sabato 3 dicembre 2011

The light of the sun.



Del primo singolo estratto dal nuovo album di Jill Scott ne avevo già parlato QUI. Fondamentalmente, considero lei ed Erykah Badu come le due maggiori esponenti contemporanee della grande tradizione soul; la prima in maniera più dolce e melodica, la seconda in termini più sperimentali. Due aspetti che concorrono in egual misura al mantenimento, e allo sviluppo, di questo genere sulle cui radici si basa anche la stessa cultura hip hop.

Quindi che i b.boys nudi e crudi (?) non mi vengano a raccontare balle: rispetto all'andazzo generale che sta prendendo la scena americana (Snoop che "canta" su basi dance di David Guetta, Kanye West che nei suoi voli ego-pindarici getta un talento naturale alle ortiche) diventa quasi paradossale che dentro un album come questo "The light of the sun" (meravigliosamente anni '70 in grafica a packaging, eppure modernissimo) dove non c'è rap*, si trovi più VERO HIP HOP - e vero amore per l'hip hop! - che nella maggior parte delle attuali produzioni che si propongono specificatamente nel segmento della doppia H.
Le basi di Dre, l'human beat box di Doug E. Fresh (straordinario!), su cui la Scott canta l'intera "All cried out Redux".
Poco altro da dire, se non che è uno dei migliori dischi acquistati/ascoltati da molto tempo a questa parte!

* beh, non è del tutto vero: ci sono Eve e Paul Wall che smollano le loro rime rispettivamente in "Shame" e "So gone"!!! ;)

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