Tratto dalla presentazione di «Kuore nella notte» di sabato 4 ottobre 2014 a Romics, moderato da Sergio Algozzino con ospite Militant A di Assalti Frontali. Che ha detto:
«Il fumetto parla di cose che toccano il mio mondo, il mondo del rap. E io sono venticinque anni che faccio rap. Dagli anni ’80, la vecchia scuola. Quindi me lo sono letto con piacere e devo dire che è un bel fumetto, che ha vari piani di lettura, che ha una trama in cui sì - è vero - c’è Roma, ma soprattutto c’è un mondo, il mondo dei ragazzi che vivono di graffiti. Che io conosco abbastanza bene, e che secondo me è un mondo SANO dentro le metropoli. In questi venticinque anni ho visto crescere tante generazioni di pischelli. Molti di loro si appassionano a varie cose, che sia la propria squadra del cuore o qualsiasi altra cosa, ma c’è anche chi passa la vita dentro ai centri commerciali. Poi ci sono quelli che vivono per fare un graffito sul muro e - secondo me - questi sono un modello sociale che magari ce ne fossero di più in giro! Cioè un modello sano e creativo dentro la città. Avendo conosciuto e incontrato moltissimi di questi ragazzi che vivono per dipingere o per mettere dischi e fare scratch, penso in alcuni casi vivano in un proprio mondo che a volte è addirittura FUORI dal mondo che è dentro la città. Infatti a me piace molto il momento in cui il vigilante entra dentro la Snia Viscosa, trova quelli che facevano i “cattivi” con i “buoni” e gli dice: “Voi non sapete nemmeno il veleno che io c’ho dentro”… ecco, io lì ci ho visto IL VERO, ci ho visto il fatto che chi fa i graffiti cerca in qualche modo di uscire fuori da quel veleno in cui invece è affondato il vigilante. Quella secondo me è una delle scene più rivelatorie di tutta la storia perché - appunto - ti racconta come chi cerca di dipingere, chi cerca di fare qualcosa attraverso l’hip hop, cerca comunque una via di uscita positiva e creativa al tritacarne che poi fondamentalmente è la metropoli.
Loro vivono questa cosa, vivono un amore “fantastico” che diventa uno sfogo anche per la crew rivale, che poi a loro volta si trova davanti al vero veleno, senza nemmeno aspettarselo! Ci ho trovato questa cosa che mi è piaciuta molto: ci ho trovato l’innocenza e la forza della creatività positiva della street art in un mondo che poi è molto più cattivo e malvagio, che ti stritola non appena può.
Malgrado questo, l’hip hop e i graffiti sopravvivono sempre e si riproducono nel corso degli anni. Io sono trent’anni che li vedo. Malgrado si cresca e si succedano le generazioni, i muri sono sempre ricoperti da nuovi pezzi e da nuove tag.
Secondo me “Kuore nella notte” è un bellissimo omaggio che Stefano fa, conoscendo molto bene questo mondo. Poi certamente c’è il rap di sottofondo, si sono tantissimi altri simboli dietro, forse addirittura troppi riferimenti e troppi input, che però sono comunque importanti, perché danno profondità al racconto. Mentre lo leggevo, inizialmente pensavo che raccontasse una storia senza questo tipo di contrasto, invece poi esce molto bene questo aspetto che conferisce al libro un valore formativo ed originale rispetto a tante altre storie basate su questa cultura, proprio per via di questa cattiveria - quella della città - che arriva d’improvviso contro l’innocenza di questi ragazzi».
Nient'altro da aggiungere.
Se non ringraziare Matteo "KingKazuma" Gaspari per avermi fornito il video dell'incontro.
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