muro della Bodeguita del Medio, oppure del miglior mojito di Cuba che NON si trova in questo locale reso celebre da Hemingway, ma in un bar assolutamente anonimo, con le tende in plastica, lungo il Malecòn, il lungomare tanto suggestivo quanto scalcinato dell'Havana...






Potrei parlare dei colori e delle decorazioni dei palazzi coloniali, delle chiese e delle piazze dell'Havana Vieja, oppure di un vecchio insegnante di danza con sigaro, basco e lunghi baffi bianchi che ti insegna i passi base della salsa lì per strada, in un quarto d'ora. Potrei parlare di bambini che giocano a baseball un po' dovunque, anche con mazze e palline inventate con improbabili materiali lì sul momento, oppure dell'enorme profilo del Che in Plaza de La Revoluciòn, quello in ferro che di notte si illumina, che all'improvviso ti sembra di essere DENTRO un'immagine che conosci bene, che avevi sempre solo visto nei libri. Potrei parlare di un'autostrada che sarebbe la loro UNICA e principale arteria di collegamento ma che assomiglia tanto ad una nostra strada dissestata di provincia, oppure di chilometri di natura, palme, aranceti e gente che con i soldi in mano chiede l'autostop, anche nei punti più isolati, e ti chiedi come accidenti sono arrivati fino a lì!!!






Potrei parlare di altri bar e altri mojito a Villa Clara, oppure dell'emozione davanti alla fiamma che arde sulla tomba del guerriero più puro. Potrei parlare di ritmo e di strumenti che non smettono MAI per le vie di Trinidad, di giorno dal Social Club, di notte dalla Casa della Musica, sulle note di son e di salsa, oppure di gente solare e cordiale, con così tanta voglia di raccontarti e di parlare (ma anche di spettegolare!). Potrei parlare di vicoli e ciottoli e mercatini e cene in casa a base di aragosta e gamberoni, ma anche di stanchezza infinita e febbre a 39. Potrei parlare di meravigliose spiagge caraibiche in Playa Ancòn, di vento e catamarani, di snorkeling e barriera corallina, oppure di lunghe gite a cavallo in montagna, bevendo canna da zucchero appena spremuta, bagnandosi ad una cascata tra le rocce...






Potrei parlare di discoteche chiuse a Cienfuegos e di discoteche aperte a Varadero, che se non eri lì a vederlo coi tuoi occhi fino ad un minuto prima era la desolazione più totale e subito dopo un via vai di taxi turisti & piacioni da fare paura, oppure di altre acque ed altre spiagge, quelle che ad avere un buon telescopio vedresti pure Miami, ma che ti domandi come possa esistere - e convivere - un posto così sfacciatamente turistico a pochi chilometri da Matanzas o dai paesini agricoli che attraversi per arrivarci, lungo strade dritte a malmesse, con pali per la corrente elettrica che si susseguono infiniti, succhiando un'arancia dolcissima appena presa da un albero al bordo della carreggiata.
Potrei parlare parlare parlare...




3 commenti:

Anonimo ha detto...

Oh, ma era un viaggio sponsorizzato Hollister? ;)

S3Keno ha detto...

eh eh eh... beh, calcolando il numero di magliette che ho "accumulato" nel periodo Hollister, direi che andrò avanti con 'sto sponsor per almeno altri dieci anni!!!
(e vedi pure il mio fratellino)...
pura vida ;)

Niccolò Storai ha detto...

Belle foto !
Chissà quante emozioni.
La prossima vola vengo pure io, ovvia!