sabato 30 giugno 2007

Riflessione/specchio.


Per quella trasversalità che è propria dei blog, ispirato dalle foto - e da alcune considerazioni - della/sulla Factory pubblicate qui da Rrobe, scrivo qualcosa di personale. Roba mia, che - da sempre! - sono quello con la maglietta, la felpa col cappuccio e il cappellino. Periodicamente cambio magliette, cambio felpe, cambio cappellini, cambio scarpe, cambio occhiali da sole, cambio marche. Ma non cambio ciò che c'è DENTRO quei vestiti, come fosse un qualcosa da progettare. Quantomeno non volontariamente.
Casomai è qualcosa che, in modo naturale, cambia da solo.

Sorrido. Trovo un po' superficiale accostare concetti come cambiamento, crescita o maturazione al nostro aspetto esteriore, usando il look come metro per stabilirli (che poi, guarda caso, è tipico degli adolescenti).
Credo piuttosto che concetti di questo tipo vadano pesati in base ad una serie di fattori interiori (umani, psicologici, culturali) e soprattutto in base alle responsabilità che una persona - con gli anni - è capace o meno di assumersi, facendosene carico in termini sociali, familiari, professionali, economici o quant'altro. Che poi determinano il contesto stesso della sua vita.

Cambiare, crescere e maturare non dipendono da quanto sei "diverso" o meno rispetto ad una foto di 10 anni prima, dal colore dei capelli che avevi, dalla giacca che indossavi, dagli accessori che esibivi. Le foto sono ricordi affettivi, sono un momento bloccato nel tempo attraverso il quale scherzi, ridi, ti prendi in giro o ti commuovi. Non sono certo lo strumento con cui poter affermare il cambiamento, quando magari è cambiato completamente tutto il resto della tua vita (la tua compagna, il tuo lavoro, la tua casa, le tue frequentazioni, le tue passioni, il tuo reddito), anche lì dove non sono cambiati alcuni aspetti base del tuo carattere.
Ma il carattere è ben altra cosa.
Che ha poco a che fare con cambiamento, crescita e maturità.

Eppure "l'unico che è rimasto uguale come allora è Stefano. Qualcosa vorrà pur dire, nel bene e nel male".
Già, una bella riflessione basata su una bella foto (infatti lì rispondevo scherzosamente).
Allora osserviamo quella foto: qualcosa vorrà pur dire, no?
Forse che APPARIRE più o meno sempre nello stesso modo potrebbe anche denotare la spontaneità di uno stile basico che magari non è altro che il tuo normalissimo modo di vestire quotidianamente... e non un look preparato ad effetto fiera dopo fiera, studiando ogni volta un nuovo personaggio da interpretare?
Forse molti fumettari fanno così.
Forse le fiere sono l'apice sociale delle loro vite.
Forse.

"Vita semplice, pensiero elevato", diceva parecchi anni fa lu Papa Ricky.
Magari più che il colore dei miei capelli o gli accessori stravaganti da sfoggiare, ho sempre preferito coltivare altre cose.
E non è andato perso proprio nulla.

5 commenti:

RRobe ha detto...

Sarà superficiale, ma è un parametro immediato e esemplificativo.

RRobe ha detto...

Poi sia chiaro... è solo una mia opinione.
Sei tu il semplice ragazzo di Betlemme di una volta.
Io sono l'artfatto che si maschera per le fiere.


p.s.
non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire.

Anonimo ha detto...

hi hi hi: "tipico degli adolescenti", appunto. Suvvia, anche se ce l'aveva con lei, non se la prenda così Signor Recchioni, almeno non qui :-)

Il Firmatore ha detto...

Qualcuno una volta ha detto:
cambiare continuamente look e non avere uno stile riconoscibile significa non avere una personalità forte.

;)

Anonimo ha detto...

non fa 'na piega