domenica 3 gennaio 2010

De Mater Morbi.

O anche di "Dylan Dog" n°280, anche se questa NON E' una recensione.



E' necessario premettere che io NON SONO un lettore di Dylan Dog, per cui non posso fare confronti e/o paragoni con la storia di questo personaggio (e dei suoi autori) ma semplicemente giudicare un fumetto di 96 pagine per ciò che è, nella sua scrittura e nei suoi disegni, come fosse un volume autoconclusivo. Questo "Mater Morbi" è il n°280 della serie regolare, e tenete conto che è IL PRIMO che acquisto in vita mia. Ho deciso di prenderlo sull'onda delle lodi che sto leggendo in rete, che ne parlano come "un capolavoro"; e ovviamente (sarebbe sciocco negarlo) anche perchè è scritto da Roberto Recchioni, che - ridendo e scherzando - conosco da più di una decade, da ben prima della Factory e - cresciuto sotto l'ala protettiva del buon Bartoli - dell'indiscutibile affermazione professionale (leggi: successo) di cui gode oggi.
Lo dico con estrema schiettezza, proprio perchè questo wonder boy che sembra sempre incantare tutti, a me doveva ancora stupirmi, e non ho mai nascosto che - secondo la mia opinione, assolutamente soggettiva - nella nostra bella Factory il VERO fuoriclasse era (ed è) un altro, uno che magari non batte il Rrobe nazionale nella sottile arte della comunicazione web, uno che per sua stessa natura si mantiene più low profile, ma che in termini di TALENTO nella scrittura (nella continuità, nella qualità costante delle sue produzioni) manda a casa ogni altra rockstar del fumetto nostrano, marchettari compresi.

Ad ogni modo, quando dico che Roberto "doveva ancora stupirmi", parlo fondamentalmente del suo stile e dei suoi spesso sopravvalutati temi. Questo per dire che, tecnicamente parlando, lo considero un grande professionista, molto acuto, molto preparato, molto paraculo (elemento imprescindibile se si vuol fare strada in questo settore) con efficaci strumenti affinati negli anni. Molto abile nei dialoghi, nonostante immancabili stereotipi di matrice statunitense, che arrivano puntuali come battute tratte dal loro cinema, dalla loro televisione.
Conoscendo Roberto di persona (peraltro molto più di quanto lui stesso possa credere) e conoscendo i suoi gusti letterari, televisivi, cinematografici e videoludici, e non dico tutte ma molte delle sue fisse maniacali, io nelle sue storie a fumetti ho sempre trovato una eccessiva impronta referenziale ai generi che ama, che lo rendono per l'appunto un cosiddetto "autore di genere".
Ma è un gioco che dura poco: una volta che - tramite la conoscenza diretta e/o il suo blog - impari a conoscere/riconoscere uno ad uno suddetti generi (che poi guarda caso sono sempre gli stessi) il meccanismo della citazione alla citazione ha vita breve. Di fatto, diventa un fumetto che si nutre di altro fumetto, di serial TV, di un certo noir, di certa fantasy o SF, di certa action, di immancabili vampiri zombies e femmes fatales, anche quando vengono ambientati nel far west o a Caporetto. Sorvolando sul fatto che a me piace un altro tipo di fumetto, l'ho sempre trovato un esercizio assolutamente sterile, soprattutto per chi quei generi può tranquillamente gustarseli già dalle loro fonti originali.
In pratica è puro intrattenimento fine a se stesso, qualcosa che in fondo lui stesso - quantomeno concettualmente - difende a spada tratta. Ma che a me, da lettore, non basta. Tante citazioni, tanta azione, poca sostanza. Mi è successo sia con "John Doe" (sin dai primi 6 numeri, che mi aveva regalato lui stesso) che con "Battaglia" (aldilà degli splendidi disegni di Leomacs), fino a "Ucciderò ancora Billy the Kid" (forse la sua prova peggiore) e il recente "David Murphy 911" (che se devo leggermi una specie di Jack Bauer più sfigato, allora tanto vale che mi vada a vedere direttamente "24", no?); gli unici "guizzi" di vera originalità mi è capitato di trovarli casomai in qualche storia breve su "Skorpio" o "Lanciostory", ma su questo rischierei di dilungarmi eccessivamente.

Quindi torniamo a "Mater Morbi", su.
Perchè stavolta, forse per la prima volta, Roberto MI HA STUPITO.
Ha preso un personaggio ben più che popolare, e - utilizzandolo come un mezzo (senza snaturarlo minimamente) - ha raccontato una storia che non è nemmeno un'avventura, ma comunque una storia con i controcoglioni!!! Nei dialoghi, nelle riflessioni, nelle atmosfere cupe, nel senso di angoscia che permea tutto l'albo dalla prima all'ultima pagina. Potrei anche parlare delle STRAORDINARIE tavole di Massimo Carnevale (che sta probabilmente delineando il Dylan Dog assoluto), ma non adesso.
Adesso è il momento di riconoscere il merito di Roberto, soprattutto per come ha gestito l'argomento e la sua narrazione, affrontando un tema come la malattia - che ahimè conosce sin troppo bene - senza cadere nella facile retorica. Chi lo conosce, sa che all'interno di quelle didascalie c'è lui, assolutamente lui. E' Roberto al 100%, con il suo dolore, il suo cinismo, la sua profondità. Nelle rifelssioni di Dylan, nelle parole di Vincent, nella spietata ragione di Mater Morbi. Ed è proprio questo che ho apprezzato maggiormente: il mettersi completamente a nudo, esponendo il suo pensiero, abbandonando almeno per una volta i generi. Mettersi in gioco come persona con il risultato di centrare una grande storia come autore. Probabilmente la migliore che abbia mai scritto fino ad oggi.
Il prezzo da pagare nel raccontare cose di questo tipo all'interno di un contenitore seriale/popolare è ben poca roba. Mater Morbi poteva non essere la solita gnocca mezza nuda, d'accordo, così che Dylan non ci finisse inevitabilmente a letto. Ma - ripeto - rispetto alla qualità dell'insieme, sono particolari di poco conto, roba che ad un certo punto nemmeno importa più che sia una storia di Dylan Dog. E' un gran bella storia a fumetti, introspettiva, toccante, che invita a più riflessioni, sia di natura pragmatica (sul nostro sistema sanitario, per esempio) che etica, scritta da un Roberto in grande forma (che, detta così , in effetti sembra quasi un paradosso).

Nel chiudere con i miei più sinceri e DISINTERESSATI complimenti (nel senso che non mi servono favori e/o presentazioni, non ho tavole o sceneggiature da mostrare, non cerco pubblicazioni con suoi amici editori, etc. etc.) a questo punto l'unico "problema" che resta, per modo di dire, è che da "Mater Morbi" in poi per lui saranno veramente cazzi...

5 commenti:

RRobe ha detto...

Che dire? Grazie.
Il post "Mater Morbi" non ti dovrebbe stupire perché lo sai come sono fatto: tornerò a fare le mie cazzate di genere che mi piacciono tanto.

S3Keno ha detto...

Che dire? Prego.
Diamo a Cesare ciò che è di Cesare, e in questo caso i complimenti te li meriti davvero.

Sul resto, per dovere di cronaca, se rileggi il mio intero post non ho MAI sostenuto che le tue siano "cazzate" (non mi permetterei mai), anche perchè qualsiasi giudizio e/o argomentazione ruota esclusivamente sui miei gusti personali, che - come quelli di chiunque altro - sono tutt'altro che oggettivi.

Unknown ha detto...

Chi era il fuoriclasse nella Factory?

PS: vi sento "freddi", non eravate amici?

RRobe ha detto...

Stefano si riferisce a Diego.

Anonimo ha detto...

hai proprio ragione stè, una storia davvero toccante, mi è rimasta dentro per giorni... eppure la prima che aveva scritto per dylan dog non mi era piaciuta per niente.

frà